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Medio Oriente, Silenzi (Cna Marche): «Export a rischio: rincari del 500% e ritardi nelle consegne. C’è preoccupazione»

Importazioni moda, petrolio e metalmeccanica, i settori più esposti alle conseguenze della crisi in Mar Rosso. È quanto emerge dalla fotografia scattata da Bankitalia nel primo bollettino economico del 2024

Il Canale di Suez

Importazioni moda, petrolio e metalmeccanica, i settori più esposti alle conseguenze della crisi in Mar Rosso. È quanto emerge dalla fotografia scattata da Bankitalia nel primo bollettino economico del 2024. «Il trasporto navale attraverso il Mar Rosso riguarda quasi il 16% delle importazioni italiane di beni in valore. Su questa rotta transita una larga parte degli acquisti di beni dalla Cina (secondo mercato di approvvigionamento del nostro paese dopo la Germania), dalle altre economie dell’Asia orientale e dai paesi del Golfo Persico esportatori di materie prime energetiche».

A seguito delle ostilità tra Israele e Hamas, a partire dalla seconda metà dello scorso novembre le milizie Huthi, che controllano una parte dello Yemen, hanno attaccato alcune navi mercantili nello stretto di Bab el-Mandeb, all’imbocco del Mar Rosso. Per questo passaggio, situato sulla direttrice che collega il Canale di Suez e l’Oceano Indiano, transita circa il 12% del commercio mondiale, ricorda Bankitalia nel bollettino, nel quale evidenzia che nella seconda metà di dicembre del 2023 i volumi in transito nello stretto risultavano inferiori di quasi il 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

«Un terzo delle importazioni italiane nella filiera della moda – si legge nel bollettino economico – arriva attraverso il Mar Rosso; l’incidenza è elevata anche per le importazioni di petrolio greggio e raffinato e per quelle di prodotti metalmeccanici, che costituiscono quasi il 30% degli acquisti dall’estero del Paese. La rilevanza di tale rotta per le esportazioni è invece sensibilmente più bassa: vi transita circa il 7% delle merci in uscita dall’Italia».

Paolo Silenzi

Secondo Bankitalia «se il rischio di attacchi alle navi mercantili rimanesse alto anche nei primi mesi del 2024, la necessità di seguire rotte alternative si tradurrebbe in un allungamento dei tempi di consegna per le merci importate via mare dall’Asia (con conseguenti ripercussioni sulle catene di produzione) e in un ulteriore aumento dei noli marittimi».

Abbiamo analizzato l’impatto per il sistema moda Marche con Paolo Silenzi, presidente Cna Marche e imprenditore del settore calzaturiero. «I ribelli Houthi – dice Silenzi – assaltano con missili, droni o quant’altro le navi di passaggio che attraversano il canale di Suez, dove transitano in media il 30% del traffico marittimo mondiale ed il 40% di quello italiano. Quindi gran parte del nostro traffico merci con destinazione India, Cina, Giappone e Australia in import ed export rischia di essere compromesso. Molte compagnie – prosegue -hanno deciso di interrompere la navigazione attraverso il Mar Rosso, decidendo di intraprendere nuove rotte che fanno aumentare i prezzi di trasporto di oltre il 4/500%, inoltre le consegne, ad oggi, stanno subendo un ritardo di 2 settimane».

Secondo il presidente di Cna Marche «a soffrire di più sono i produttori di Made in Italy, in particolare quelli della Moda, in quanto i mercati medio orientali non solo sono da sempre fondamentali per l’export ed in crescita in termini di quantità e volumi, ma forniscono anche materie prime grezze, semilavorati ed affini che prontamente utilizziamo e trasformiamo diventando spesso essenziali per la produzione delle nostre eccellenze».

Dopo la pandemia di Covid-19 e a seguito del conflitto in Ucraina, ricorda Silenzi «gli imprenditori marchigiani della moda avevano riorientato i mercati di riferimento per l’export verso il Medio Oriente, non potendo più esportare i propri prodotti in Russia. I dati dell’export della nostra regione verso quei mercati hanno registrato una crescita negli ultimi 6-12 mesi, ma ora con la crisi in Mar Rosso c’è grande preoccupazione» conclude.

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