Ancona-Osimo

I volti della Memoria: il ricordo delle vittime dell’Olocausto nelle sculture di Angelo Melaranci in mostra in Prefettura ad Ancona

L'esposizione delle opere in ceramica, sarà visitabile dal 30 gennaio al 4 febbraio 2023. L'inaugurazione in occasione della Giornata della Memoria

Le sculture di Angelo Melaranci

ANCONA – Sarà inaugurata domani 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, presso la Sala del Pianoforte della Prefettura di Ancona, la mostra I volti della Memoria dello scultore Angelo Melaranci. L’esposizione delle opere in ceramica sarà visitabile dal 30 gennaio al 4 febbraio 2023 dalle 10 alle 12.

«Per ricordare a volte è necessario fermarsi, spogliandosi della frenetica quotidianità e vestendosi di panni sdruciti, segnati dagli stenti e dalle torture, gelidi come la neve di Auschwitz, come le mura granitiche di Mauthausen, come gli sguardi vuoti dei deportati – si legge nella nota di presentazione dell’esposizione scritta da Agnese Piccioni, laureata in Beni Culturali, amica della famiglia dello scultore Melaranci, di cui ha seguito il percorso artistico – . Visitando questa mostra ci immergiamo nella memoria di tempi neanche troppo lontani da noi ma così terribili da sembrarci quasi irreali».

Nelle opere dello scultore, in esposizione in Prefettura ad Ancona, vengono ricordate le vittime dell’Olocausto, attraverso «i volti segnati dalla fame, scavati dal lavoro e dalle torture, volti bucati, svuotati della loro dignità ma allo stesso tempo esili figure che rivolgono lo sguardo al cielo, che cercano una luce, una speranza. Osservando le sculture di Angelo Melaranci il vortice della storia con i suoi cicli, i suoi corsi e ricorsi, si ferma e si inchina di fronte al dolore che nei volti e nelle figure diventa tangibile, reale. La mostra ci consente di intraprendere un viaggio; un viaggio nella memoria che ci aiuti a non dimenticare mai ciò che è stato».

L’artista Melaranci alcuni anni fa conobbe Manuela Valletti che gli raccontò la storia di suo padre Ferdinando, sopravvissuto alla tragedia: l’uomo fu caricato su un treno merci alla Stazione di Milano nel 1944, dopo che aveva partecipato ad uno sciopero generale, fu trasferito prima al campo di concentramento di Mauthausen, in Austria, poi a quello di Gusen.

La scultura raffigurante Ferdinando Valletti con accanto il pallone

«Sul foglio di trasferimento qualcuno aveva appuntato che oltre ad essere un dipendente dell’Alfa Romeo era anche Calciatore del Milan e fu così che la salvezza si presentò nella forma di un pallone – si legge nella nota -. Lui stesso raccontò di come le SS gli parlassero di calcio mentre nell’aria si sentiva solo odore di morte».

«Lo fecero giocare a calcio – si legge nella nota di presentazione – , per il loro divertimento, e fu solo per questo che Ferdinando Valletti sopravvisse potendo raccontare la sua terribile storia, lui, che all’arrivo ai campi era un giovane di 70 chili si ritrovò a pesarne 39…però era vivo e poté tornare a casa».

Ferdinando Valletti viene rappresentato con accanto il pallone da calcio che gli salvò la vita, «lo lambisce quasi imprigionandolo il filo spinato, in primo piano una valigia, simbolo dell’ultimo viaggio che fecero milioni di deportati.
Le sculture in ceramica lavorate da Angelo Melaranci assumono forme languide, allungate come se fossero l’ombra di se stesse, perché forse – conclude Piccioni – questo erano gli uomini, le donne, i bambini nei campi di concentramento: ombre impalpabili, svuotate, disperate».