Ancona-Osimo

Il mondo Lgbtq torna in piazza per il Ddl Zan, Arcigay: «Il lavoro fatto sino ad oggi non può andare e non andrà sprecato»

Il mondo Lgbtq è tornato a manifestare ad Ancona per protestare dopo lo stop al Ddl Zan. In più di 200 si sono dati appuntamento in Piazza Cavour

La manifestazione Arcigay Comunitas in Piazza Cavour ad Ancona

ANCONA – Tenere accesi i riflettori sulla necessità di arrivare ad un provvedimento contro le discriminazioni verso le persone con diverso orientamento sessuale e identità di genere. È con questo obiettivo che oltre 200 persone si sono date appuntamento nel pomeriggio di oggi 30 ottobre in Piazza Cavour dove si è svolta la manifestazione promossa da Arcigay Comunitas. A sostegno della manifestazione anche la Cgil Marche.

Dopo lo stop al Senato del Ddl Zan, ora da riscrivere, il mondo Lgbtq ha voluto manifestare il proprio dissenso sul fatto di essere tornati punto e a capo sull’inasprimento delle pene per i reati commessi per omotransfobia. «Oggi non speravo di dover scendere in piazza – ha affermato Matteo Marchegiani, deus ex machina di Arcigay Comunitas Ancona – la nostra comunità, le donne e le persone con disabilità hanno ricevuto uno schiaffo troppo forte dalla nostra politica».

Marchegiani ha sottolineato che con lo stop all’iter del disegno di legge, «è stata distrutta la speranza di diventare un paese normale e civile, come gli altri paesi europei considerati avanzati. Peccato che il Ddl Zan sia morto, ma noi in questo mondo dobbiamo continuare a viverci».

Matteo Marchegiani di Arcigay Comunitas Ancona

L’esponente del movimento per i diritti ha ricordato che un anno fa la Camera aveva licenziato il testo, un momento atteso dal mondo Lgbtq che sperava così di arrivare prima o poi all’approvazione del Ddl, ma nei giorni scorsi il Senato, con la tagliola, ha bocciato il provvedimento con voto segreto «senza nemmeno entrare nel merito degli articoli e degli emendamenti. Il nostro Senato l’ha detto forte e chiaro: non ha alcun interesse a tutelare le minoranze discriminate, ma ha interesse a far sı̀ che continuino le violenze contro le donne, le persone LGBTQIA+ ed i disabili».

Inoltre ha rimarcato il fatto che i numeri della votazione con cui il Senato ha affossato il testo sono indicativi del fatto che «la nostra classe politica è in larga maggioranza omofoba, disinteressata e distaccata.
Il margine con cui la maggioranza del Senato si è espressa, va ben oltre i confini delle destre fasciste (Lega e Fratelli d’Italia), dei finti liberali di Forza Italia o dei volta spalle di Italia Viva (il cui leader mercoledì era in viaggio verso un Paese in cui le persone LGBTQIA+ vengono punite con la pena capitale, ma che per lui rappresenta il nuovo rinascimento)».

E chiamata in causa anche «responsabilità all’interno delle forze politiche in cui militano i parlamentari primi firmatari del testo. E’ quindi evidente una responsabilità diffusa della politica, che ne esce fotografata in maniera implacabile e vergognosa. Lo faccio anche oggi, come sempre: invito i signori senatori e le signore senatrici a conoscere noi associazioni, a toccare con mano le storie che riguardano la nostra comunità e le violenze che vengono perpetrate contro di noi».

«Il lavoro fatto sino ad oggi non può e non andrà sprecato. Fuori da quell’aula il Paese resta favorevole ad un intervento di tipo normativo a contrasto delle discriminazioni e violenze dettate da omolesbobitransfobia, misoginia e abilismo, così come al raggiungimento del matrimonio ugualitario e ad una buona legge sulle adozioni.
Questi saranno i nostri punti di partenza, fino al momento in cui anche il Senato aprirà gli occhi e vedrà cosa succede qui fuori. Questo Parlamento non è stato all’altezza delle sfide del nostro tempo, l’argine all’omolesbobitransfobia continuerà a porlo il Paese, le rete informali, le associazioni, tutte le persone di buona volontà. Non lo Stato, che ancora una volta si gira dall’altra parte. Ringraziamo coloro i quali si sono battuti, a tutti gli altri consegniamo la nostra vergogna».

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