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Siglata tra gli Ospedali Riuniti e l’Istituto Nazionale Tumori una convenzione che consente ai marchigiani di beneficiare delle stesse opportunità di diagnosi e cura disponibili nella più importante istituzione oncologica pubblica del panorama nazionale. Ecco in cosa consiste l'accordo

ANCONA – Basta ai viaggi della speranza per accedere alle cure più avanzate in campo oncologico. Da oggi grazie all’intesa siglata tra l’Azienda Ospedaliera Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona e l’Istituto Nazionale Tumori di Milano, i marchigiani potranno beneficiare delle stesse possibilità di diagnosi e cura presenti nella più importante istituzione oncologica pubblica esistente in Italia. Un accordo che di fatto si pone l’obiettivo di eliminare il divario nel trattamento dei tumori indipendentemente dalla regione di residenza. Strategie, protocolli e metodologie condivise per potenziare accessibilità, qualità e contenuti di ricerca e per affinare e rafforzare gli strumenti clinici e della ricerca.

I pazienti oncologici marchigiani di fatto potranno accedere alle nuove terapie sperimentali e ai nuovi farmaci, senza doversi recare all’estero o fuori regione. Nel dettaglio sono quattro gli ambiti di applicazione della convenzione: diagnosi, cura, trattamento e percorso diagnostico terapeutico e assistenziale dei pazienti con tumori toracici, in particolare dei tumori del polmone; tumori rari, che rappresentano il 25-30% di tutte le neoplasie; ricerca e sperimentazione di nuovi farmaci, entrambi gli istituti infatti sono accreditati per gli studi di precoce; progetti congiunti di ricerca clinica, sperimentale e transnazionale, per migliorare assistenza e conoscenze scientifiche, ma anche per promuovere attività di fundraising.

Michele Caporossi prende la parola al tavolo dei relatori
Michele Caporossi prende la parola al tavolo dei relatori

«Oggi grazie a questa convenzione – ha dichiarato Michele Caporossi, Direttore Generale di Ospedali Riuniti di Ancona, ogni cittadino marchigiano troverà da noi le stesse opportunità di diagnosi e cura disponibili a Milano». Un percorso che stimolerà la diagnosi precoce, affidandola non più ai singoli professionisti, bensì ad una serie di protocolli di studio e di assistenza, che coinvolgerà anche i medici di Medicina Generale. Genetica oncologica e diagnostica per immagini, gli strumenti che consentiranno di attuarla, grazie anche alle super Tac installate recentemente e alla nuova Risonanza Magnetica in arrivo agli Ospedali Riuniti di Ancona.

Gli scenari futuri aperti dalla convenzione vanno oltre i tumori polmonari e quelli rari: «puntiamo al fatto – ha spiegato Caporossi – che ad esempio per quanto riguarda genetica oncologica, possiamo mettere in comune protocolli diagnostici e assistenziali per fare in modo che i cittadini abbiano un miglioramento nell’accesso alle diagnosi e alle cure. L’accesso è il problema più grande, perché l’equità del Servizio Sanitario Nazionale risiede proprio nel fatto che le persone non abbiano paura di avvicinarsi alla diagnosi e alla cura. Abbiamo ancora tante persone che hanno timore di farsi diagnosticare qualcosa, invece è proprio nella diagnosi e nella presa in carico precoce che diviene possibile aumentare la risposta nei confronti della malattia».

Un’intesa veramente storica per le Marche, come l’ha definita la Vice presidente della Regione Marche Anna Casini che vede la regione come la prima ed unica in Italia ad aver sottoscritto un accordo con l’Istituto Nazionale dei Tumori lombardo. Convenzione «che mette il malato marchigiano al centro non solo della diagnosi, ma anche della terapia e della ricerca», ha sottolineato la Casini. Il protocollo, che durerà tre anni, condividendo le conoscenze comuni «aiuterà a risolvere tante questioni scientifiche, rimettendo al centro la ricerca scientifica al servizio dei cittadini». Sanità marchigiana che, come ha sottolineato la vice presidente regionale, compie un ulteriore salto di qualità nella capacità di risposta alle esigenze di salute dei marchigiani.

Una collaborazione, già attiva da oltre 15 anni, quella tra la Clinica Oncologica guidata dalla professoressa Rossana Berardi e la professoressa Marina Garassino, responsabile dell’Oncologia Toracica Polmonare all’Istituto Nazionale Tumori lombardo, che ora viene formalizzata e ampliata. «Le principali aree che implementeremo, in virtù di questa convenzione – ha spiegato Rossana Berardi – saranno proprio quella della ricerca clinica, per consentire ai pazienti l’accesso alle terapie innovative ancora in fase sperimentale, dell’elaborazione di progetti scientifici congiunti, del trattamento delle neoplasie rare, che globalmente rappresentano un terzo circa di tutti i tumori, e dei tumori toracici, per cui entrambe le strutture hanno avviato analoghi percorsi diagnostico-terapeutici ed assistenziali».

Marina Chiara Garassino
Marina Chiara Garassino

Un gemellaggio tra due importanti realtà «frutto di un lungo rapporto di stima e di amicizia che mi lega alla professoressa Berardi – ha detto Marina Chiara Garassino, Responsabile Oncologia Toraco Polmonare della Divisione di Oncologia Medica 1 dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – Insieme abbiamo pubblicato dei lavori scientifici sui timomi, una patologia oncologica rara, e abbiamo condiviso le riflessioni sulla migrazione sanitaria che ancora caratterizza il nostro Paese. Questo ha portato allo sviluppo di percorsi diagnostico terapeutici simili per i pazienti affetti da neoplasie toraciche, con la medesima qualità elevata in entrambe le Strutture. La comunanza di intenti è anche nell’ambito della ricerca e ci ha permesso di vincere recentissimamente un finanziamento importante da parte di AIFA, che permetterà di trattare le neoplasie timiche con una molecola sperimentale, il ramucirumab e di avere fondi per conoscere meglio dal punto di vista biologico questa patologia rara».

 

La convenzione, consentirà di aumentare le possibilità di risposta alla patologia, in termini clinici e di ricerca, standardizzando un percorso comune costruito sul confronto sanitario continuo, con ricadute dal punto di vista assistenziale e terapeutico.

Stefano Manfredi
Stefano Manfredi

«Ancora oggi, soprattutto per quanto riguarda le cure oncologiche, il paziente molte volte è costretto a spostarsi dalla propria Regione di residenza, con carichi di difficoltà elevati dal punto di vista umano» ha evidenziato Stefano Manfredi, Direttore Generale INT, il quale ha anche sottolineato come il futuro della sanità debba necessariamente ruotare attorno alle collaborazioni e alle reti tra istituti ed enti pubblici operanti nell’oncologia. «I vantaggi sono a 360 gradi: il paziente riceve lo stesso trattamento che avrebbe all’Istituto Nazionale Tumori, ma è vicino a casa, con minori difficoltà burocratiche, coi familiari vicini, e l’eventuale coordinamento del medico di medicina generale», ha concluso.
L’accordo che a livello operativo si concretizzerà attraverso il confronto sui casi clinici, anche tramite teleconsulto, l’allineamento agli standard dei migliori centri europei con l’integrazione di esperienze e competenze dei due Enti. Una intesa che si articolerà anche in attività didattiche, formative ed educazionali, coinvolgendo l’Università Politecnica delle Marche.

«Nella lotta contro le diverse forme di patologia tumorale – ha sottolineato Sauro Longhi, Rettore dell’Università Politecnica delle Marche – la stessa Università, sin dalla sua fondazione, ha sempre collaborato con strutture assistenziali regionali, prima con l’Ospedale Oncologico F. Angelini, ora con l’Azienda Ospedaliera Universitaria Ospedali Riuniti, sviluppando attività di ricerca ed assistenziale di primissimo livello. Pertanto l’accordo con l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano permetterà un ulteriore rafforzamento di queste attività con un chiaro beneficio per tutti i pazienti della Regione».

«Nel contesto attuale sempre più complesso che rende difficile offrire un’assistenza di qualità senza ostacoli e barriere di tipo sociale e geografico, è sicuramente da incentivare questo tipo di iniziative che ha come peculiarità di andare oltre la collaborazione tra professionisti, diventando collaborazione tra Istituzioni di Ricerca ed Enti Assistenziali – ha sottolineato Giovanni Apolone, Direttore Scientifico INT – Questo ha permesso di mettere a punto i migliori percorsi condivisi diagnostici e terapeutici, senza scordarsi della ricerca: ormai siamo consapevoli che attraverso i progetti di ricerca etici offriamo al paziente una chance di ricevere terapie innovative e la miglior cura possibile».

 

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