Ancona-Osimo

Rapporto sull’industria marchigiana di Confindustria e Intesa Sanpaolo: produzione manifatturiera + 2,1% nel 2022 – VIDEO

Presentata ieri ad Ancona la 30esima edizione del report. Le spese per investimenti delle imprese hanno registrato un incremento dell'11,1% rispetto al +5,3% del 2021

ANCONA – «L’industria manifatturiera marchigiana in generale ha risposto molto bene» al complesso scenario internazionale segnato dal conflitto in Ucraina e dall’inflazione e «può essere considerata effettivamente il motore dell’economia marchigiana». Lo ha detto il presidente Confindustria Marche Roberto Cardinali, in occasione della presentazione della 30esima edizione del Rapporto sull’industria marchigiana, presentato ieri ad Ancona, promosso
da Confindustria Marche e Intesa Sanpaolo, con la partecipazione di Sace e il sostegno di Deloitte.

Il presidente Confindustria Marche, Roberto Cardinali

A confrontarsi sui temi economici, delineando scenari e prospettive future, davanti ad una sala gremita, Alessandra Florio, direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche Intesa Sanpaolo, e Marco Mercurio, regional director Centro Nord Sace, mentre a presentare i dati del rapporto 2022, il professor Marco Cucculelli dell’Università Politecnica delle Marche, con un focus su ‘Mercati di esportazione: opportunità e sfide per le imprese’.

L’iniziativa si è conclusa con una tavola rotonda alla quale hanno preso parte Gregorio De Felice, chief economist Intesa Sanpaolo, Dario Fabbri, analista geopolitico e direttore di Domino, Ernesto Lanzillo, socio Deloitte e Deloitte Private Leader Italia, Claudio Celli, responsabile Coordinamento Specialisti Sviluppo Estero Emilia-Romagna e Marche Intesa Sanpaolo, Alessandro Terzulli, chief economist Sace. L’evento è stato moderato da Simone Spetia, Radio 24.

Presenti, il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, l’assessore della Regione Marche con delega alla Infrastrutture Francesco Baldelli, il senatore e commissario straordinario alla Ricostruzione post sisma Guido Castelli, e i consiglieri regionali Carlo Ciccioli, Manuela Bora, Antonio Mastrovincenzo, Romano Carancini.

I dati del report

Nel 2022 l’attività produttiva dell’industria manifatturiera ha registrato una crescita del 2,1% nelle Marche, una performance migliore di quella nazionale (0.0%). Le spese per investimenti delle imprese hanno registrato un incremento dell’11,1% rispetto al +5,3% del 2021, ma il clima di incertezza legato al perdurare del conflitto in Ucraina che influenza gli scambi, orienta nel 2023 verso una leggera flessione (-0,5%).

Per la produzione, le variazioni sono state superiori alla media Italia per Calzature (+6,2%), Tessile Abbigliamento (+5,8%); più lieve la crescita per Legno e Mobile (+1,8%). In flessione l’Alimentare (-0,5%). Le vendite sono aumentate del 3,3%. Sul mercato interno +2,1 di vendite (Calzature +8,5%, Gomma e Plastica +6%, Tessile-Abbigliamento +5,7%); in calo Alimentare (-1,5%) e Meccanica (-4,3%).

La sala gremita in Confindustria Marche ad Ancona

L’export manifatturiero registra un +4,8%: Calzature (+18,4%), Tessile-Abbigliamento (+14,8%); Alimentare (+5,9%), Meccanica (+2,8%); Gomma e Plastica (-2%). Secondo l’Istat sul totale di esportazioni, anche al di fuori della Manifattura, le Marche sono cresciute di più delle altre regioni (+82%), ma il dato senza le maggiori vendite di prodotti farmaceutici (+481%), è risultato in linea con la media nazionale e pari al +19,8%. Il peso dell’export marchigiano sul totale nazionale è salito dal 2,4% al 3,7%. La crescita ha riguardato le vendite verso i Paesi Ue (+68,6%) ed Extra Ue (+101%). Prima nazione di destinazione è il Belgio (16,7% del totale) con un’impennata del 345,5% rispetto al 2021; seguono Stati Uniti (+155,5%) e Germania (+46,2%) rispettivamente 11,3% e 10,9% del totale dell’export regionale. A livello provinciale si registra l’aumento delle esportazioni in tutte le province: Ancona (+27,2%), Macerata (+21,7%), Fermo (+33,1%), Pesaro Urbino (+15,4%). Ad Ascoli Piceno il valore dell’export è quadruplicato (+324,9%) anche perché influenzato dall’andamento dei prodotti farmaceutici (+503%).

Fondamentale il ruolo dell’export, cresciuto del +4,8% con una performance brillante soprattutto nelcomparto della moda (Calzature +18,4%, Tessile-Abbigliamento +14,8%); poi Alimentare (+5,9%) e Meccanica (+2,8%). In sostanza stazionarie le vendite all’estero dei Minerali non Metalliferi (+0,5%) e del Legno e Mobile (+0,3%); in flessione quelle della Gomma e Plastica (-2%). Nel complesso delle esportazioni, e quindi anche al di fuori della Manifattura, secondo i dati Istat, le Marche hanno registrato la crescita più marcata tra le regioni italiane (+82%) dovuta soprattutto alle maggiori vendite di prodotti farmaceutici (+481%). Al netto della variazione di quest’ultimo comparto, la crescita dell’export delle Marche è in linea con la media Italia e pari al +19,8%. Il peso dell’export marchigiano sul totale nazionale è salito dal 2,4% al 3,7%; la crescita ha riguardato le vendite verso i Paesi Ue (+68,6%) ed Extra Ue (+101%). Prima nazione di destinazione è il Belgio (16,7% del totale) con un’impennata del 345,5% rispetto al 2021; seguono Stati Uniti (+155,5%) e Germania (+46,2%) rispettivamente 11,3% e 10,9% del totale dell’export regionale. A livello provinciale si registra l’aumento delle esportazioni in tutte le province: Ancona (+27,2%), Macerata (+21,7%), Fermo (+33,1%), Pesaro Urbino (+15,4%). Ad Ascoli Piceno il valore dell’export è quadruplicato (+324,9%) anche perché influenzato dall’andamento dei prodotti farmaceutici (+503%).

«La portata epocale degli eventi che stiamo vivendo e le relative ripercussioni (crisi energetica, inflazione) collocano il sistema produttivo nazionale, internazionale e regionale in una fase di ricerca di nuovi equilibri – ha detto Roberto Cardinali – In questo contesto estremamente sfidante e incerto uno dei fattori che ha sostenuto la competitività dell’industria italiana e marchigiana e che ne spiega la grande resilienza nell’annus horribilis sul fronte dei costi è stata la straordinaria performance dell’export. Nonostante la fragilità dello scenario internazionale e le numerose criticità che le imprese si sono trovate ad affrontare nel 2022, l’industria manifatturiera delle Marche è riuscita a crescere».

Potenziare la capacità delle imprese di competere sui mercati e cogliere le sfide della trasformazione digitale e green, il compito di Confindustria Marche, con le istituzioni regionali e il sistema bancario. «Il 2022 è stato un anno complesso che ha confermato una volta ancora la dinamicità e la capacità di reazione del tessuto produttivo marchigiano – ha sottolineato Alessandra Florio -. Come prima banca italiana e della regione è nostra priorità essere al fianco del tessuto economico e produttivo, alle imprese mettiamo a disposizione strumenti per affrontare le situazioni contingenti e le affianchiamo fornendo sostegno finanziario e consulenza agli investimenti strategici, in particolare in innovazione, digitalizzazione e sviluppo sostenibile. La nostra Direzione Regionale ha erogato nuovo credito a medio-lungo termine alle imprese delle Marche per oltre 700 milioni di euro nel 2022 e circa 160 milioni nei primi tre mesi di quest’anno. Ad oggi abbiamo sostenuto con circa 170 milioni di euro gli investimenti delle imprese marchigiane finalizzati al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità socio-ambientale e in circular economy e, anche grazie alla piattaforma Incent Now, accompagniamo le imprese locali a conoscere e aggiudicarsi i bandi del Pnrr».

Un momento della tavola rotonda

Il professor Marco Cucculelli, ha sottolineato che «nonostante le tensioni sul piano geopolitico i consuntivi relativi all’attività internazionale delle imprese sono apparsi buoni, come anche le prospettive a medio termine. Sia l’Italia, sia le Marche sono cresciute nel 2022, anche in ragione della prevalenza di specifici settori di specializzazione. In prospettiva, si sottolineano due elementi di rilevo. Innanzi tutto, seppure ridimensionate rispetto alle previsioni del 2017, le prospettive a medio termine rimangono buone in tutti i principali mercati di destinazione dell’export. In secondo luogo, resta evidente il ruolo della segmentazione settoriale: in generale, resta sostenuto il ruolo prospettivo del Made in Italy, specie della meccanica strumentale, mentre estremamente vivaci appaiono le prospettive della Health Industry, che conta su importanti centri di ricerca e manifatturieri, anche locali, nei settori della farmaceutica, cosmetica e chimica».

«In Italia la crescita economica mostra segnali di tenuta importanti – ha detto Gregorio De Felice -, evidenti nel confronto con altri partner commerciali come la Germania: per l’anno in corso la nostra previsione di incremento del PIL italiano è pari all’1% rispetto al modesto 0,2% dell’economia tedesca. La ripresa del ciclo internazionale consentirà all’economia italiana di avere una crescita intorno all’1,5% nel 2024, sempre che il processo di realizzazione del PNRR possa realizzarsi, recuperando i ritardi accumulati. In base agli ultimi sviluppi, la bolletta energetica per la famiglia tipo italiana dovrebbe costare meno nel 2023 rispetto al 2022, passando da circa 5000 a 4300 euro. Questo dato, insieme alla dinamica del mercato del lavoro che vede una occupazione in crescita, contribuirà a contenere il rallentamento dei consumi delle famiglie».

Un momento della presentazione del rapporto

Per il governatore Francesco Acquaroli i dati del rapporto confermano la capacità del sistema produttivo regionale di adattarsi al difficile contesto globale e sviluppare performance di rilevanza nazionale. «L’apertura internazionale – ha aggiunto – si conferma decisiva per la competitività dell’economia marchigiana e la Regione la sostiene con la tutela del reddito e dell’occupazione nelle Marche. Importante anche il dato sul rilancio degli investimenti, segnale di fiducia nel futuro. La nostra azione di politica industriale fa perno su tutti i canali finanziari disponibili – europei, nazionali e regionali – ed è rivolta a creare un contesto regionale favorevole allo sviluppo delle imprese, potenziando in modo integrato i fattori di competitività: infrastrutture, internazionalizzazione, innovazione, credito, formazione ed altri ancora. Tale visione viene realizzata in un rapporto di stretta concertazione e condivisione progettuale con tutti gli stakeholders della comunità regionale perché è il gioco di squadra il vero fattore capace di fare la differenza per il rilancio della competitività delle Marche».

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