Ancona-Osimo

Meteo impazzito, il climatologo Passerini: «Ci attendono tempeste tropicali anche di una certa entità»

Il punto sul riscaldamento globale con il docente della Politecnica delle Marche. Per il responsabile della Protezione civile regionale, David Piccinini, è necessario rivedere le procedure operative: «Stiamo facendo il massimo, cerchiamo di capire se possiamo fare di più»

Maltempo (foto Marco Lucarelli)

ANCONA – Allagamenti ad Ostra e Trecastelli, importanti precipitazioni a Pergola e nel fermano dove è caduto un fulmine tra Pedaso e Campofilone che ha provocato un incendio nella boscaglia. Smottamenti ad Amandola e Pergola. La perturbazione che ha interessato le Marche nella giornata di ieri (2 settembre) e che si sta concludendo oggi, anche se non è stata violenta come quella del 9 luglio scorso che aveva flagellato alcune aree della costa, mostra comunque il ripetersi con sempre maggiore frequenza di episodi intensi.

albero crollato per il maltempo
Albero crollato per il maltempo

«I fenomeni climatici si stanno acutizzando – evidenzia il responsabile della Protezione civile regionale David Piccinini – questo impone una riflessione interna per dare una risposta più forte alla popolazione sul fronte dei temporali. Le condizioni predisponenti i fenomeni temporaleschi sono infatti più frequenti del solito e questo porta a riflettere sulla necessità di rivedere le procedure operative. Stiamo facendo il massimo ma stiamo cercando anche di capire se possiamo fare ancora di più».

Fenomeni dovuti al riscaldamento globale (Global Warming) chiamato sempre più spesso in causa negli ultimi anni, ma «il calore in più significa che c’è anche più energia perché l’atmosfera trasforma questo calore in vento, fulmini e precipitazioni – evidenzia Giorgio Passerini, climatologo dell’Università Politecnica delle Marche – . I fenomeni stanno assumendo delle proporzioni sempre maggiori e questo vuol dire che dobbiamo attenderci molti più episodi acuti e con una maggiore frequenza, un po’ come avviene in America con gli uragani».

L’altra questione saliente è rappresentata dalle alte e basse pressioni che crescono e stanno diventando sempre più impattanti. A cambiare sono soprattutto gli Anticicloni che, come spiega il climatologo, «stanno diventando sempre più grandi e in estate riescono a prelevare l’aria calda dal deserto e a portarla sempre più a nord riuscendo ad arrivare anche fino in Inghilterra, dove questa estate si sono registrati 35 gradi a Londra».

Ma oltre a trasportare l’aria calda l’Anticiclone estivo preleva anche le polveri del deserto, le cosiddette Saharan dust, che provocano inquinamento atmosferico.

«Anche gli Anticicloni invernali sono sempre più grandi e riescono a prelevare dalla Russia l’aria polare siberiana e a trasportarla nel Mediterraneo dove porta freddo improvviso e neve sempre più ricorrente sulla costa».

Il climatologo di UnivPm Giorgio Passerini

Un quadro sul quale c’è una evidenza circa gli episodi acuti che non hanno ancora caratteristiche record spiega Passerini.
Il riscaldamento globale dipende in parte dalle emissioni in atmosfera di gas serra alle quali l’uomo ha contribuito con l’anidride carbonica, il metano e con i fluidi refrigeranti di vecchio e nuovo tipo, oltre che con l’uso intensivo degli allevamenti bovini e suini. «Il consumo eccessivo di carne – spiega – è responsabile della produzione di grandi quantità di gas serra. Nelle Marche da un rilevamento che conducemmo riguardo gli anni ’90 emerse che gli allevamenti animali producevano più gas serra del traffico veicolare».

Poi c’è la questione della variabilità climatica caratteristica della Terra: «Nelle epoche passate si sono succeduti periodi più freddi e più caldi, basti pensare che nel 1500 si pattinava sul Tamigi, mentre a inizio secolo ci fu un aumento delle temperature. Il clima si è sempre caratterizzato per una estrema variabilità, tanto che nel giro di qualche decennio ghiacciai possono formarsi e scomparire».

Cambiamenti ai quali l’uomo si adatta anche se in maniera sempre più complessa, anche a causa del fatto che la popolazione mondiale è in crescita e che si vive anche in luoghi più pericolosi rispetto al passato: «In Italia abbiamo costruito negli alvei dei fiumi e nelle vallate, ma nei prossimi 10-20 anni la certezza è che avremo fenomeni sempre più estremi, tra i quali il vento sarà certamente tra i più intensi», spiega il climatologo.

Intanto anche «la temperatura del mare è cresciuta molto, quest’anno, nonostante un maggio freddo e il mare più caldo è pronto a trasferire più energia in atmosfera. La tropicalizzazione del Mediterraneo è in atto- conclude Passerini -, per questo ci dovremo attendere tempeste tropicali anche di una certa entità».

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