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Intelligenza artificiale e nutrizione, lo stato dell’arte in una ricerca Univpm

Due dei ricercatori dell'Università Politecnica delle Marche tra i più citati al mondo hanno pubblicato una ricerca bibliografica su l'Ai e la nutrizione

Intelligenza artificiale (Foto di Gerd Altmann da Pixabay)

ANCONA – Che l’intelligenza artificiale stia rivoluzionando la nostra vita è ormai un dato di fatto. Oggi l’Ai viene utilizzata in molteplici ambiti, senza che ce ne accorgiamo: smartphone, motori di ricerca, software di traduzione automatica, auto, cyber sicurezza, sono solo alcuni esempi. Una delle frontiere su cui la ricerca si sta concentrando è quella della medicina con l’obiettivo di analizzare grandi quantità di dati, migliorare diagnosi e prevenzione.

Due dei ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche tra i più citati al mondo hanno pubblicato una ricerca bibliografica su ‘L’applicazione delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale nel settore sanitario: una panoramica sulla valutazione nutrizionale’. Un excursus sullo stato dell’arte in questo specifico ambito. Si tratta dei professori Maurizio Battino, presidente CTS-Marche (Comitato Tecnico Scientifico, ndr) della Società Italiana di Telemedicina, e della professoressa Francesca Giampieri.

Il professor Maurizio Battino

Professor Battino quali possono essere le applicazioni dell’Intelligenza Artificiale nella valutazione nutrizionale? 
«Negli ultimi anni, soprattutto a seguito della pandemia di COVID-19, le applicazioni dell’AI nella valutazione nutrizionale hanno subito un notevole progresso. Ad esempio, numerosi dispositivi, come applicazioni mobili per gli smartphone, sensori e dispositivi indossabili, permettono al paziente di monitorare alcuni parametri della salute correlati allo stato nutrizionale, come la glicemia, il peso corporeo, la percentuale di grasso, il livello di ‘attività fisica, il monitoraggio dell’apporto calorico, della composizione e della qualità della dieta, così come la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca. Da un lato alcune applicazioni mobili per smartphone sono in grado di identificare il tipo di cibo in un piatto e calcolarne il contenuto nutrizionale e calorico: questi sistemi sono essenziali per aiutare, ad esempio, i pazienti affetti da diabete a prendere decisioni consapevoli indirizzandone la scelta alimentare. Dall’altro lato, differenti dispositivi tecnologici aiutano i pazienti a monitorare la glicemia, come i moderni sistemi a circuito chiuso, basati su algoritmi di AI in grado di valutare in continuo i livelli di glucosio nel sangue e di somministrare dosi adeguate di insulina. Allo stesso modo, l’AI può essere coinvolta nella progettazione di nuove piccole molecole bioattive che potrebbero essere utilizzate nella chimica farmaceutica o nella scoperta di sequenze bioattive, in grado di  modulare i processi infiammatori, che sono causa dell’insorgenza delle principali malattie croniche. Infine, altre applicazioni dell’AI permettono al professionista di stilare diete bilanciate, tenendo conto delle intolleranze, allergie e preferenze alimentari, creando quindi un’alimentazione sempre più personalizzata, determinata dalle esigenze nutrizionali specifiche di ciascun individuo».

Per quali patologie l’AI può rivelarsi utile? E con quali obiettivi?
«Obesità, diabete e sindrome metabolica sono le principali malattie croniche, ad alta prevalenza, per le quali l’AI si è dimostrata utile in campo nutrizionale. Gli obiettivi dell’applicazione dell’AI in queste patologie sono essenzialmente quattro: effettuare diagnosi sempre più precoci; controllare  e/o aumentare l’aderenza e l’efficacia terapeutica dei vari trattamenti disponibili; monitorare i pazienti in tempo reale, attraverso controlli personalizzabili e regolari e quindi; prevedere le complicanze, riducendo la morbilità e la mortalità e migliorando la qualità della vita del paziente. Di conseguenza, l’AI può esercitare un impatto positivo non solo sul paziente ma anche sul sistema sanitario, aiutando i professionisti nella diagnosi rapida, nella medicina personalizzata, nella progettazione di farmaci, nella valutazione e nel monitoraggio delle malattie, consentendo la raccolta e l’interpretazione di una grande quantità di dati in tempi rapidi, fornendo feedback continui, evitando procedure dispendiose in termini di tempo e riducendo significativamente i costi».

Professoressa Francesca Giampieri

Professoressa Giampieri quali sono gli ambiti della nutrizione in cui l’AI potrà essere più promettente?
«Uno degli ambiti più promettenti dell’AI in campo nutrizionale è senza dubbio lo sviluppo di un’alimentazione personalizzata, basata sulle reali esigenze di ogni individuo. Vi è infatti una crescente consapevolezza che a livello nutrizionale gli approcci adottati per la popolazione generale non sempre rispondono ai bisogni di ciascun individuo, poiché ogni persona può rispondere in modo diverso ai nutrienti presenti negli alimenti, a causa di diversi fattori, come l’età, il sesso, i geni, il microbiota intestinale e le abitudini di vita. Un altro ambito molto promettente riguarda la fase pre-clinica della malattia, nella quale sono presenti i fattori di rischio, ma la patologia non si è manifestata e il paziente non necessita ancora di un trattamento farmacologico adeguato. In queste fasi iniziali, l’AI può rappresentare un valido aiuto per educare l’individuo a consolidare le sane abitudini, come il controllo dell’attività fisica, del peso corporeo e delle scelte alimentari, migliorando la qualità di vita del soggetto e scongiurando l’insorgenza della malattia, con evidenti ricedute positive sia per il paziente che per il sistema sanitario». 

Con la popolazione che invecchia progressivamente quanto è importante l’impiego dell’AI in medicina?
«Con una popolazione sempre più anziana, i dispositivi digitali e l’AI, consentendo la previsione, lo screening e il monitoraggio delle terapie, diventeranno strumenti fondamentali per medici, pazienti e, più in generale, per l’intero sistema sanitario, sia in temini di prevenzione e gestione delle malattie che di promozione della salute. Dal punto di vista dell’individuo, le tecnologie di AI potrebbero infatti accelerare l’obiettivo di raggiungere il mantenimento di un buon stato di salute, formulando precise raccomandazioni personalizzate e incoraggiando lo sviluppo di linee guida per la promozione della salute e la gestione delle malattie. Dal punto di vista del sistema sanitario, l’AI potrebbe aiutare i medici nella scelta della terapia adeguata, nell’aggiustare la dose di farmaco quando necessario, e nell’identificare i pazienti che necessitano di esami più approfonditi o urgenti. Inoltre, l’AI potrebbe alleggerire il carico di lavoro dei professionisti, riducendo il tempo delle visite in presenza, nonché diminuire la lista d’attesa nei centri medici, portando anche a una diminuzione dei costi sanitari generali. Pertanto, le tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale sono strumenti promettenti per la promozione della salute e la prevenzione e gestione delle malattie, ma rimangono ancora alcune questioni delicate da affrontare, come quelle legate alla privacy dei pazienti».

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