Ancona-Osimo

Ancona in musica coi ragazzi del Pertugio: «Una sala d’incisione in via Trieste. Così produco canzoni tra Marche ed Emilia»

Siamo entrati nello studio di produzione in cui lavora il produttore Jacopo Mazzoni insieme a diversi artisti emergenti del panorama musicale

Ai pc, il giovane produttore Jacopo Mazzoni. Dietro (a sinistra) Enea Omicini

ANCONA – Dicono che quando si è giovani niente faccia paura. Che si chiami ingenuità, coraggio o spavalderia, poco importa. Ciò che conta, forse, è avere la tenacia di inseguire il sogno della propria vita. E di sogni, quel gruppo di ragazzi che vive di parole, ne sa qualcosa. Il loro è un mondo fatto di note e suoni, emozioni e vita.

Come quella vita che si respira entrando nella loro roccaforte, quella casa che li culla mentre sfornano canzoni da passare su Spotify e Apple music e da dare in pasto alle centinaia di ascoltatori che hanno. Che poi, a dire il vero, quella lì non è proprio una casa. In chat, si danno appuntamento in via Trieste 15D. È qui che si trova lo studio di registrazione di Jacopo Mazzoni e del suo socio, Jjames, pseudonimo di Marco James Maggi.

Jacopo Mazzoni col libro del suo mito, Murray Schafer

Entriamo da una piccola vetrina facendo attenzione ai tanti microfoni professionali e alle cuffie di ultima generazione in giro per la stanza. I due monitor sulla scrivania sono i migliori amici di Jacopo, che sogna di diventare un produttore musicale. Lui, classe 2001, viene dal liceo musicale Rinaldini «e ora – dice – studio al Conservatorio di Pesaro. Cosa sogno? Di diventare compositore, il mio mito è Murray Schafer».  

Mazzoni ha già prodotto una 40ina di artisti, molti dell’hinterland anconetano e alcuni persino di fuori: «Lo faccio per passione, non sono ancora un professionista». Insomma, è da qui che passa la musica underground di Ancona, quella che risuona nelle cuffiette di tanti giovani e giovanissimi alla fermata dell’autobus, o durante la ricreazione.

Tra gli artisti, in quella stanza di via Trieste, a due passi dal viale della Vittoria, spunta un nome già noto alle cronache locali, quello di Atarde, all’anagrafe Leonardo Celsi, con un contratto editoriale alla Universal: «Lui fa centinaia di migliaia di streaming su Spotify, è davvero forte» – commenta Mazzoni. Ma la storia di questo piccolo studio di registrazione si intreccia anche con Baltimora, vincitore di X Factor 2021: «Con lui, ho collaborato a un disco dell’etichetta Pezzi dischi».

Per la scena rap, c’è Tekrap (Matteo Marzioni), anche lui di Ancona, che al suo primo disco, prodotto da Mazzoni, ha ricevuto 90mila ascolti su Spotify. «Ho iniziato producendo in casa – racconta Jacopo. Poi, però, non mi sembrava opportuno accogliere rapper o fare musica in famiglia – ride – e quindi mi sono spostato in cantina. Producevo rap per ribellione, ma in via Orsi non avevo neppure la corrente. La mia cantina la chiamavo ˈPertugioˈ, non c’era neanche il bagno. Allora, ero con un socio che oggi fa il fonico a Milano».

Atarde (a sinistra) e il produttore Mazzoni

Poi, «un giorno, Jjames mi ha detto che avrebbe lasciato il suo ˈrifugioˈ di via Trieste e ho deciso di prenderlo. Qui, ci sto dalla scorsa primavera». Ora, il rapper è diventato suo socio e lavorano insieme. Si dividono le spese per l’acquisto della strumentazione e guadagnano «quel tanto che basta per coprire i costi del canone di affitto. Così – riflette Jacopo – non gravo sui miei genitori».

Un diploma al Rinaldini, con a fianco «la musica che mi piaceva sin da piccolo – prosegue –. E se gli altri sognano una carriera da musicisti o cantautori, beh, io inseguo il sogno della produzione». Quel gruppetto è unito non solo dalla musica, ma anche dall’amicizia: «Il produttore non è soltanto chi tenta di dare forma all’idea del cantautore, ma è anche un po’ uno psicologo. Gli artisti si aprono con me e io mi confido con loro».  

Enea Omicini viene da Bologna e ha in tasca un nuovo singolo da far uscire a breve, mentre Atarde vaga col suo pc sulle scalette di via Sabotino, quelle che – per intenderci – collegano via Trieste a via Isonzo. Sul divanetto dello studio, invece, tra vinili e cuffiette, c’è Francesco Pecs, artista originario di Camerano e parente di Tananai: «Sono un suo cugino alla lontana» – precisa.

Francesco Pecs (a sinistra) e Mazzoni (a destra)

«Mi sono dato prevalente al rap, all’urban e all’underground, ma ora vorrei spingere sulla musica colta e sul pop. I miei genitori? Beh, all’inizio non li coinvolgevo, per via di quella differenza generazionale che portava mio padre ad ascoltare solo Guccini e De Andrè, che a dire il vero piacciono anche a me, poiché adoro il cantautorato italiano».

Ad Ancona, trovare un posto così è alquanto insolito. Una città che agli occhi degli abitanti rischia di apparire monotona e priva di uno sprint creativo e di idee giovanili. «Per questo motivo vengo qui» – sottolinea Atarde. «Mi piace Ancona – replica Enea – Io vengo da Bologna, ma qui ci sono più unione e un ambiente migliore per la nascita dei movimenti musicali».

Sanremo? «Lo vedremo senza sentirlo» – scherza qualcuno. «No raga’, io lo vedrò solo per i look di Achille Lauro» – risponde qualcun altro. «E invece sai che ti dico? Che io non c’ho neanche tempo pe’ Sanremo. Starò qui nello studio, dove restiamo abbastanza, ma mai troppo».

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