Ancona-Osimo

Coronavirus e commercio, appello dei sindacati: «Chiudere i supermercati alle 18 e alla domenica»

Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil chiedono provvedimenti a tutela della salute dei lavoratori e lanciano l'allarme sul fatto che la spesa sia per molti un escamotage per uscire di casa

Supermercato

ANCONA – Ridurre l’orario di apertura dei supermercati prevedendone la chiusura alle 18 e tenerli chiusi la domenica. È l’appello rivolto da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil attraverso una missiva inviata al presidente regionale Luca Ceriscioli, ai prefetti, a Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, a Conad e a tutte le altre aziende del commercio.

I sindacati lanciano l’allarme sul fatto che i negozi di alimentari e i supermercati vengono costantemente presi d’assalto nell’arco della giornata dalla popolazione non solo per acquistare cibo, ma anche come
«giustificazione allo spostamento al di fuori delle mura domestiche – scrivono in una nota -. È frequente, difatti, il verificarsi di clienti che si recano nei punti vendita per più volte al giorno per acquistare solo pochi prodotti anche non strettamente necessari e di natura non alimentare».

Inoltre i sindacati chiedono mascherine protettive, gel igienizzanti per le mani, sanificazioni periodiche, installazioni di pannelli in plexiglass nelle
postazioni di cassa e negli altri reparti serviti dove ci sono interazioni con i clienti.

Nonostante per i sindacati sia una situazione «comprensibile dal punto di vista “umano”, comporta dei rischi non accettabili per le lavoratrici e i lavoratori dei supermercati perché aumenta la possibilità del verificarsi di contagi in luoghi di lavoro che non possono chiudere come altri perché divenuti indispensabili per la cittadinanza».

«La situazione nel commercio è stata decisamente sottovalutata – osserva la segretaria regionale Fist Cisl Selena Soleggiati – . I lavoratori sono esposti al rischio di contagio ogni giorno e si fa fatica a far rispettare le norme di base alle aziende: gel, mascherine e organizzazione del lavoro in modo da mantenere le distanze di legge tra lavoratori e tra lavoratori e clienti. Sono stati nel primo periodo considerati dispositivi non obbligatori e non sono mancate interpretazioni a soggetto. Qualche datore di lavoro più avveduto ha fatto in modo di applicarle, in molte realtà è invece la guerra di tutti i giorni. Anche da parte dei cittadini non sempre si è compreso che questi lavoratori svolgono un servizio e che meritano per questo tutela e attenzione. Attenzione nel non andargli a pochi centimetri di distanza magari per una informazione, attenzione nel concentrare gli acquisti solo in alcune giornate. La domenica cari concittadini state a casa con le vostre famiglie evitiamo di affollare le corsie degli ipermercati, perché in gioco c’è un diritto fondamentale: il diritto alla salute. Abbiamo per ora chiesto al prefetto ed alla regione e a tutte le associazioni datoriali di ridurre il nastro di apertura nella settimana e di chiudere la domenica. Se questo non dovesse sortire effetti siamo pronti anche a valutare azioni più pesanti per tutelare i lavoratori del settore che rappresentiamo».

«In questa fase di straordinaria emergenza sanitaria – spiega il segretario Filcam Cgil Ancona Carlo Cotichelli – chiediamo che anche i lavoratori del commercio e della grande distribuzione siano tutelati. È necessario un cambio di passo da parte delle aziende in materia di sicurezza e di garanzia delle condizioni, sia per i lavoratori che per i clienti, affinchè il supermercato sia un luogo sicuro e non diventi una possibile bomba ad orologeria per la diffusione dei contagi. La chiusura domenicale così come gli ingressi contingentati sono elementi essenziali e di garanzia ormai irrinunciabili in vista di una situazione sempre più complicata».

«Siamo costretti a ribadire ancora una volta il concetto di sicurezza – spiega Fabrizio Bontà, segretario regionale Uiltucs Uil – . I lavoratori del commercio insieme a medici e infermieri sono esposti in prima linea  e senza le adeguate protezioni e questo crea timore. Inoltre alcuni negozi sono a norma, mentre altri sono più indietro, ma è necessario che sia garantita la sicurezza per tutti. In questo momento non si può guardare il profitto, occorre pensare piuttosto a tutelare la salute di tutti, perché per debellare il virus bisogna rispettare le norme. Prendiamo atto che la Coop chiuderà il 22 e 29 marzo, speriamo che anche altre aziende la seguano, così da dare umanità alle famiglie».

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