Ancona-Osimo

Regione Marche, da Mombello (I legislatura), l’appello ai politici: «Non pensate agli interessi personali»

L'ex consigliere tira le orecchie alla classe politica dei giorni nostri invocando l'unione fra le forze politiche per superare le difficoltà attuali

La seduta celebrativa del consiglio regionale sui 50 anni della Regione Marche

ANCONA – «Sono commosso come il primo giorno». Giacomo Mombello, ex consigliere regionale della prima legislatura della Regione Marche, oggi 92enne, descrive così l’emozione di tornare in Aula. Insieme a Giuseppe Cerquetti, in qualità di unici due ex consiglieri ancora viventi della prima legislatura, hanno preso parte alla seduta celebrativa per i 50 anni della Regione che si è svolta questa mattina (7 luglio) ad Ancona nella sede dell’Assemblea Legislativa a Palazzo Leopardi.

Con loro in una Aula gremita di assessori e consiglieri, c’erano anche Fausto Franceschetti e Marco Luchetti, rispettivamente presidente e vice presidente dell’associazione ex consiglieri, insieme agli ex presidenti della giunta regionale Vito D’Ambrosio, Adriano Ciaffi, Gaetano Recchi e Rodolfo Giampaoli, che è stato anche presidente del consiglio regionale. Tra gli ex presidenti dell’assemblea legislativa c’erano invece Raffaele Bucciarelli e Silvana Amati.  Assenti l’ex presidente regionale Gian Mario Spacca (predecessore di Ceriscioli) e Vittoriano Solazzi.

Giacomo Mombello, uno dei due ex consiglieri regionali della prima legislatura ancora vivente

Mombello ha ricordato che il Paese all’epoca stava attraversando una fase importante di sviluppo. Ha citato le riforme agraria e sanitaria, l’istituzione delle Regioni, lo Statuto dei diritti dei lavoratori: «Si sono toccati i codici che il Fascismo ci aveva lasciato e si è data ai ragazzi di 18 anni la libertà di votare». Insomma, un periodo di grande fermento e di sviluppo positivo, «il più importante del dopo Guerra». «Eravamo tutti duri e decisi, però ci rispettavamo – ha detto ricordando il clima politico che c’era in quegli anni (1972-1975) -, la politica era anche questo, oggi un po’ meno». Fondamentale nella fase attuale contrassegnata da tante difficoltà, secondo l’ex consigliere regionale, «non pensare agli interessi personali, ma a quelli generali».

E proprio a supporto di questa tesi e a sottolineare la collaborazione e la correttezza che c’era tra forze politiche diverse all’epoca, ha ricordato un episodio accaduto in quegli anni, quando la Regione Marche aveva inaugurato in Argentina, a Mar De Plata, una piazza intitolata al comune pesarese di  Sant’Angelo in Vado. Insieme a Dino Tiberi, l’allora presidente della giunta democristiana, andò in Argentina, ma all’arrivo a Mar De Plata l’accoglienza dei giornalisti fu fredda con lui perché Mombello era un esponente del partito comunista: «Tiberi mi disse una cosa che non dimenticherò mai – ricorda l’ex consigliere regionale -: “Sia ben chiaro, o ci intervistano tutti e due o nessuno, perché devono sapere che in Italia c’è la libertà e la democrazia“. Io ho imparato anche da questa gente» conclude Giacomo Mombello, visibilmente commosso.

L’ex presidente regionale Adriano Ciaffi (1975 – 1978) ha ricordato il passaggio compiuto dalle Marche che da regione agricola è diventata a vocazione industriale arrivando ad essere «una delle più sviluppate in Italia fino alla crisi». Una fase complessa che la regione sta ancora attraversando dopo i colpi inferti dalla crisi finanziaria del 2008, dal sisma e ora dalla pandemia. Ma per uscirne la strada è chiara e secondo Ciaffi passa attraverso l’unione di tutte le forze politiche.

Anche Rodolfo Giampaoli, presidente regionale dal 1990 al 1993, ha ricordato il grande rispetto che c’era con gli avversari: «C’era un rapporto che non arrivava mai al disprezzo, alla maleducazione – ha detto -,  ma era un rapporto fatto di lealtà e di consapevolezza di un ruolo».
Giampaoli, che ha ricoperto anche la carica di presidente dell’assemblea legislativa, ha ricordato che «da presidente del consiglio regionale avevo la sensazione di guidare la legislatura, mentre da presidente della giunta ho avuto a volte la sensazione di essere in balia dei giochi delle forze politiche. Ci sono stati dei momenti molto tristi in cui non prevaleva l’interesse collettivo, ma cominciavano ad essere sempre più forti le fazioni: oggi la politica è fatta da persone che spesso non sembrano vivere il ruolo che dovrebbero». Insomma, un atteggiamento che secondo Giampaoli «sta allontanando la gente e sta creando soltanto disaffezione verso la politica». Una tirata di orecchi verso la classe politica attuale che anche l’ex presidente ha richiamato all’unione e alla responsabilità.

Gaetano Recchi, ex governatore negli anni dal 1993 al 1995, ha posto l’accento sul fatto che oggi ci sono «forze politiche che vorrebbero svuotare il potere delle Regioni mentre questi sono enti importanti per il territorio e per la popolazione». «Una volta – ha detto – la politica si faceva con la “p” maiuscola, oggi secondo me sono tutti incompetenti, improvvisano qualsiasi cosa, promettono e non mantengono», mentre invece come osserva occorre «rimanere tutti uniti e difendere le istituzioni che sono state istituite con tanti sacrifici: solo in questo modo possiamo dare rilancio al nostro Paese e alla nostra regione».

Per Vito D’Ambrosio, ex presidente della Regione Marche per due legislature, dal 1995 al 2005, ed ex Magistrato «la politica ha una sua prospettiva lanciata verso il futuro, che è affascinante se non ci si ferma al giorno dopo giorno che pure va governato». Un futuro che la politica «deve essere capace di vedere e prevedere». Infine la stoccata verso chi si lamenta senza spendersi: «Non ci si può lamentare della politica e non dare mai un contributo, in termini di idee, di tempo, di impegno e di suggerimenti: questo è il fondamento di una società che vuole, il più compattamente possibile, affrontare un futuro che con le conseguenze del covid-19 richiede ancora più impegno collettivo e comune per uscire dalla crisi evitando di arretrare».

Silvana Amati, senatrice ed ex presidente del Consiglio regionale

La senatrice Silvana Amati ha ricordato di aver inaugurato l’Aula dell’assemblea legislativa quando era presidente del consiglio regionale nel 1999 con un concerto di donne che suonavano l’inno di Mameli. «È un piacere ritrovare i vecchi colleghi, una memoria importante del lavoro fatto in questi 50 anni» ha detto rimarcando di essersi occupata, fra le altre iniziative, anche dello Statuto Regionale. «È importante amare la politica e le istituzioni, non bisogna cedere all’anti politica, ma ridare valore ai luoghi che sono stati conquistati negli anni».

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