Ancona-Osimo

Giornale di bordo, la rabbia dei pescatori per le politiche europee. Lazzari: «Aggravio burocratico al nostro lavoro»

L'armatore sta sperimentando l'uso dello strumento con cui deve comunicare il peso del pescato prima di rientrare in porto

Apollinare Lazzari, presidente della Cooperativa Pescatori di Ancona

ANCONA – L’obbligo per i comandanti dei pescherecci di dichiarare il peso delle catture effettuate nella battuta di pesca attraverso il giornale di bordo elettronico, sta stretto agli armatori. Le politiche europee considerate troppo restrittive dai pescatori suscitano la loro rabbia.

«Stiamo provando il giornale di bordo da qualche settimana – spiega Apollinare Lazzari, presidente della cooperativa produttori pesca di Ancona – prevede per noi l’obbligo di dichiarare il pesce che abbiamo a bordo, prima di rientrare in porto, una nuova imposizione che aggiunge un ulteriore aggravio burocratico al nostro lavoro».

L’armatore spiega infatti che in base alla nuova regola i pescherecci devono «comunicare il peso del pescato effettuato con una tolleranza di circa il 10%, ma è quasi impossibile avere un peso così preciso a bordo, perché la barca si muove sotto la spinta del mare, non sta ferma: in base a quello che stiamo vedendo la tolleranza dovrebbe essere non meno del 30%».

L’altra questione posta sul tavolo da Lazzari è quella del congelamento del pesce che viene fatto a bordo «il pesce viene ghiacciato, non possiamo interrompere la catena del freddo – spiega – inoltre vogliono il peso di tutte le specie pescate, un lavoro del genere possono farlo in Nord Europa dove hanno molte ore di navigazione prima di rientrare a terra, nel Mare Adriatico è impossibile».

«È un lavoro che tocca agli armatori che devono comunicare i dati attraverso un tablet – dice – ma bisogna considerare che c’è anche chi ha poca dimestichezza con la tecnologia. Queste regole dimostrano di essere satte fatte senza avere un minimo di conoscenza del mondo della pesca e del lavoro in mare. Per ora è una misura introdotta in via sperimentale, ma il nostro timore – conclude – è che quando andrà a regime per noi la vita sarà ancora più dura, dopo le tante difficoltà che già abbiamo, tra carenza di personale, caro gasolio e un mestiere che rischia di scomparire sotto i colpi delle regole dell’Unione Europea».

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