Ancona-Osimo

Pagamenti elettronici, Buffagni: «Anche le banche devono fare la loro parte»

La proposta del Governo Conte punta a ridurre l'evasione fiscale incentivando i pagamenti tramite moneta elettronica. Una iniziativa che però divide

ANCONA – Incentivare i pagamenti elettronici per combattere l’evasione fiscale. Una proposta, quella del presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, che divide. «Non è vero che penalizziamo gli Italiani nell’utilizzo del contante» ha dichiarato Conte rispondendo alle domande dei giornalisti prima di prendere parte ai lavori del Consiglio europeo. In pratica si abbassa il limite da 3mila a 2mila euro sul pagamento delle singole transazioni commerciali. «Chi vuole continuare a utilizzare il contante lo può fare fino a 2mila euro – ha dichiarato – però incentiviamo i pagamenti digitali». «Chi si conformerà a questo – ha concluso – come avviene in altri paesi,  avrà dei vantaggi».

Sulla questione si è espresso giovedì scorso (17 ottobre) ad Ancona anche il viceministro allo Sviluppo Economico Stefano Buffagni: «La spinta verso il pagamento elettronico è importante, ma anche le banche devono fare la loro parte, non si possono continuare ad avere costi di servizio e di esercizio così alti, perché dobbiamo incentivare il pagamento elettronico. Non bisogna fare misure che fanno deterrenza, ma bisogna garantire incentivi: un modello di approccio molto diverso».

«Un regalo alle banche mascherato come lotta all’evasione», va in affondo il legale di Unione Nazionale Consumatori Corrado Canafoglia: «Cento euro che passano in contante tra privati non cambiano di valore, ma restano sempre 100 euro anche dopo 100 transazioni». Discorso diverso per le transazioni economiche che secondo il legale di Unione Nazionale Consumatori «a causa delle commissioni già dopo 25 transazioni non ha più lo stesso valore perché restano dispersi tra le banche».

«La lotta all’evasione è giustissima, ma se vogliono veramente andare a scoprire la vera evasione dovrebbero prima controllare le grandi imprese che trasferiscono le loro sedi fuori dall’Italia. Basta andare dalla parrucchiera, dall’artigiano o dalle piccole aziende – prosegue – non bisogna dimenticare che le somme di denaro evaso che restano in Italia circolano comunque all’interno dell’economia, mentre quelle delle grandi imprese con sedi all’estero restano fuori dal Paese».

Canafoglia punta il dito anche contro il tracciamento del denaro: «Sarebbe importante affiancare un divieto per le banche e le assicurazioni di passare i dati dei correntisti alle società di advertising, le quali le utilizzano per campagne pubblicitarie mirate».

Per combattere davvero l’evasione secondo il legale di Unione Nazionale Consumatori, occorre «intercettare il denaro della criminalità organizzata che si nasconde nei fondi e nelle grandi catene commerciali, dove la criminalità organizzata investe. La vera evasione e i grandi numeri stanno lì».

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