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Lavoro: crescono gli over 50, aumenta il divario tra giovani e adulti. Staffolani di Univpm: «Fenomeno legato al baby boom»

La forza lavoro italiana invecchia sempre di più tanto che negli ultimi anni si è assistito ad un incremento dei lavoratori over 50. L'analisi del preside della Facoltà di Economia dell'Università Politecnica delle Marche, Stefano Staffolani

Lavoratori edilizia (Foto di Mircea Iancu da Pixabay)

L’invecchiamento della popolazione e l’allungamento dell’aspettativa di vita hanno effetti sulla forza lavoro, sempre più ‘matura’. Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento dei lavoratori over 50, un fenomeno, spiega il preside della facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche, Stefano Staffolani, legato al «baby boom», ovvero l’esplosione demografica che ha caratterizzato il periodo che va dagli anni ’60 agli anni ’70.

In quegli anni in Italia «nascevano tra 900mila e 1milione di persone, un numero che si è ridotto a 500mila negli anni 90 per arrivare oggi a 370mila bebè. I nati tra gli anni ’70 e gli anni ’80 nel periodo del baby boom stanno ancora lavorando». E mentre invecchia la popolazione, invecchia anche la forza lavoro.

Principalmente i lavoratori over 50 si trovano «nella pubblica amministrazione, nell’istruzione e nella sanità, questo per effetto del gran numero di assunzioni che caratterizzarono gli anni ’60 e ’80». Se da un lato i lavoratori ‘senior’ portano alle imprese un valore aggiunto in termini di esperienza, dall’altro lato è anche vero che si aprono delle sfide per quanto riguarda la produttività e l’adattamento alle nuove tecnologie. «In Italia – prosegue l’economista – è un po’ mancata la formazione dei lavoratori: una forza lavoro che invecchia spesso è poco in grado di assorbire le nuove tecnologie. Le imprese e lo Stato non hanno investito a sufficienza nella formazione dei lavoratori, che è inferiore er rispetto ad altri Paesi europei».

Con questro trend si rischia un calo occupazionale dei giovani che già faticano a trovare lavoro?
«Da adesso ai prossimi 20 anni assisteremo ad una forte uscita di persone over 60 dal mercato del lavoro perché andranno in pensione, ma sarà difficile trovare chi li sostituisce: secondo alcune stime dal 2028 al prossimo ventennio, ogni anno, ci saranno 400mila persone in meno in età lavorativa (15-70 anni, ndr) e l’aumento dei pensionati non sarà in alcun modo compensato dai giovani, che quindi non avranno difficoltà a trovare lavoro, piuttosto sarà difficile per le imprese reperire il personale con le qualifiche appropriate».

Per sopperire alla carenza di personale in età da lavoro secondo l’economista sono tre le strade da percorrere: «Far partecipare di più alcune fasce di età al mercato del lavoro, aumentare l’occupazione femminile e i flussi migratori che posseggono competenze qualificate. Sono necessari anche interventi per incrementare la natalità, gli effetti però non li vedremo che tra 15-20 anni» conclude.