Ancona-Osimo

Conclusa la missione di ricerca nel Mare di Ross. Falco di Univpm: «Maggiore produzione di acque ‘super salate’ e di fondo»

L'esperto in oceanografia e fisica dell'atmosfera illustra i primi dati della missione di ricerca nella nave italiana Laura Bassi nelle acque dell'Antartide

Il professor Pierpaolo Falco in missione nel Mare di Ross

«Stiamo rilevando un dato in controtendenza rispetto alle valutazioni basate sulla modellistica: secondo le previsioni avremmo dovuto attenderci un rallentamento della produzione delle acque di fondo dell’Oceano Meridionale, mentre invece stiamo notando un aumento della salinità nel Mare di Ross e un aumento di produzione delle acque in questa regione del pianeta». È un primo bilancio parziale dei dati osservati da Pierpaolo Falco, ricercatore e professore associato in oceanografia e fisica dell’atmosfera presso il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche, a seguito della conclusione della missione dalla nave di ricerca italiana Laura Bassi in Antartide per studiare le gelide acque del Mare di Ross. 

«È stata una campagna molto lunga – racconta – nella quale abbiamo impiegato strumentazioni innovative per le applicazioni in Antartide, e raccolto numerosi dati fisici, chimici e biologici». Ma se i dati chimici e biologici saranno analizzzati nei laboratori italiani e richiederanno diversi mesi prima di avere i primi risultati, per quanto riguarda i dati fisici sono già disponibili le prime rilevazioni.

La missione, 39esima, è durata 60 giorni ed ha coinvolto team di ricercatori italiani (39) in tre progetti. Il professor Falco ha coordinato il progetto “Signature” (PhySIcal and bioGeochemical traciNg of wATer masses at source areas and export gates in the Ross Sea and impact on the SoUtheRn OcEan) che ha visto i ricercatori impegnati in analisi biologiche, chimiche e fisiche delle masse d’acqua del Mare di Ross per studiarne i cambiamenti nello spazio e nel tempo. Gli altri due progetti, “Tenore” e “MORsea”, sono statu coordinati rispettivamente da Giannetta Fusco dell’Università degli studi di Napoli “Parthenope” e da Giorgio Budillon dell’Università degli studi di Napoli “Parthenope” e Pasquale Castagno dell’Università degli Studi di Messina.

Il Mare di Ross è un’area cruciale per la circolazione globale e quello che succede nelle sue profondità ha un impatto determinante sulla stabilità del clima del Pianeta. Le masse d’acqua presenti nel Mare di Ross partecipano alla formazione delle Antartic Bottom Water, che riempiono la parte più profonda dell’Oceano e rappresentano circa il 40% del volume globale delle acque del Pianeta.

«Stiamo continuando a rilevare ormai da alcuni anni nelle acque nel Mare di Ross un aumento della salinità e una maggiore produzione di queste acque. Anche se il periodo di osservazione (avviato nel 2016) è ancora breve per delle elaborazioni previsionali » spiega l’esperto. L’oceano, prosegue, «è una ‘macchina’ molto lenta e le variazioni su scala globale possono avere impatti in centinaia di anni». Ma intanto però si può ipotizzare che «una maggiore produzione di salinità e di queste masse d’acqua, potrebbe portare ad un aumento della circolazione con effetti che potrebbero impattare l’intero globo».

Tra gli effetti del cambiamento climatico che preoccupano gli esperti c’è la riduzione in volume ed estensione del ghiaccio marino. Tra il 2022 e il 2024 il ghiaccio che si forma in inverno e circonda tutto il continente antartico,  ha raggiunto il minimo storico di copertura per ben tre volte: «Sono tre anni che il ghiaccio intorno all’Antartide si fonde quasi completamente – osserva il professor Falco – : quando si riforma in inverno si verifica una grossa immissione di sale in Mare e questo sembra essere ili motivo per cui stiamo osservando questa maggiore produzione di acque ‘super salate’ e di acque di fondo».

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