Ancona-Osimo

Ancona: l’Ordine degli ingegneri della provincia riconosce il timbro al femminile. A Bologna la prima “ingegnera” d’Italia

Svolta di genere per l' Ordine degli ingegneri. Approvato dal Consiglio Nazionale il timbro "ingegnera". Tutte le professioniste d'Italia potranno richiederlo

Presidente Ordine degli ingegneri Capannelli e consigliere Dora de Mutis e Claudia Marconi

ANCONA – Un’attesa lunga tre anni per vedere impressa la lettera A sul proprio sigillo professionale. Non è una favola ma la storia di Sofia Fantini, ingegnera professionista, classe 1993, iscritta all’Ordine di Bologna. Già dal 2020 Sofia aveva richiesto il sigillo con la qualifica professionale declinata al femminile ma il cambio di lettera non le era stato concesso. Non contenta l’ingegnera si era rivolta all’associazione “RebelArchitette”, un ente che dal 2017 si occupa di sensibilizzazione in merito alla parità di genere nella professione. Dopo tre anni è arrivata la tanto attesa approvazione da parte del Consiglio Nazionale degli ingegneri, che rende il timbro valido non solo in Emilia Romagna, bensì in tutta Italia.

D’altra parte sia l’Accademia della Crusca che la Treccani avevano già da tempo coniugato al femminile i titoli professionali, quali ingegnera, architetta, notaia. Mancava un riconoscimento giuridico ufficiale, che finalmente è arrivato.

Ne è particolarmente lieto il Presidente dell’Ordine della Provincia di Ancona Stefano Capannelli: «Sono orgoglioso che nell’ingegneria italiana aumenti di anno in anno il contributo di valide colleghe. Ancora non abbiamo ricevuto richieste per il cambio di timbro, ma ci stiamo già attrezzando per garantirlo alle iscritte. Questa svolta di genere aiuta ad accendere i riflettori su una parità di trattamento purtroppo non ancora sufficientemente raggiunta rispetto ai colleghi uomini, nonostante le donne siano ormai ben inserite in settori tradizionalmente a maggioranza maschile».  Un tema, quello della disparità, su cui è intervenuta anche una delle rappresentanti del Consiglio direttivo dell’ordine della provincia di Ancona, Dora de Mutis: «Agli inizi della mia carriera lavoravo in uno studio e non sono stata pagata per tre anni. Avevo mia figlia piccola e non riuscivo a pagarle l’asilo nido. Così ho aperto la partita iva e poi ho lavorato come libera professionista per vent’anni. È stato un salto nel vuoto obbligato. Solo da qualche tempo sono entrata all’interno della pubblica amministrazione e ormai ricopro un ruolo dirigenziale, ma la strada è stata dura».  La consigliera si sofferma anche su un’altra questione importante: la maternità. «Anni fa era abbastanza usuale che giovani ingegnere venissero scartate in fase di colloquio dai datori di lavoro perché c’era l’enigma che potessero rimanere incinta. Gli uomini in questo senso rappresentavano una sicurezza in più per le aziende. Senza contare poi che gli ingegneri avevano una retribuzione molto più vantaggiosa pur svolgendo le stesse mansioni».

 Oggi la situazione sembra essere migliorata rispetto al passato, ma c’è ancora molto lavoro da fare. Un dato confortante è quello relativo alla componente femminile all’interno del Consiglio direttivo dell’Ordine della provincia di Ancona. Sono sei infatti le ingegnere a ricoprire ruoli dirigenziali a fronte di un organico di quindici componenti, il 40%. Una percentuale molto più alta rispetto alla media nazionale. Lo conferma il Presidente che racconta: «In Consiglio non abbiamo mai fatto una questione di genere bensì di competenza. Cerchiamo anche di avere varie rappresentanze territoriali per garantire uno spaccato verosimile della nostra provincia. In termini di quote rosa siamo secondi solo alla Sardegna e questo mi lascia ben sperare per il futuro».

Nella provincia di Ancona gli iscritti all’ordine degli ingegneri sono 2922, di cui 2152 uomini e 770 donne. La percentuale femminile che oggi svolge la professione nel nostro territorio tocca il 25%, a fronte di una media nazionale che si aggira intorno al 18%.  Ciò che lascia ben sperare per il futuro è che il numero di donne che sceglie questa come professione cresce costantemente: dal 2000 al 2009 le iscritte all’ordine erano 237, dal 2010 al 2019 hanno raggiunto quota 353 e dal 2020 ad oggi, in soli 3 anni, sono arrivate a 103.  

Certo è però che l’interesse femminile per questa branca del sapere negli anni è cambiato. Le donne prediligono settori come quello biomedico, gestionale, navale, edile-architettonico. In netto calo appaiono infatti le loro iscrizioni negli indirizzi più classici, come quello edile, meccanico e informatico.

Ce lo conferma la consigliera Claudia Marconi che racconta la sua esperienza personale: «Quando io ho iniziato stavo sempre in cantiere e il lavoro era piuttosto duro. Poi ho iniziato a lavorare in uno studio. Lo stipendio era bassissimo ma non ho mai lavorato gratis. Dopo tre anni sono diventata socia con una piccola quota e ad oggi sono una delle socie maggioritarie. Lo studio si è molto allargato negli anni e la presenza femminile è cresciuta moltissimo. Prima c’erano due o tre donne su dieci dipendenti, oggi le ingegnere sono tredici a fronte di un numero totale di venticinque professionisti».

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