Ancona-Osimo

“Chi ha paura di Virginia Woolf?” allo Sperimentale

Il regista Arturo Cirillo chiude la stagione teatrale 2016-17 di Ancona con lo spettacolo che andrà in scena dal 5 al 9 aprile

Scena dello spettacolo "Chi ha paura di Virginia Woolf?"

ANCONA – Un “gioco della verità’”, una spietata riflessione sul cinismo e sull’amore. Arturo Cirillo chiude la stagione teatrale 2016-17 di Ancona con “Chi ha paura di Virginia Woolf?” che andrà in scena al teatro Sperimentale dal 5 al 9 aprile, alle ore 20.45, ad eccezione della domenica (ore 16.30). Lo spettacolo è di Edward Albee (traduzione di Vittorio Capriolo) con Arturo Cirillo, Milva Marigliano e con Valentina Picello, Edoardo Ribatto. Regia Arturo Cirillo.

“Chi ha paura di Virginia Woolf?” di Edward Albee ha debuttato a Broadway nel 1962. Dello stesso autore sono “A Delicate Balance” (1966), “Seascape”(1975) e “Three Tall Women” (1991), che gli valsero tre premi Pulitzer. Del 1966 è la versione cinematografica di “Chi ha paura di Virginia Woolf?” che rese celebre E.Albee in tutto il mondo: il film, diretto da Mike Nichols, ha come interpreti Elizabeth Taylor e Richard Burton nei ruoli di Martha e George, George Segal e Sandy Dennis nelle parti di Nick e Honey. Il titolo della pièce “Chi ha paura di Virginia Woolf?” gioca con le parole della canzoncina “Chi ha paura del lupo cattivo?” (Who’s Afraid of the Big Bad Wolf?) ed è il motivetto che Martha e George canticchiano ogni tanto, dall’inizio alla fine dello spettacolo.

Martha e George sono una coppia di mezza età che ha invitato a casa Honey e Nick, due giovani sposi che hanno appena conosciuto. In un vorticoso crescendo di dialoghi serrati, con la complicità della notte e dell’alcool, il quartetto si addentra in una sorta di “gioco della verità” che svela le reciproche fragilità individuali e di coppia. Il risultato della serata è un gioco al massacro, una sfida collettiva alla distruzione di sè e degli altri, che rende ogni personaggio, allo stesso tempo, vittima e carnefice.

Dalle note di regia di Arturo Cirillo: «Il testo di Albee è una spietata riflessione sulla nostra cultura, sul nostro egocentrismo, sul nostro cinismo, e sull’amore. Come in un gioco al massacro, come in un interrogatorio o in una tortura, siamo in un stanza, un salotto, in una notte di sabato, dove pian piano si dà inizio ad un sacrificio, un esorcismo. Giocando e recitando ci si trova davanti alla propria distruzione, allo stato di noia che nasce dopo la perversione, a quel non sapere più cosa fare dopo aver fatto fuori tutto. Nel distruggere l’altro si distrugge se stessi, e poi ci si trova soli con l’altro, due solitudini a confronto, senza più difese, senza più riti che ci proteggono, senza più teorie analitiche che ci consolano; soli e spaventati da tutto quello che la nostra mente non ci voleva far vedere».