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Coronavirus, Clementi: «In Italia due tipi di focolai»

Il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia del San Raffaele di Milano spiega che per contrastare il covid occorre puntare su prevenzione, controllo, sviluppo di farmaci mirati. Il punto sui vaccini

ANCONA – «In Italia al momento ci sono due tipi di focolai da coronavirus: quelli che derivano dal virus che sta ancora circolando e quelli provenienti dai Paesi esteri dove l’epidemia è sfuggita al controllo». Il professor Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano spiega che è giusta la stretta sui voli decisa dal Ministero della Salute che ha inserito anche Serbia, Montenegro e Kosovo nella lista dei paesi dai quali sono impediti gli ingressi. Lo stop riguardava già anche i collegamenti con Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia ed Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù e Repubblica Dominicana.

«Sono misure imposte per prevenire l’insorgenza di nuovi focolai da importazione» spiega il virologo, nell’osservare come la linea scelta sia stata quella giusta. «Abbiamo gestito bene i focolai covid finora – evidenzia – , dobbiamo continuare così, anche in prospettiva futura». Secondo il professor Clementi «occorre investire su prevenzione e controllo» specie in vista della riapertura dell’anno scolastico. «Dobbiamo cercare di organizzarci al meglio: non si può chiudere il Paese, bisogna invece aprire cercando di rispettare le norme di distanziamento sociale, anche se per i bambini è sicuramente più difficile. Fortunatamente però nei più piccoli la malattia non dà origine a forme gravi come negli adulti».

Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano

Perché? «Non lo sappiamo ancora, ma la differenza nell’evoluzione della malattia fra adulti e bambini è che con il progredire dell’età l’infezione tende ad essere più aggressiva, specie negli over 65 che hanno una maggiore possibilità di sviluppare la seconda fase della malattia».
Clementi spiega che l’infezione si caratterizza per una prima fase virale e per una seconda fase nella quale si sviluppa una tempesta citochinica che avviene con maggiore frequenza negli anziani.

«Sappiamo che età e altri fattori di rischio favoriscono questo andamento della malattia» spiega, ponendo l’accento sulla necessità di sviluppare farmaci specifici contro l’infezione. «Si stanno concentrando tutti sui vaccini, ma è importante non trascurare che servono antivirali mirati: non dimentichiamoci che alcune infezioni recenti, come l’epatite C e l’Hiv sono state vinte con i farmaci e non con i vaccini».

Insomma una frontiera da battere e non trascurare, quella farmacologica. Sul nuovo caso di polmonite ricoverato in terapia intensiva all’ospedale Marche Nord di Pesaro, Clementi precisa che «era prevedibile che si sarebbero verificati nuovi casi, anche se fortunatamente la maggior parte delle persone infette hanno una bassa carica virale e sono asintomatiche».

Intanto però la via verso la realizzazione di un vaccino procede e la sperimentazione è arrivata alla fase tre anche nell’azienda di Pomezia, la Advent-Irbm, che in collaborazione con il Jenner Istitute della Oxford University sta lavorando alla messa a punto di un vaccino. Sono già stati arruolati 4 mila pazienti in Gran Bretagna sui quali verrà avviata la sperimentazione e altri 10 mila se ne affiancheranno presto.  Parallelamente anche un’altra azienda americana è a buon punto e avvierà la sperimentazione in Brasile e negli Stati Uniti. «C’è un fervore enorme che da un lato rende ottimisti, ma dall’altro va guardato con attenzione – prosegue – perché il vaccino deve essere “ipersicuro”: sarei preoccupato se dovesse arrivare un vaccino con una fase sperimentale troppo breve».

Sulla scoperta di un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Milano, dell’Istituto nazionale di astrofisica e dell’Istituto nazionale dei tumori, secondo i quali i raggi ultravioletti emessi dal Sole sarebbero in grado di disattivare il virus Sars-Cov-2, il virologo Clementi spiega che si tratta di una scoperta che «ufficializza il fatto che si possono usare queste raggi per la sanificazioni dei locali come anche le scuole».

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