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Covid Marche, Saltamartini: «Aumentano i casi tra i vaccinati, positivo il 35%». Focolai nelle Rsa di Rosora e Porto San Giorgio

A margine della seduta odierna del Consiglio regionale, l'assessore alla Sanità parlando con i giornalisti ha sottolineato la necessità di implementare la terza dose nelle case di riposo e nelle Rsa dopo i focolai che si sono sviluppati a Rosora e Porto San Giorgio

Test Covid (Foto di Hermann Kollinger da Pixabay)

ANCONA – Accelerare sulla terza dose nelle case di riposo e nelle Rsa, e stringere le maglie delle visite agli ospiti, per evitare il riaccendersi di pericolosissimi focolai covid. È la linea annunciata dall’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini, a margine della seduta odierna del Consiglio regionale. Parlando con i giornalisti, l’assessore ha spiegato che nelle Marche sono in aumento i casi positivi al virus tra le persone vaccinate.

«I vaccinati che risultano positivi sono il 35%» ha spiegato l’assessore, sottolineando che il dato «sta a significare che la tesi dell’immunità di gregge sta vacillando». «I vaccini – prosegue – hanno una efficacia che ormai si ritiene non superiore ai sei mesi, per questo abbiamo già proceduto ad avviare la procedura di vaccinazione (con la terza dose, ndr) del personale sanitario, partita ieri, e ad implementare la vaccinazione nelle case di riposo e nelle Rsa che hanno un pericolo intrinseco per le condizioni degli ospiti».

La situazione nelle Rsa

In Aula Saltamartini ha spiegato che sono due i focolai attualmente attivi nelle strutture che ospitano anziani, a Rosora e Porto San Giorgio, due «casi importanti di inquinamento» di persone vaccinate, per i quali ha affermato la necessità di «imporre dei limiti alle visite».

Secondo l’assessore occorre «tener conto che in questi casi dobbiamo proteggere la vita delle persone: è importante il rapporto sociale con i parenti, perché ci sono moltissime persone in queste strutture che reclamano le affettività fisiche, i rapporti parentali e con gli amici, ma c’è la necessità di impedire che il virus continui a viaggiare all’interno di queste strutture».

Sollecitato sui costi sostenuti dalle strutture durante la pandemia, ha spiegato che si tratta di «un tema molto complesso, perché le spese covid dovevano essere affrontate dallo Stato e questo non è avvenuto: nel bilancio che è stato parificato dalla Corte dei Conti una settimana fa, abbiamo appreso che la Regione Marche per la lotta al Covid ha impiegato molti milioni di euro, che sono stati sottratti evidentemente alle normali attività dei compiti della Regione. Credo che lo Stato – prosegue – , che ha la capacità impositiva fiscale» deve «farsi carico di queste spese, altrimenti rischiamo che questi enti, tantissimi comuni e tantissime associazioni possano subire dei contraccolpi finanziari piuttosto rilevanti, perché sono aumentate le spese, sono diminuiti gli ospiti in molti casi e quindi i bilanci non quadrano».

Terza dose e carenza di medici

Sul tema della terza dose, l’assessore ha riferito circa alcune «difficoltà» per le aziende ospedaliere e l’Asur nel «recepire il consenso informato sul trattamento alla terza dose» per questo, rivolgendosi alle persone che hanno già completato il ciclo vaccinale, ha sottolineato che «la terza dose» viene inoculata «semplicemente per rafforzare le difese immunitarie».

Sentito sull’eventuale obbligatorietà della dose aggiuntiva per tutta la popolazione, ha spiegato che «nelle Marche c’è uno zoccolo duro di persone che non credono all’efficacia dei vaccini, quindi dobbiamo sempre essere consapevoli che esiste la libertà di dire no».

«Per le persone con più di 80 anni» la somministrare della terza dose avviene ad opera dei medici di famiglia, «però stiamo affrontando dei problemi gravissimi su questo versante perché mancano 100 medici di medicina generale, quindi ci sono centomila marchigiani che devono affrontare ogni giorno questo problema dell’assistenza primaria». Un tema che era stato affrontato recentemente nel corso di un vertice in Regione con le associazioni che rappresentano i medici di famiglia. 

Con l’occasione era stata rimarcata anche la carenza di 60 medici del 118, con un impatto sull’organizzazione del sistema urgenza ed emergenza, alla quale si aggiunge anche quella dei medici di continuità assistenziale, ovvero di quelli impiegati nei servizi di guardia medica.

«Sono tutti ragazzi che, essendosi iscritti ai corsi di specializzazione, faranno mancare la loro presenza come continuità assistenziale – puntualizza – Sono tre settimane che il martedì ho convocato i medici di distretto, i dirigenti delle aziende sanitarie, e martedì prossimo spero che si possa trarre una conclusione organizzativa anche con i medici di medicina generale, perché dobbiamo spostare tutta una serie di servizi, quindi rendere il sistema dell’assistenza primaria efficace, ma non sarà una passeggiata».

«Nella nostra regione c’è una carenza spaventosa – aggiunge – è vero che questa carenza si registra in tutte le regioni italiane, però non vale il detto mal comune mezzo gaudio».

Infine, sentito sull’ospedale di Fermo, ha chiarito che «sta viaggiando verso la sua realizzazione: i costi naturalmente devono essere adeguati, ma abbiamo già previsto un impiego importante e significativo di circa 30 milioni per l’acquisto delle nuove attrezzature elettromedicali; di fatto, dal vecchio ospedale Murri al nuovo ospedale potremo portare solamente qualche letto moderno. Non potremo portare le attrezzature che attualmente sono esistenti nell’ospedale».

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