Ancona-Osimo

Pesca sportiva, ad Ancona scienziati da tutto il mondo per studiare l’impatto sui mari. Il prof Luna: «Modello anche per il mosciolo»

Alla Mole Vanvitelliana fino al 23 giugno il gruppo di lavoro internazionale sulla raccolta dei dati scientifici della pesca ricreativa in mare

La pesca del mosciolo (immagine di repertorio)

ANCONA – Scienziati da Norvegia, Sud Africa, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Australia, ad Ancona con il gruppo di lavoro internazionale sulla raccolta dei dati scientifici della pesca ricreativa in mare (Wgrfs) per il meeting annuale, promosso dall’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine (Cnr-Irbim), in collaborazione con il Consiglio Internazionale per l’Esplorazione del Mare (Ices).

L’importante appuntamento ha preso avvio il 19 giugno alla Mole Vanvitelliana dove proseguirà fino al 23 giugno. Un confronto importante che porta nelle Marche studiosi provenienti da numerosi Paesi europei ed extraeuropei, per parlare di gestione e governance della pesca ricreativa, di valutazione dell’impatto della pesca ricreativa sulla fauna marina, di sopravvivenza dei pesci soggetti a cattura e rilascio, dei metodi di campionamento e degli aspetti socioeconomici della pesca ricreativa.

Per pesca sportiva-ricreativa si intende l’attività di pesca non finalizzata alla vendita, ma praticata per fini agonistici o per hobby. Il gruppo di lavoro internazionale sulla raccolta dei dati scientifici riguardanti la pesca ricreativa in mare coinvolge scienziati provenienti da tutto il mondo, con l’obiettivo di fornire dati e stime sulla pesca ricreativa in mare che, anche se ha una grande valenza sociale ed economica, rappresenta comunque un’attività che sfrutta le risorse ittiche marine, con un potenziale impatto sugli stock. 

Ad Ancona i membri del gruppo di lavoro discutono e sviluppano metodi scientifici per raccogliere dati biologici, sulle catture, sullo sforzo di pesca e dati socio-economici raccolti dai vari Paesi con il fine di condividerli a livello internazionale. Il direttore Gian Marco Luna dell’Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine (Cnr-Irbim) evidenzia la presenza di un gap conoscitivo che il gruppo di lavoro internazionale intende colmare: «Nella pianificazione delle politiche della pesca – spiega – ci si basa principalmente su quanto prelevato a fini commerciali, ma non sulla risorsa ittica catturata a fini ricreativi. Vorremmo aggiungere questo ulteriore tassello per ottenere un quadro più completo».

Luna spiega di voler proporre la raccolta di dati scientifici sulla pesca ricreativa anche al mosciolo, il mitile tanto amato dagli anconetani. Una tradizione fortemente radicata sul territorio, quella della pesca del mosciolo, che si tramanda spesso dai genitori ai figli. «Vorremmo utilizzare lo stesso approccio scientifico anche per il mosciolo – dice -, ad oggi non sappiamo, infatti, quanto la pesca ricreativa del mosciolo incida sulla disponibilità della risorsa, per questa ragione vorremmo mettere insieme il dato della pesca commerciale con quello della pesca ricreativa. Se necessario, prendere anche decisioni drastiche per il bene del nostro mosciolo, ma basate su solide basi scientifiche».

L’obiettivo è quello di evitare lo stop improvviso della pesca di questo mitile, una risorsa attrattiva anche dal punto di vista turistico, molto ricercato sulle tavole dei ristoranti anconetani. L’estate scorsa la pesca del mosciolo selvatico di Portonovo venne temporaneamente fermata alla vendita a ristoranti ed ingrosso per salvaguardare il Presidio Slow Food all’insegna della sostenibilità e consentirne il ripopolamento. 

Il mollusco è minacciato non solo dalla pesca, ma anche «dal cambiamento climatico, con l’aumento della temperatura del mare, dalla diminuzione dei nutrienti, da numerosi fattori che incidono oltre ai prelievi. Con questo – puntualizza – non vogliamo dire che non si debba pescare il mosciolo, ma gestirne l’impatto attraverso un approccio scientifico».

«Per gestire una risorsa marina – dice Luca Bolognini, responsabile della sede Cnr-Irbim di Ancona. – abbiamo infatti bisogno di un approccio scientifico solido, al fine di adottare una gestione quanto più razionale e basata su evidenze scientifiche robuste, evitando una gestione miope della risorsa. A questo va aggiunto che alla gestione devono partecipare tutti gli attori, la risorsa è un bene comune, ed ognuno deve dare il suo contributo per un obiettivo comune».

Fabio Grati, primo ricercatore Cnr-Irbim Ancona ed organizzatore del meeting in corso alla Mole, conclude ricordando l’importanza di stimare l’impatto delle attività ricreative sulle risorse biologiche. «È ormai chiaro che tali risorse sono soggette a una pluralità di fattori di stress che impattano significativamente sul loro stato di salute, e che solo conoscendo i loro effetti potremmo affrontare una corretta gestione, nell’ottica di garantire una sostenibilità della risorsa nel medio e lungo termine».

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