Ancona-Osimo

Regata per la vita, il tumore al seno si combatte anche a colpi di remi

Il bando per le iscrizioni è già aperto. Con il ricavato saranno realizzati dei progetti rivolti ai pazienti oncologici. Caporossi: «lo sport è salute». Obiettivo arrivare a 50 equipaggi. La premiazione sarà a Marina Dorica, partenza da Senigallia

ANCONA – «La “Regata per la vita” è la dimostrazione del concetto che la salute non è solo assenza di malattia, ma uno stato di benessere fisico e di pensiero positivo». A dirlo è il direttore generale degli Ospedali Riuniti di Ancona, Michele Caporossi durante la presentazione della seconda edizione della “Regata per la vita”, tenutasi il 13 giugno agli Ospedali Riuniti di Ancona.

Dopo il successo dello scorso anno la manifestazione fà il bis il 21 luglio prossimo, riproponendo la stessa formula, ma rendendo l’equipaggio delle donne operate di tumore al seno ancora più protagoniste. Le Dragonesse, a bordo della caratteristica imbarcazione cinese a forma di drago, la Dragon Boat, testimonieranno come è possibile combattere la malattia a colpi di pagaia. Obiettivo sensibilizzare il pubblico alla lotta contro il tumore e raccogliere fondi per finanziare iniziative a riguardo.

Un progetto nato per gioco, evidenzia Caporossi «lo scorso anno durante una riunione fatta con tutti i nostri interlocutori e poi diventato una formidabile opportunità per diffondere un messaggio di positività rappresentato dal vivere e affrontare la malattia senza farsi sopraffare dalla stessa ma conducendo una vita che lascia spazio anche a nuove sfide e perché no al divertimento».

«La sedentarietà è il primo nemico da battere», osserva Caporossi, che puntualizza inoltre come grazie «alla positività vediamo tangibili miglioramenti nei pazienti».  Si rafforza il legame tra salute e attività fisica: «lo sport è salute – spiega il direttore generale-  e questo è centrale anche nell’attività clinica». «Il futuro, però, – conclude – dovrà vederci uscire dalla contrapposizione tra pratiche di carattere sanitario e coterapie».

Intanto è già aperto il bando per le adesioni e con il ricavato della “Regata per la voita” spiega il primario della Clinica Oncologica, professoressa Rossana Berardi. «Formula vincente non si cambia», spiega il primario precisando però che ci saranno anche alcune sorprese che però non svela. «In Italia ci sono 52mila nuovi casi di tumore al seno nelle donne – spiega la Berardi -. Oggi 777mila donne vivono con una diagnosi cancro. Un quadro nel quale lo sport può influire del 38% sul rischio di recidiva».

La Berardi sottolinea che l’intenzione è quella d realizzare subito un nuovo progetto con il ricavato della regata, un progetto che verrà condiviso con le associazioni della Marcangola. Con il ricavato della prima edizione della regata è stato realizzato il corso di perfezionamento universitario in operatore in oncologia, un corso tutt’ora in svolgimento e che ha riscosso una grande adesione.

Da sinistra Sauro Longhi, Michele Caporossi, Rossana Berardi, Alberto Rossi

«Quest’anno siamo decisamente partiti in anticipo – conclude il primario della Clinica Oncologica – perché vogliamo in qualche modo raggiungere il maggior numero possibile di persone e sollecitare le iscrizioni di un numero crescente di equipaggi. L’obiettivo che ci poniamo è quello di raggiungere le 50 imbarcazioni».

Marisa Carnevali, presidente della Fondazione Ospedali Riuniti di Ancona Onlus ha spiegato come le Dragonesse «siano l’evoluzione logica di tutte quelle donne che fanno un percorso oncologico e che frequentano le stanze rosa dell’ospedale e che con grinta affrontano la vita di ogni giorno non tirandosi indietro dinanzi alle sfide, anche a quelle più difficili».

La Regata per la vita è anche l’occasione per comunicare i tanti traguardi raggiunti in campo oncologico. Come il progetto «il campanello» che come spiega il rettore Sauro Longhi è rappresentato da «una rete di competenze messe a disposizione di tutti cittadini e dove è possibile trovare molte risposte alle proprie domande. La Regata – ha aggiunto Longhi – è un fatto culturale più che sportivo perché mette al centro l’attenzione per la vita».

L’asso della vela marchigiana in Italia e nel mondo Alberto Rossi, ha raccontato come dal «contributo iniziale di tipo organizzativo dello scorso anno c’è stato ora un coinvolgimento contagioso. Ho infatti chiamato il mio comandante per dirgli di preparare la barca “Enfant terrible” attualmente smontata ma che a luglio prenderà parte alla regata».

Per Paolo Smerchinitch, vicepresidente FIV Marche e consigliere del Club Nautico di Senigallia, dopo il traguardo delle 29 imbarcazioni raggiunto lo scorso anno, ora bisogna puntare a 50, mentre Leonardo Zuccaro, Direttore di Marina Dorica, ha evidenziato che «c’’è un’assonanza tra il mondo della solidarietà e il mare ed è per questo che Marina Dorica si è proposta per questo evento straordinario».

Il presidente della Lega Navale di Falconara Marittima Stefano Cherri ha tenuto a sottolineare l’importanza di avvicinare le donne con patologie oncologiche allo sport della vela. «Seguirle durante gli allenamenti è un vero piacere», ha detto. Il percorso oncologico è in qualche modo simile al percorso sportivo richiesto dalla vela, fatto di amicizia, di stretta collaborazione per riuscire a coordinare i movimenti in un obiettivo unico all’interno di uno spazio ristretto.

La partenza da Senigallia per arrivare a Marina Dorica.

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