Ancona-Osimo

Dpcm e rebus parchi commerciali, la rabbia di Cna e Confartigianato: «Più flessibilità»

Le associazioni di categoria della provicina di Ancona rileggono la Faq del presidente Conte, e criticano le misure. Si auspicava più morbidezza nelle aperture e più controlli anti-assembramento, e non la chiusura dei centri commerciali nei festivi, prefestivi e ponti

Il Cargo Pier deserto nel tardo pomeriggio di sabato

ANCONA – Il nuovo Dpcm varato il 3 dicembre ha provocato nuove serrate anche in quelle attività che con i precedenti decreti erano rimaste aperte: fra questi ci sono il parco commerciale Cargo Pier di Osimo, dove sono presenti 32 attività commerciali e lo shopping Park di Corridonia. Le attività presenti in questi centri sono obbligate a rimanere chiuse nei festivi e prefestivi e con il ponte dell’Immacolata sono state costrette ad abbassare le serrande venerdì sera senza poterle riaprire fino a mercoledì mattina.

Una mazzata per il commercio: a restare aperti infatti possono essere solo fiorai, edicole, tabaccai, parafarmacie e alimentari. Al Cargo Pier ad esempio sono rimasti aperti solo il negozio di fiori, Risparmio Casa e Tigotà, ma questi ultimi due esercizi potevano vendere esclusivamente presidi medici chirurgici (prodotti per la pulizia disinfettanti, gel igienizzanti per le mani, mascherine e pannoloni).

Graziano Sabbatini, presidente Confartigianato Imprese Ancona – Pesaro e Urbino

Secondo il presidente di Confartigianato Imprese Ancona, Pesaro Urbino Graziano Sabbatini serviva maggiore flessibilità: «Le attività commerciali vanno tenute aperte e con orati prolungati, si doveva vigilare sugli assembramenti, solo così si può vincere la sfida contro il virus, non fermando i parchi commerciali: in questo modo si crea un danno importante alle attività che oltretutto pagano affitti salati. Si continua a sbagliare nel modo di affrontare il problema, bisognava prolungare l’orario di apertura anche di bar e ristoranti e dare regole più chiare: solo chi non riesce a mettersi a norma deve restare chiuso e va indennizzato, non ristorato».

L'intervento del direttore della Cna, massimiliano Santini
L’intervento del direttore della Cna, Massimiliano Santini

«Questo modo di operare, cambiando continuamente le condizioni di lavoro destabilizza il commercio e crea notevoli problemi nella gestione degli approvvigionamenti e dei dipendenti – lamenta Massimiliano Santini, direttore Cna -. Nel caso del parco commerciale ritengo si poteva dare una interpretazione normativa più tollerante, visto che gli ingressi delle attività commerciali sono autonomi. Anche se condividiamo il principio di evitare assembramenti, quando si tratta di negozi che si trovano uno accanto all’altro, senza avere un ambiente comune, si poteva essere più flessibili. Le attività devono lavorare, ma non a singhiozzo».

Secondo il decreto, nelle zone gialle, «nelle giornate festive e prefestive sono chiusi gli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati, a eccezione delle farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, tabacchi ed edicole – si legge nelle Faq del Governo -. Le attività commerciali al dettaglio si svolgono comunque a condizione che sia assicurato, oltre alla distanza interpersonale di almeno un metro, che gli ingressi avvengano in modo dilazionato e che venga impedito di sostare all’interno dei locali più del tempo necessario all’acquisto dei beni».

Inoltre, le attività aperte devono rispettare i protocolli e le linee guida per ridurre il rischio di contagio, fra le quali c’è «il mantenimento, in tutte le attività, del distanziamento interpersonale e – prosegue la Faq – la pulizia e l’igiene ambientale almeno due volte al giorno e in funzione dell’orario di apertura, nonché la garanzia di adeguata aereazione naturale e ricambio d’aria. È inoltre obbligatorio far rispettare le altre misure anti-contagio, come l’ingresso uno alla volta negli esercizi di vicinato (fino a 40 metri quadrati), oltre a un massimo di due operatori e l’accesso regolamentato e scaglionato, in proporzione alla relativa superficie aperta al pubblico, nelle medie e grandi strutture di vendita, differenziando, ove possibile, percorsi di entrata e di uscita».

I negozianti sono tenuti ad affiggere un cartello che indichi il numero massimo di persone che possono essere contemporaneamente presenti all’interno dei locali, dove i clienti sono obbligati ad indossare la mascherina e ad utilizzare i gel disinfettanti per le mani, mentre i lavoratori anche i guanti monouso, specie nei negozi che vendono generi alimentari e bevande.

Per quanto riguarda ristoranti, pizzerie, pasticcerie, gelaterie e altre attività di ristorazione sono aperte con la possibilità di consumare all’interno del locale ma solo dalle 5 alle 18, mentre dopo le 18 è consentita solo la vendita da asporto fino alle 22 e la consegna a domicilio senza limiti di orario. Si può inoltre tornare a mangiare all’interno dei locali negli orari consentiti, sia per la colazione che per il pranzo.

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