Ancona-Osimo

Nonni e famiglie ricostruite, Stramaglia: «Una certezza vivente»

Dall'evoluzione del rapporto coi nipoti alla famiglia transnazionale, una riflessione sull'importanza del ruolo dei nonni con Massimiliano Stramaglia, professore ordinario di Pedagogia generale e sociale dell'Università di Macerata

ANCONA – Celebrare «l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società». È con questo obiettivo che nel 2005 è stata istituita, con decreto parlamentare, la Festa dei Nonni che ricorre oggi, 2 ottobre, lo stesso giorno in cui, nel calendario liturgico della confessione cattolica, si celebra la festa degli angeli custodi. E infatti i nonni sono per i loro nipoti un po’ angeli custodi.

Punto di riferimento, presenza stabile e affettuosa, i nonni hanno un ruolo cruciale nella vita e nell’educazione dei nipoti. Una figura di importanza cruciale che negli anni ha avuto una sua evoluzione: oggi i nonni sono informati e sono al passo con i tempi. Ne abbiamo discusso con Massimiliano Stramaglia, professore ordinario di Pedagogia generale e sociale dell’Università degli Studi di Macerata, autore di numerosi libri fra i quali ‘Una madre in più. La nonna materna, l’educazione e la cura dei nipoti’, e a Tommaso Farina, assegnista di ricerca in Pedagogia generale e sociale, Università degli Studi di Macerata.

Massimiliano Stramaglia, professore ordinario di Pedagogia generale e sociale dell’Università degli Studi di Macerata

Com’è cambiata la dinamica del rapporto nonni – nipoti? «In linea di massima, è cambiato il modo di percepire la terza e la quarta età dal punto di visto sociale: oggi, gli anziani scelgono in che modo essere nonni senza più alcuna prescrizione di ruolo calata dall’alto. La caratteristica dei nonni di ogni tempo e ogni dove è quella di avvertire minori responsabilità educative rispetto ai genitori, tant’è che i nonni sono quasi sempre “materni” (affettuosi, premurosi, calorosi) al di là del fatto che siano i genitori del padre o della madre. Il legame nonno-nipote dipende dalla percezione delle figure dei nonni in famiglia: i nonni possono essere considerati come angeli custodi, presenze invadenti, consiglieri esperti o dispensatori economici, a seconda dei casi».

Come si inseriscono queste figure nella complessità delle relazioni educative familiari con il cambiamento innescato dalle separazioni e dalle famiglie ricostituite? «Soprattutto nei casi di separazioni e divorzi, i nonni sono fondamentali perché rappresentano una certezza vivente a fronte delle fratture e degli strappi causati dai problemi familiari. Se i nonni non sono separati, possono fungere da modello di coppia integro e coeso per le nuove generazioni e appianare i contrasti fra i genitori divisi e i figli. Sia il nonno che la nonna rappresentano quell’amore in più che consente ai nipoti di avere “le spalle coperte”. Molti nonni, se intervistati, dichiarano anche di amare più i nipoti che i figli. La verità è che essere nonni rappresenta una nuova opportunità di sentirsi nuovamente genitore e spalanca le porte sull’infinito».

Geograficamente lontani, quali modalità di trasmissione generazionale dei modelli educativi familiari vengono attivati nelle migrazioni e quale ruolo hanno i più anziani che normalmente rimangono nel paese di origine? «Sul piano delle migrazioni, i problemi aperti sono molteplici. Quando una famiglia emigra e i nonni rimangono nel paese d’origine (o viceversa), la famiglia si definisce transnazionale. Filosoficamente, ci troviamo di fronte alla manifestazione di un amore senza confini. Sul piano educativo, il ruolo dei nonni può diventare centrale per alcune comunità e marginale per altre. Si pensi, solo per fare qualche esempio, ai nonni dei Paesi dell’Est Europa, che si spostano da soli nei luoghi ad economia “avanzata” (come l’Italia) per sopperire alle esigenze economiche dei figli e dei nipoti. O alle casistiche di Paesi come la Nigeria, dove la migrazione giovanile si lega molto spesso alla difficoltà di preservare i rapporti fra le generazioni».

La pandemia di Covid-19 ha tenuto nonni e nipoti lontani, come è stato superato il trauma del distacco? «Il Covid-19 ha rappresentato un flagello per le strutture familiari a legame debole. Le famiglie che prima della pandemia presentavano una struttura solida e unitaria hanno resistito all’urto pandemico e, a volte, ne sono uscite rinforzate. Le famiglie che, al contrario, presentavano conflitti latenti sono implose in maniera drammatica, distruggendo un tessuto familiare lacerato a monte. La categoria sociale maggiormente colpita dall’emergenza è stata proprio quella degli anziani: i soggetti più fragili e bisognosi per costituzione fisica e psichica. Oggi, sappiamo che i dolori e le separazioni possono rappresentare anche un’occasione di crescita: come sempre, è la qualità (intensità) del rapporto ad avere la meglio sulla quantità (la frequenza), per quanto anche quest’ultima sia importante».

Il professor Stramaglia evidenzia che il 28 settembre, sul palco del Teatro Lauro Rossi di Macerata, in occasione del Festival delle Humanities 2023, il cantante degli Utah, Jacopo, «ha raccontato al pubblico del legame con il nonno scomparso e di come quest’amore duri ancora nel tempo. Jacopo ha iniziato a scrivere canzoni proprio dopo la scomparsa del nonno: il regalo più bello che un nonno possa fare al nipote è proprio quello del tempo. Un tempo che non ha tempo: che resiste, al di là di ogni forma di separatezza e di confine».

© riproduzione riservata