Ancona-Osimo

Mercatone Uno, incontro in Regione. Ceriscioli: «Non lasceremo soli i lavoratori»

Il presidente regionale ha rassicurato le organizzazioni sindacali e i dipendenti sull'impegno della Giunta. Immediata riconvocazione del tavolo del Mise e interventi anche presso gli istituti bancari

ANCONA – Sollecito al Ministero dello Sviluppo Economico per ottenere in tempi brevi un nuovo incontro e al Tribunale di Bologna per la retrocessione all’amministrazione straordinaria del Mercatone Uno alla M Business. È la linea che intende seguire la Regione Marche sulla base di quanto emerso nel corso dell’incontro tenutosi oggi pomeriggio (6 giugno) in Regione tra il presidente regionale Luca Ceriscioli, l’assessore Loretta Bravi, il consigliere regionale Francesco Micucci e le rappresentanze delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil.  L’intenzione della Regione è anche quella di intervenire presso gli istituti di credito affinché anticipino la cassa integrazione permettendo ai dipendenti rimasti sena lavoro di onorare bollette, affitti e mutui.

La Regione invierà due lettere, una al ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio per sollecitare in tempi rapidi un nuovo incontro al Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) per affrontare nuovamente la situazione del Mercatone Uno e dei suoi dipendenti. L’altra missiva sarà inviata invece al Tribunale di Bologna, al quale il presidente Regionale Luca Ceriscioli intende chiedere la retrocessione ad amministrazione straordinaria del Mercatone Uno alla M Business (che lo gestiva prima) così da accelerare gli ammortizzatori sociali e garantire reddito ai lavoratori in arretrato di due mensilità sullo stipendio.

Mercatone Uno, l’incontro in regione

«Sia come Regione che come sindacati abbiamo reagito tempestivamente  chiedendo l’anticipazione del tavolo nazionale al Mise che poi effettivamente c’è stato – ha dichiarato il presidente regionale Luca Ceriscioli – . Siamo consapevoli dei passaggi che abbiamo di fronte e vogliamo affrontarli insieme. Il primo è quello relativo al Tribunale di Bologna che accogliendo l’istanza di retrocessione sul procedimento di fallimento permetterebbe l’attivazione della cassa integrazione dando quindi strumenti per poter gestire questa fase.  Nel caso in cui dal Tribunale arrivasse una risposta diversa continueremo comunque il percorso insieme alle parti sociali chiedendo una nuova  convocazione  del tavolo al Mise per  l’attivazione di strumenti straordinari a sostegno dei lavoratori nonostante il fallimento dell’azienda. In ultima istanza ci sono gli strumenti regionali di ricollocamento, ma l’auspicio di tutti è quello di poter risolvere la questione con i primi due passaggi in maniera più utile e significativa.  Noi non lasceremo solo i lavoratori e non faremo mancare, come abbiamo fatto fin da subito, il nostro appoggio, la nostra presenza, la condivisione sulle iniziative da prendere  in merito alla decisione del Tribunale, come per la richiesta di sospensione all’Abi dei mutui per questi lavoratori che si trovano in una condizione particolare: non sono stati licenziati e non sono incassa integrazione. Soprattutto chiederemo al Ministero di mettere sul tavolo  tutti gli strumenti che è possibile attivare in questi casi».

I rappresentanti delle organizzazioni sindacali Joice Moscatello (Cgil), Marco Squartini (Cisl) e Fabrizio Bontà (Uil), hanno posto l’accento sulla necessità di proseguire il confronto con la Regione e le Istituzioni locali per permettere la sospensione del pagamento delle rate dei mutui e dei finanziamenti ai dipendenti che hanno perso il lavoro. Inoltre hanno espresso forti preoccupazioni anche per la situazione dei lavoratori e delle imprese dell’indotto, del sistema degli appalti, oltre che dei clienti coinvolti nella vertenza.

«Un incontro molto positivo – commenta Fabrizio Bontà, segretario generale UILTuCS Marche – abbiamo trovato nel presidente e nell’assessore istituzioni veramente al fianco dei sindacali e dei lavoratori in difficoltà economiche, oltre che di prospettive future».

Soddisfatto anche Joice Moscatello segretario generale di Filcams Cgil Marche: «Abbiamo trovato nella Regione un interlocutore attento e in sintonia con le nostre priorità ed esigenze. Oltre ad evidenziare il percorso ottimale su cui spingere, ovvero il Tribunale di Bologna per l’amministrazione straordinaria e la cassa integrazione, abbiamo condiviso anche la necessità di confronto continuo con la Regione per gestire la ricerca di un nuovo interlocutore. Abbiamo provato – prosegue – a muovere dei punti di interesse riguardo i lavoratori degli appalti (pulizie e vigilanza) e quelli dell’indotto, anche loro in difficoltà e quindi debbono essere una priorità della Giunta. Ora occorre portare avanti un percorso che coinvolga Regione e sindacati nel dare una prospettiva ai lavoratori, un modello da utilizzare anche in altri tavoli di confronto».

Giudizio positivo sull’incontro anche dalle rappresentanze dei dipendenti che hanno partecipato all’incontro. Ettore Biagioni, dipendente per oltre 28 anni nel punto vendita di Pesaro e delegato Uil, spiega che per il negozio hanno dato anima e cuore, non solo lui ma anche la moglie, dipendente anche lei dello stesso negozio. Una situazione particolarmente critica la loro, rimasti entrambi senza reddito. «Confidiamo nella Regione – spiega – se tutte le regioni si muovono non potranno lasciare a casa i 1800 dipendenti italiani». Fino a gennaio la catena di arredamenti contava in Italia oltre 3700 dipendenti, poi con i licenziamenti ne erano rimasti 1800. Nell’agosto i dipendenti ancora assunti avevano subito una drastica riduzione di stipendio che aveva già messo a dura prova la gestione di queste famiglie, creando non poche difficoltà anche a chi vive da solo come Maria Teresa Guidi e che magari ha un mutuo sulle spalle da onorare. Delegata Cisl, anche lei in servizio nel negozio di Pesaro da oltre 28 anni, Maria Teresa rivolge un accorato appello alle banche affinché vadano «incontro a chi ha perso  il lavoro e deve pagare le rate del mutuo. Fortunatamente la Regione ci ha assicurato che spingerà su questo». La Guidi però ci tiene anche a chiedere scusa ai clienti che hanno acquistato mobilio e lo hanno pagato ma non hanno ancora ricevuto niente: «noi ci abbiamo messo la faccia fino alla fine, abbiamo venduto fino alle 20 di venerdì sera, poi alle 23,15 la notizia del fallimento».

Mercatone Uno, l’incontro in regione

Il fallimento della catena di arredamento, dichiarato dal Tribunale di Milano, era arrivato il 24 maggio come un fulmine a ciel sereno per i dipendenti che ne sono venuti a conoscenza da Facebook.  Il Mercatone Uno era in amministrazione controllata dal 2015, a causa dei debiti accumulati, poi nell’agosto del 2018 era stato rilevato dalla Shernon e la situazione sembrava essersi stabilizzata fino al triste epilogo.

Ora 140 dipendenti marchigiani della catena di arredamento sono rimasti senza lavoro: 110 prestavano servizio nei tre punti vendita della regione (Pesaro, Monsano e Civitanova Marche) e una trentina nella sede abruzzese di Colonnella.

Lo sciopero ad aprile dei dipendenti del Mercatone Uno di Monsano (Immagine di repertorio)

Sulla vicenda si è espressa anche l’associazione consumatori Assoutenti Marche che ha chiesto al Ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio di istituire un fondo di ristoro per i consumatori che hanno acquistato mobili senza mai riceverli. Nei casi in cui è stato stipulato un contratto di finanziamento con una banca o finanziaria per l’acquisto, precisa Assountenti Marche -, «il Testo Unico Bancario (dlgs 385/93) offre specifiche tutele a chi acquista a rate, nel caso di mancata consegna per grave inadempimento da parte del fornitore. La legge prevede che il consumatore abbia diritto alla risoluzione del contratto di credito, con obbligo, per la società finanziaria di rimborsare al consumatore le rate già pagate e il consumatore non dovrà pagare ulteriori rate».

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