Ancona-Osimo

Natale in era covid, l’Arcivescovo Spina: «La crisi è fatta per guardare oltre»

L'Arcivescovo di Ancona - Osimo in queste festività segnate dalla crisi economica e sociale scatenata dalla pandemia, restituisce l'immagine di una umanità che, come un bruco nel bozzolo, deve attraversare la fase di crisalide per diventare una farfalla

Mons. Angelo Spina

ANCONA – «La crisi non è fatta per bloccare, ma per guardare oltre. In fondo è un po’ come un bruco che sta nel bozzolo e deve attraversare la fase di crisalide per diventare una bella farfalla: è una immagine che ci può aiutare. Oggi le persone vivono questo con grande intensità». Monsignor Angelo Spina, Arcivescovo di Ancona – Osimo affronta la complessa situazione attuale che vede le festività di quest’anno segnate dalla pandemia di covid-19. «È un Natale attraversato da tante crisi – spiega -, da quella sanitaria a quella economica».

Un quadro complesso nel quale però si è moltiplicata la solidarietà in molti ambiti diversi. L’Arcivescovo parla della vicinanza dei medici e degli infermieri che stanno accanto ai malati negli ospedali, ma anche della solidarietà degli insegnanti che si sono resi disponibili a scuola e degli alunni che seguono le lezioni online. «Pensiamo anche al mondo dell’economia – spiega – dove tanti non hanno licenziato i dipendenti, pur tirando la cinghia, ma mettendo al centro le persone».

Un ruolo di primaria importanza è quello della famiglia che secondo Monsignor Spina «sta svolgendo un ruolo encomiabile: dove c’è famiglia ci sono relazioni, aiuti e questo dà alle persone quella maggiore serenità e tranquillità per affrontare questo momento di sofferenza che si avvia su scenari più positivi». Il riferimento tra le righe è quello alla imminente campagna vaccinale contro il covid-19.

«La solidarietà non è venuta meno in questo periodo – prosegue -, anzi si è visto che il cuore dell’uomo è veramente grande e generoso: non hanno prevalso gli individualismi e gli egoismi ma la generosità e la solidarietà e questo è un segno che ci fa capire che l’umanità sta andando avanti».

Affrontando la questione della crisi spirituale che l’Arcivescovo definisce una emergenza spirituale, spiega che «il Natale per il credente è Dio che si fa uomo, è Dio che prende la nostra umanità e viene a dirci: “Ti amo da non perderti e per ciò ti salvo”. Dio è amore – osserva – “ti sono vicino, non avere paura”. Noi che andiamo a Betlem scopriamo che questo Dio si è fatto povero, si è fatto umile, si è fatto vicino. Dice a tutti noi metti sotto i piedi l’orgoglio e la superbia e guarda l’altro nel volto con umanità».

Nei momenti di crisi può esserci «un doppio effetto: da un lato una risposta del tipo si salvi chi può, ma questo ci metterà l’uno contro l’altro. Se ci rendiamo conto che siamo tutti sulla stessa barca ci aiuteremo, perché ci scopriremo come fratelli e sorelle e questo aiuto reciproco per noi è una grande forza di luce e di speranza. Dio che si fa uomo dice: io sono venuto perché siate figli di Dio e perciò fratelli camminate davanti a questa direzione e per noi si accende una luce».

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