Ancona-Osimo

Processo Banca Marche: su Medioleasing spuntano manomissioni al sistema gestionale

Oggi (lunedì 4 novembre) controinterrogatori per Luciano Goffi che dal 14 settembre del 2012 era stato nominato direttore generale dell'istituto di credito, dopo che il presidente Lauro Costa lo aveva chiamato a raccogliere il testimone da Massimo Bianconi

ANCONA – Nuovo controinterrogatorio per Luciano Goffi. L’ex direttore di Banca Marche è tornato sul banco dei teste per essere interrogato dai legali degli imputati del processo per il crac dell’istituto di credito marchigiano. Il collegio penale è stato presieduto dal giudice Francesca Grassi. Goffi non è tra gli indagati.

Luciano Goffi dal 14 settembre 2012 era stato nominato direttore generale di Banca Marche, dopo che il presidente Lauro Costa lo aveva chiamato a raccogliere il testimone da Massimo Bianconi. A metà del 2013 l’incarico alla presidenza di Medioleasing, mentre dal 22 novembre 2015 era divenuto amministratore delegato della Nuova Banca Marche in seguito al piano di salvataggio dell’istituto di credito approvato dal Consiglio dei Ministri.

Tredici gli imputati nel processo sul crac di Banca Marche, tra i quali, l’ex presidente Lauro Costa, l’ex direttore generale Massimo Bianconi e altre figure dirigenziali indagate per bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e di aver posto in essere condotte che hanno impedito l’attività di vigilanza degli organi di controllo.

Al centro dell’interrogatorio della prima mattinata (4 novembre), condotto dall’avvocato Luchetti legale difensore di Giuseppe Barchiesi (direttore generale di Medioleasing), le politiche di leasing con le valutazioni e svalutazioni attuate da Medioleasing. Una questione centrale nel processo quella relativa all’appurare se la banca aveva svalutato correttamente dal momento che, se come sostenuto dai legali delle parti civili gli 823 milioni di svalutazioni erano troppi, senza quel “peso” l’istituto di credito marchigiano avrebbe potuto essere salvato. In questo senso Goffi ha spiegato che l’operazione era necessaria.

In merito al criterio delle svalutazioni l’ex direttore di Banca Marche ha dichiarato che il consiglio di amministrazione vagliava caso per caso l’andamento dei contratti di locazione finanziaria e il bilancio veniva deciso sulla base di questa evoluzione. Inoltre ha spiegato che era impegnata in queste valutazioni una task force di esperti che però ricorda chi fossero a parte alcuni «colleghi dell’ispettorato». L’ex presidente di Medioleasing ha spiegato che dopo la gestione commissariale circa il 50% dei crediti erano deteriorati.

Inoltre nel corso dell’udienza Goffi ha spiegato che su alcune delibere di consiglio c’era stata una «manomissione evidente», ovvero «il cda non aveva deliberato, ma la delibera risultava a sistema». Una situazione che Goffi ha raccontato di aver denunciato alla Procura della Repubblica.

Poi il legale lo ha interrogato sulle delibere relative al controllo interno dei poteri e Goffi ha spiegato che venivano stabilite dal consiglio di amministrazione che per ogni organo ne stabiliva i limiti.

Nella seconda parte della mattinata l’ex direttore è stato interrogato dall’avvocato  Santagata (difensore di Franco D’Angelo, Marco Pierluca e Piero Valentini) che ha chiesto chiarimenti sulle sofferenze e sugli incagli di Banca Marche secondo quanto dichiarato da Goffi nelle udienze del 23 settembre e del 14 ottobre. Poi lo ha interrogato sulle 5 delibere del 2015, oltre che sulle percentuali di abbattimento delle sofferenze e degli incagli.

Ti potrebbero interessare