Ancona-Osimo

«Con lui ero felice». Romina, contagiata da Claudio Pinti, racconta la sua storia. Presto l’autobiografia

L'intervista alla donna che ha contratto l'hiv dall'ex partner e che ha avuto il coraggio di denunciare questo "amore malato". Dopo la sentenza dello scorso 14 marzo ha voglia di rinascere e di ricostruire la propria vita. Ecco cosa dice

ANCONA – «Lui era dolce, sensibile, apprensivo, attento. Era sempre presente, mi dava quello di cui avevo bisogno. Con lui ero felice e ci eravamo innamorati o per lo meno io lo ero, ma anche lui diceva di esserlo. Un amore malato però». A parlare è Romina, la donna contagiata dall’ex partner Claudio Pinti, che le ha trasmesso l’hiv sapendo di esserne affetto. L’autotrasportatore di Montecarotto, è stato condannato a 16 anni e 8 mesi lo scorso 14 marzo dal Tribunale di Ancona, per l’omicidio della ex compagna, deceduta per complicanze legate all’Aids (leggi l’articolo), e per le lesioni gravissime procurate alla stessa Romina.

Si erano conosciuti il 29 dicembre del 2017 in una parrucchieria di Agugliano, Romina e Claudio. I due si conoscevano già di vista, anche perché quando Pinti viveva con l’ex compagna, risiedeva poco distante da casa di lei. Quel pomeriggio avevano avuto occasione di scambiare due chiacchiere, poi l’amicizia su Facebook.

Lui le scrive e dopo qualche tempo si scambiamo i numeri di telefono. Iniziano ad uscire insieme, poi arriva il primo bacio. La frequentazione si intensifica e iniziano ad avere rapporti. Si frequentano come due fidanzati, vanno a casa l’uno dell’altra e lui le presenta anche la figlia. «Ero convinta di aver trovato l’uomo della mia vita», racconta Romina che nello sguardo cela dolore, consapevolezza per quanto le è accaduto e soprattutto una grande forza, quella stessa forza che l’ha spinta a denunciare il suo ex partner, Claudio Pinti.

Ma andiamo per ordine. La storia tra i due dopo un iniziale periodo idilliaco aveva già iniziato a mostrare le prime crepe, quando a Romina, l’8 aprile, arrivano i primi sintomi della malattia. Si sveglia di domenica mattina con la febbre ed è proprio Pinti a porgerle il termometro. Dopo due giorni arrivano anche le afte alla gola che non guariscono con nessun farmaco. Poi la notizia choc preannunciata dalla cognata di Pinti con un messaggio su WhattsApp, dove le chiede come sta viste le condizioni di Claudio. Una inquietudine sottile si impossessa di lei che vuole subito vederci chiaro e chiede a Pinti un confronto. Ma lui nega di essere malato. Poi le analisi che confermano l’hiv. Una diagnosi che è un pugno allo stomaco.

Una bruttissima storia che l’ha segnata profondamente non intaccando però la sua grinta. Oggi Romina, dopo la sentenza, ha voglia di rinascere e di ricostruire la propria vita. Intanto sta scrivendo un libro autobiografico, dove ha iniziato a mettere nero su bianco la sua storia, un modo «per esorcizzare il dolore», spiega lei stessa. Una storia che Romina spera possa essere di aiuto ad altre persone «per capire cosa si cela dietro certi visi d’angelo».

«Spero ne venga fuori qualcosa di bello, ma intanto a me serve per buttare fuori il veleno e per evitare di logorarmi, perché io sorrido, ma il dolore non è passato». Un libro che spera possa essere d’aiuto anche a se stessa, perché, spiega, «quando aiuti gli altri aiuti anche te. Questo potrebbe trasformare il dolore, un dolore talmente lacerante che è indescrivibile».

 

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