Ancona-Osimo

Protesta agricoltori, a Bruxelles anche la delegazione di Coldiretti Marche. Gardoni: «Aggiornare il Piano Agricolo Comunitario»

Gli agricoltori fanno fronte comune contro le politiche agricole comunitarie. Chiedono all'Unione Europea l'eliminazione della quota di terreno da lasciare a riposo (4%) e risorse per la transizione

Delegazioni di giovani agricoltori da Italia, Belgio e Ceja

ANCONA – Una rappresentanza di Coldiretti Marche partecipa alla protesta degli agricoltori davanti alla sede del Parlamento Europeo a Bruxelles nel giorno del vertice in cui vengono affrontati temi importanti per il mondo agricolo. Gli agricoltori italiani, francesi, tedeschi, portoghesi e ungheresi fanno fronte comune per chiedere all’Unione Europea una risposta immediata sul tema del 4%, la quota di terreno agricolo da lasciare a riposo come previsto dalla Pac, la Politica agricola comune, nata sette anni fa quando la realtà del mondo agricolo non era ancora stata scossa dagli effetti prodotti dalla pandemia di Covid-19 e dalla guerra in Ucraina, spiega Maria Letizia Gardoni, presidente Coldiretti Marche.

I trattori degli agricoltori Coldiretti a Bruxelles

«Coldiretti – ricorda Gardoni – aveva già chiesto un intervento sulla PAC per riprendere a coltivare anche su quel 4% di terreno da lasciare a riposo, era stata concessa una deroga, che poi è scaduta. Ora riproponiamo la nostra richiesta di eliminare definitivamente questa quota, sia dal PAC attuale che dal prossimo che è già in fase di scrittura».

A muovere gli agricoltori alla protesta a bordo dei loro trattori fino a Bruxelles, è anche il tema della spesa comunitaria ridotta per il settore dal 70 al 30%. «Gli agricoltori – prosegue la presidente di Coldiretti Marche – hanno la piena consapevolezza e responsabilità della necessità di sostenere la catena di approvvigionamento alimentare e di farlo in maniera sostenibile ma chiedono di avere mezzi tecnici alternativi e a costi accessibili: non possono farsi carico da soli della transizione».

La pandemia, i conflitti, l’inflazione, hanno causato un aumento dei costi, mentre la remunerazione per gli agricoltori, osserva Gardoni, non è aumentata. «L’Europa deve darci risposte – spiega – anche sul tema degli accordi di libero scambio» per i quali Coldiretti chiede che valga il «principio di reciprocità» ovvero gli accordi commerciali di importazione possono essere stretti solo a patto che i Paesi rispettino le stesse regole: Gardoni fa l’esempio dell’accordo Ceta del 2017 che rischiava di far arrivare nel nostro Paese il grano fatto essiccare con il glifosato, sostanza vietata in Italia.

«Sapevamo che ci sarebbe stato un raddoppio dell’import e Coldiretti fu l’unica ad opporsi e manifestare» ricorda. Ora un altro di questi accordi, il Mercosur, è sul tavolo di lavoro del Parlamento europeo e per Coldiretti «eravamo contrari allora e lo siamo anche oggi: non ci sono le condizioni per appoggiare un accordo di libero scambio di questo tipo».

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