Ancona-Osimo

Didattica in presenza, il Nursind fa pressing. Lo sfogo di una infermiera

Con una lettera il sindacato delle professioni infermieristiche fa pressing sul ministro Speranza, sul premier Draghi e sul presidente regionale Acquaroli

Immagine di repertorio

ANCONA – «La scuola in presenza, nelle zone rosse, va garantita anche ai figli del personale sanitario e quindi degli infermieri». Riflettori di nuovo accesi sul mondo della scuola. Questa volta ad affrontare i nodi critici legati alla didattica a distanza è il Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, che lancia un appello al ministro Speranza, al premier Draghi e al presidente della Regione Marche Acquaroli, affinché garantiscano la didattica in presenza per i lavoratori dei servizi essenziali.

I sanitari che continuano ad essere “in trincea” con l’emergenza sanitaria in atto, non potendo usufruire, come altre professioni dello smart working, chiedono che i loro figli possano frequentare la scuola in presenza anche in zona rossa. In base al nuovo Dpcm, varato dal governo Draghi, nelle regioni collocate nelle fasce rosse le scuole di ogni ordine e grado devono attivare la didattica a distanza al 100%. Una misura che però mette in crisi chi lavora nei servizi essenziali come gli infermieri, che per la maggior parte, oltretutto, sono donne.

Lo sfogo di una infermiera

«Sono costretta a lasciare i miei figli da mia madre – spiega Michela, infermiera 42enne, i  prima linea nell’emergenza sanitaria, mamma di due bambini che frequentano la scuola primaria -, non avrei altre soluzioni: i servizi di baby sitting sono molto onerosi e non è semplice trovare qualcuno disposto ad adattarsi ai miei orari. È una situazione molto disagevole anche per la costante preoccupazione per mia madre che è una persona anziana e quindi una delle categorie più fragili in questa pandemia. Mi ritrovo ogni giorno ad andare al lavoro con una preoccupazione e una ansia costanti, nella consapevolezza che non posso mancare al lavoro, visto che noi infermieri, siamo pochi e serviamo “come il pane”, ma dall’altra parte – continua il suo sfogo – il pensiero va costantemente ai miei figli che devono districarsi tra sedute di didattica online e compiti. Quando ritorno a casa sono esausta e penso: quanto si potrà ancora andare avanti in questo modo? E se mia madre si contagia? I nostri figli stanno perdendo davvero moltissimo e noi così ci sentiamo abbandonati».

Le richieste del sindacato

Una categoria che si trova «di fronte ad un vicolo cieco» denuncia il Nursind, sindacato degli infermieri, perché deve «continuare a lavorare al servizio della collettività nella lotta al Covid e vedersi costretta ad abbandonare i propri figli minorenni a casa. Sono state soppresse le ferie al personale infermieristico per garantire una assistenza continua, diamo allo stesso modo agli infermieri, che sono genitori, madri, padri, nonni, zii la possibilità di poter garantire ai propri figli e familiari una giusta qualità di vita» afferma Donato Mansueto.

Tra le misure di sostegno previste dal Decreto Draghi per i genitori con figli in didattica a distanza ci sono l’aspettativa al 50% o non retribuita, oppure bonus baby sitting, «ma ciò in realtà non da risposte adeguate alle problematiche del Servizio Sanitario Regionale ed ai professionisti sanitari.
Reperire una baby Sitter per le famiglie con sanitari è sempre stato un problema, per molteplici ragioni, non ultima la paura di contagi e la flessibilità di orari. Inoltre – fa notare il sindacato, le Aziende Sanitarie nonostante il diritto, spesso ostacolano la concessione dell’aspettativa con gli Ordini di Servizio e le priorità gestionali organizzative
dovute all’emergenza in atto».

In caso di aspettativa, con la carenza cronica di personale che opera nella sanità si verrebbero a creare «conseguenze negative» per il sistema sanitario «già molto precario», andando «ulteriormente a stressare sanitari ormai al collasso psico-fisico». Per questo il sindacato ha inviato una missiva al ministro Speranza, al premier Draghi e al governatore Acquaroli per chiedere che venga loro  in modo da dare seguito al “Piano Scuola 2020-2021” «non solo per gli studenti con “disabilità e con bisogni educativi speciali”, ma anche agli studenti figli di infermieri e altro personale sanitario e di tutti i lavoratori di servizi essenziali, che sono impegnati nel fronteggiare la pandemia Covid-19».

A tal proposito il Nursind ricorda il “Documento per la pianificazione delle attività scolastiche e formative in tutte le Istituzioni del Sistema Nazionale di Istruzione” approvato nel Giugno 2020, nel quale è previsto che le Regioni possano regolamentare la didattica con proprie ordinanze. «Il virus corre veloce – conclude Mansueto -, la politica tarda a dare risposte, noi stiamo facendo il massimo ed anche oltre, permetteteci di farlo sempre come siamo capaci».

Ti potrebbero interessare