Ancona-Osimo

Inaugurazione anno giudiziario Tar Marche, ultradecennale oltre un ricorso su quattro

Su 697 ricorsi introitati nel 2022, 206 (il 29,55%) sono stati definiti con provvedimento intervenuto nello stesso anno, in pratica quasi un ricorso su tre è stato definito nello stesso anno solare di riferimento

Un momento dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2023 del Tar Marche

ANCONA – «Il numero delle pendenze non supera quello dei depositi degli ultimi tre anni, ciò significa che nonostante le carenze di organico del personale di magistratura e amministrativo, mediamente i ricorsi sono decisi nel triennio, rispettando così il termine ritenuto congruo anche a livello europeo per la definizione del giudizio di primo grado». Lo ha detto il presidente del Tar Marche, Giuseppe Daniele, in un passaggio della sua relazione in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2023 alla Loggia dei Mercanti di Ancona. Presenti, tra gli altri, il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, l’assessore regionale Chiara Biondi, il prefetto di Ancona Darco Pellos, il rettore dell’Università Politecnica delle Marche Gian Luca Gregori e l’arcivescovo di Ancona Osimo Monsignor Angelo Spina.

«In questo contesto – ha aggiunto – emergono profili di eccellenza come il tempo medio di definizione dei giudizi cautelari in materia di appalti, pari a 20 giorni, rispetto alla media nazionale di 26 giorni in primo grado, e di 36 giorni in appello». Su 697 ricorsi introitati nel 2022, 206 (il 29,55%) sono stati definiti con provvedimento intervenuto nello stesso anno, in pratica «quasi un ricorso su tre è stato definito nello stesso anno solare di riferimento».

Il magistrato, alla guida del Tar Marche da meno di un anno, ha evidenziato che «le dimensioni medio-piccole della regione e il livello di buona qualità dell’azione delle pubbliche amministrazioni che operano nell’ambito del territorio regionale, mantenendo contenuto il tasso di litigiosità, ci consentono di garantire ai cittadini l’espletamento del servizio di giustizia amministrativa in condizioni di accettabile tempestività».

Un momento della cerimonia di inaugurazione

Il Tar delle Marche ha una percentuale di ricorsi ultradecennale (sono 618, pari al 27,95% del totale) che lo pone a livello nazionale, ha spiegato, «tra quelli più ‘ritardatari’. In pratica oltre un ricorso su 4, fra quelli pendenti, è stato depositato più di 10 anni fa, e deve essere ancora deciso». La causa principale di «questa incresciosa situazione» è legata alla «insufficiente dotazione di personale di magistratura e amministrativo, rispetto ai ricorsi depositati, in particolare nel primo ventennio di attività del Tribunale, che ha portato ad un notevole squilibrio tra quelli proposti e quelli decisi, ed alla formazione di una consistente mole di arretrato».

Il rapporto negativo «si è invertito nel 1997, anno dal quale, fino ad oggi, sono sempre stati decisi più ricorsi di quanti ne sono stati depositati. Gli sforzi profusi hanno portato ad una progressiva diminuzione delle pendenza, pari a 15.199 ricorsi nel 2003, 11.854 nel 2007, 5.979 nel 2012, 3.527 nel 2017 e 2.287 nel 2021, senza però addivenire – ha spiegato in un passaggio delle sua relazione – all’esito sperato, per lo meno relativamente alle controversie più annose. Si è quindi consolidato negli anni un trend paradossale, per effetto del quale molti dei ricorsi più recenti (specialmente quelli che usufruiscono di una corsia preferenziale, essendo assoggettati ai riti accelerati previsti dal codice del processo amministrativo) vengono decisi con sollecitudine, mentre quelli più arretrati continuano a segnare il passo».

Per agevolare la definizione dei processi amministrativi pendenti e garantire maggiore efficienza nella gestione del contenzioso, è stata deliberata l’istituzione di una Sezione interna presso il Tribunale, con decorrenza dal 1 gennaio 2023 (presidente Renata Ianigro, proveniente dal Tar Abruzzo). «L’entrata in funzione della nuova Sezione – ha spiegato – ci consentirà di aggredire in maniera efficace l’arretrato che dovrebbe essere eliminato nel giro di qualche anno (si auspica entro il termine del 30 giugno 2026 previsto dal Pnrr) permettendoci di decidere tutte le nuove controversie in tempo reale».

I presenti

Guardando ai dati relativi all’attività giurisdizionale, emerge che il dato più importante «è quello del leggero incremento pari a circa il 4%, dei ricorsi introitati rispetto all’anno precedente (697 nel 2022 a fronte di 667 nel 2021)». Un incremento, «dovuto dai ricorsi presentati da medici e militari no-vax che hanno subito i provvedimenti di sospensione dell’attività lavorativa e delle correlate decurtazioni stipendiali» e «dai ricorsi presentati dai gestori di stabilimenti balneari in relazione alle decisioni del governo Draghi di non procedere alla proroga delle concessioni che sarebbero venute a scadenza il 31 dicembre 2023».

Sul fronte dell’arretrato «si è verificata una sua riduzione di circa il 3,3% (le pendenze sono passate da 2.287 alla data del 31/12/2021 a 2.211 alla data del 31/12/2022) dato inferiore alla media nazionale attestata sul valore percentuale del 12,8%, ma che deve essere comunque valutato positivamente tenuto conto della presenza in servizio della metà dei magistrati previsti in organico e della circostanza che si conferma un trend virtuoso instaurato a partire dal 1997 i cui i ricorsi arretrati ammontavano a più di 15mila».

La sindaca di Ancona, Valeria Mancinelli, intervenendo nel corso della cerimonia di inaugurazione ha spiegato che «la differenza positiva tra ricorsi definiti e introitati, è sicuramente uno degli elementi di speranza, seppur cauta e ragionata» che segnala una «inversione di tendenza rispetto ai decenni passati». Secondo la sindaca però andando ad analizzare il dato questo appare determinato anche «dalla diminuzione di ricorsi». Se da un lato la diminuzione del contenzioso «è un fatto positivo» Mancinelli ha sottolineato che l’«apparato normativo in cui siamo immersi non è ancora cambiato» e può «far riesplodere una nuova domanda» nonostante «i passi avanti fatti». Per la sindaca occorre intervenire «in maniera più sistemica e radicale» per «rendere attuale il sistema giustizia», ma «vanno colti e sottolineati gli elementi di speranza».

Il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ancona Gianni Marasca ha sottolineato la capacità della giustizia amministrativa «di risolvere in maniera celere» le questioni legate agli appalti e alle opere pubbliche, ed ha posto l’accento sulla necessità di «una giustizia sempre più specializzata».

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