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Marche, green pass sul lavoro? Confindustria: «Non si può obbligare nessuno al vaccino». Fiom Cgil: «Misura esagerata»

Un tema molto sentito dalle aziende quello del pass da applicare ai luoghi di lavoro per evitare quarantene, contagi e nuovi stop alle attività. Abbiamo raccolto il parere di Claudio Schiavoni, presidente Confindustria e del mondo sindacale marchigiano

ANCONA – Rendere obbligatorio il green pass per accedere ai luoghi di lavoro. Una ipotesi, per ora, che sta circolando in alcuni ambienti di lavoro. Ma il tema è molto sentito nelle aziende che temono per l’Autunno l’arrivo di nuove ondate pandemiche.

La vaccinazione contro il covid, in tal senso, darebbe una “spallata” al rischio di quarantene tra i lavoratori o peggio ancora, di nuovi stop alla produzione. Mentre al governo si tratta ancora per l’applicazione del green pass, e la linea che sembra emergere è quella di doppia dose per gli ambienti a rischio assembramento e una dose per i locali, come i ristoranti, c’è già chi pensa ad un impiego anche nei luoghi di lavoro.

Si dice «favorevole» al green pass Claudio Schiavoni, presidente Confindustria Marche, nel sottolineare però che «ci scontriamo con il fatto che non si può obbligare nessuno a vaccinarsi». Ad oggi il governo ha previsto l’obbligo vaccinale solo per una categoria di lavoratori, quelli della sanità. Ma nonostante sia cattato l’obbligo ad immunizzarsi contro il covid, c’è un fronte che resiste e non ha ancora ottemperato all’obbligatorietà, con il rischio di incorrere nella sospensione. Un tema molto delicato, che divide.

Claudio Schiavoni, presidente Confindustria

«Gli esperti – prosegue Schiavoni – sostengono che i vaccinati hanno meno possibilità di contrarre il covid e di ammalarsi, per cui il buon senso mi porterebbe ad affermare che forse sarebbe il caso che tutti si vaccinassero, ma sono contrario all’obbligatorietà».

Il presidente Confindustria sottolinea «mi affido al senso di responsabilità» di dipendenti e collaboratori, «nessuno si vuole ammalare», ovvio però, come lui stesso evidenzia, che «se tutti lo facessero, saremmo molto più tranquilli e ci sarebbe probabilmente anche una maggiore libertà di movimento all’interno delle aziende, su questo non c’è alcun dubbio, ma non si può obbligare nessuno».

L’altro tema delicato sul tavolo, è quello dei tamponi per i lavoratori no-vax, che quindi avendo scelto di non sottoporsi all’immunizzazione, anche nei casi in cui le imprese hanno offerto questa possibilità, in caso di esecuzione alcuni imprenditori propongono sia a carico dei dipendenti e non dell’impresa.

Tiziano Beldomenico, segretario regionale Fiom Cgil Marche

Contrari all’ipotesi green pass i sindacati. Tiziano Beldomenico, segretario regionale Fiom Cgil, ricorda che i sindacati del settore metalmeccanico, quando il vaccino non era ancora pronto hanno «cercato di tenere sempre aperte le imprese, con l’applicazione dei protocolli di sicurezza». «Avere un pass per poter entrare al lavoro nelle aziende della metalmeccanica mi sembra futuristico e un po’ esagerato – prosegue – visto che non abbiamo mai avuto casi di focolai importanti nelle imprese. Anche in Fincantieri, dove per un periodo ci sono stati alcuni lavoratori positivi al covid, siamo sempre riusciti a gestire il tutto con delle misure di contenimento e con controlli, ma senza obbligare nessuno a fare il vaccino».

Non vi preoccupa la variante Delta che sta facendo crescere i contagi? «I contagi stanno crescendo, è vero, ma non nelle aziende. Bisogna vedere dove intervenire e come intervenire. Non penso che il green pass possa risolvere la questione, visto che siamo stati i primi a prendere misure di sicurezza».  Secondo Beldomenico piuttosto «occorre intervenire nei luoghi di lavoro pubblici, dove c’è contatto con la cittadinanza. Luoghi dove c’è una “massa” di persone». Il sindacalista sottolinea che «finché non c’è una legge che obbliga a vaccinarsi» non si può imporre nelle aziende, «è un tema molto delicato».

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