Ancona-Osimo

Coronavirus e anticorpi monoclonali, Clementi: «Una nuova frontiera»

Il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano parla della nuova promettente terapia che conferisce immunità fino a 4 settimane

ANCONA – Contagi in flessione e terapie intensive che si stanno svuotando. L’Italia, messa sotto scacco a marzo dalla pandemia di coronavirus, inizia finalmente a rialzare la testa. Un segnale incoraggiante che mostra il quadro di una infezione che sta proseguendo un trend in discesa che via via si consolida sempre di più come confermano i dati. «Se nelle prime due settimane di marzo al pronto soccorso dell’Ospedale San Raffaele arrivavano in media 100 persone positive al virus, la maggioranza delle quali finiva in terapia intensiva, negli ultimi 20 giorni invece ne arrivano 2 o 3 che non necessitano più del ricovero». È questa la fotografia scattata dal professor Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano, sull’evoluzione epidemiologica del coronavirus nella regione più colpita in Italia: la Lombardia.

Ma il quadro è in miglioramento anche nelle Marche dove i nuovi positivi rilevati nella giornata di ieri erano solo 3, mentre nelle terapie intensive restano 9 persone e da oltre un mese e mezzo non si registrano più ricoveri per polmoniti da coronavirus. «L’infezione sta ancora circolando, ma gli infettati sono quasi tutti asintomatici e isolati a domicilio, non arrivano più in ospedale» spiega il virologo nell’annunciare che la prossima settimana pubblicherà con il collega marchigiano Guido Silvestri, virologo della Emory University di Atlanta, uno studio «in cui dimostriamo la bassissima carica virale del covid-19 in questa fase». Il professor Clementi evidenzia che nei tamponi eseguiti negli ultimi periodi «c’è pochissimo virus, segno che qualcosa è cambiato e iniziamo già a vedere alcune mutazioni come quelle isolate dal mio collega Caruso a Brescia».

Possiamo attenderci dunque che un eventuale colpo di coda del virus possa avvenire in forma più attenuata? «Il timore di una seconda ondata di contagi fra ottobre e novembre c’è, ma bisogna vedere con quali manifestazioni cliniche avverrà. In ogni caso dobbiamo stare allerta perché  se riusciamo a diagnosticare e isolare subito i nuovi positivi, saremo in grado di mappare i loro contatti e circoscrivere un eventuale focolaio sul nascere. Solo in questo modo potremo gestire la situazione senza farci travolgere». Il virologo dice «basta al catastrofismo» al quale hanno contribuito anche quei «modelli matematici che prevedevano per la fine di giugno 150mila persone ricoverate nelle terapie intensive italiane».

Massimo Clementi, direttore Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano

Le ragioni per essere positivi ci sono e arrivano anche sul fronte terapeutico. Una nuova frontiera nel trattamento del coronavirus viene dagli anticorpi monoclonali che stanno dimostrando la loro efficacia.
«Si tratta di anticorpi umani che possono essere isolati e prodotti in grande quantità e che svolgono una attività biologica» spiega Massimo Clementi. Insomma una sorta di farmaco naturale che proprio perché non chimico, «non è tossico e può essere usato anche ad alto dosaggio». «È veramente una nuova frontiera per la lotta alle malattie infettive, una arma in più, tecnologica e di precisione chirurgica, che si aggiunge agli altri farmaci che già abbiamo a disposizione».

Al momento si tratta di una terapia sperimentale già utilizzata in medicina per il trattamento di un particolare virus della polmonite che colpisce i bambini, il virus respiratorio-sinciziale, ma altri anticorpi monoclonali vengono impiegati anche in oncologia e nel trattamento delle malattie autoimmuni. «Sono farmaci molto attivi anche se non proprio a buon mercato, ma di straordinaria efficacia – sottolinea il professor Clementi – . Trasferiscono una immunità ai virus che rimane fino a 4 settimane». Per il coronavirus ne è già stato individuato uno, mentre nel mio laboratorio al San Raffaele stiamo sviluppando un anticorpo monoclonale contro il virus dell’influenza e contro il virus herpes simplex. «L’anticorpo monoclonale è come una pallottola che va a colpire una particolare proteina del virus inibendogli di infettare le cellule dell’organismo – prosegue – . Sono i farmaci del futuro, attivi nella profilassi e nella terapia, una frontiera straordinaria che conferisce anche una immunità passiva».

In che tempi potrebbe arrivare questa nuova terapia, prima o dopo il vaccino? «Se abbreviano i tempi di sviluppo di questi anticorpi consentendo la terapia compassionevole, anche se non si è completato l’iter di registrazione, allora si potrebbe partire prima del 2021, altrimenti i tempi potrebbero essere più lunghi. In ogni caso però gli anticorpi monoclonali arriverebbero prima del vaccino, perché anche del vaccino prima di immetterlo sul mercato si dovrà valutare l’efficacia».

Quando pensa che potremo fare a meno della mascherina? «Ovviamente si tratta di una decisione degli amministratori regionali, ma credo e spero presto. In Veneto hanno già emanato una ordinanza che elimina l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto, ovvio che resta l’obbligo nei locali al chiuso. In ogni caso ritengo che sia inutile mettere la mascherina quando si è fuori. Il problema si porrà piuttosto in occasione della riapertura dell’anno scolastico, quando ai bambini verrà chiesto di indossarla per tornare sui banchi di scuola, ma non sarà per tutti così semplice. Vedremo quale sarà la situazione epidemiologica a fine estate per valutare il da farsi».

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