Ancona-Osimo

Protesta agricoltori, Zanoli (Univpm): «Serve una politica di sostegno del consumo agroalimentare»

Il docente di Economia ed Estimo Rurale presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell'Università Politecnica delle Marche, interviene sulle proteste che stanno interessando il mondo dell'agricoltura

ANCONA – Per risolvere i problemi degli agricoltori «serve una politica di gestione della filiera agroalimentare» e un rilancio degli accordi interprofessionali tra i vari attori della filiera che proteggano i redditi degli agricoltori, al momento l’anello debole della catena. A dirlo è il professor Raffaele Zanoli, docente di Economia ed Estimo Rurale presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Politecnica delle Marche, intervenendo sulle proteste dei trattori che stanno interessando mezza Europa, inclusa l’Italia.

Il professor Zanoli

Il professore dell’Univpm ricorda il boom dei consumi privati nel settore agroalimentare avvenuto durante l’emergenza della pandemia di Covid-19, un boom successivamente rientrato perché con la ripresa della normalità «la domanda ha subito un calo».

Alla diminuzione della domanda di prodotti agroalimentari si è aggiunto l’aumento dei costi di trasporto e altri costi collegati alla crisi ucraina che ha portato a un «aumento dei prezzi al consumo di almeno un 20%» senza però che i prezzi pagati agli agricoltori subissero un aumento significativo. «Più penalizzati da questa congiuntura sono gli agricoltori e i consumatori, gli anelli deboli della catena alimentare».

Secondo Zanoli «il problema centrale delle proteste è l’erosione progressiva del reddito degli agricoltori. quelli marchigiani hanno un reddito medio tra i più bassi in Italia. Gli agricoltori – aggiunge – come i consumatori subiscono gli aumenti dei costi dei mezzi di produzione senza poter influenzare il prezzo dei prodotti, decisi dal mercato».

«Oggi la questione centrale – prosegue – non è pesticidi si o pesticidi no in agricoltura, né tantomeno quella degli insetti nel piatto, il problema è quanti agricoltori ancora avranno il coraggio di portare avanti questa attività. Bisogna considerare che questa categoria è strozzata dagli aumenti, tra i costi per i fertilizzanti, per i mezzi tecnici» e i danni causati dal cambiamento climatico. Inoltre, «i nostri agricoltori oltre che tra i più poveri, sono in gran parte ultrasessantenni, per cui da qui a pochi anni rischiamo di trovarci con tanti terreni abbandonati, viste le difficoltà nel ricambio generazionale. Molti potrebbero decidere che è più conveniente chiudere l’attività affittare i terreni per metterci pannelli fotovoltaici».

Nell’ambito degli accordi di filiera «le organizzazioni professionali spesso sono state latitanti e gli agricoltori avrebbero da lamentarsi con tanti soggetti da cui sono stati per anni abbandonati». «Comprendo in parte le ragioni della protesta – prosegue – perché la riforma della Pac ha esacerbato l’epocale riduzione dei redditi agricoli. ma non credo che la protesta sortirà i suoi effetti in tal senso, anche perché questa categoria non ha peso politico. chi ha vinto a Buxelles non sono gli agricoltori ma la lobby dell’industria chimica, le big pharma».

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