Ancona-Osimo

Coronavirus: casi in crescita di 30 volte da giugno, ma la contagiosità si abbassa

È quanto emerge dalla fotografia scattata dal Fadoi, Federazione medici internisti ospedalieri, in una indagine relativa all'andamento dell'epidemia nella nostra regione. Ecco tutti i dati

surgery, medicine and people concept - group of surgeons in operating room at hospital talking and preparing to operation

ANCONA – Impennata di contagi da covid-19 da fine giugno ad oggi. Se la fase due aveva registrato un abbassamento dei casi che si erano ridotti quasi allo zero, la fase tre vede invece ripartire quella che anche se in sordina viene definita la seconda ondata. È quanto emerge dalla fotografia scattata dal Fadoi, Federazione medici internisti ospedalieri, in una indagine relativa all’andamento dell’epidemia nella nostra regione.

Da fine giugno ad oggi, i casi hanno registrato una crescita di oltre 30 volte e per 83 positivi su 176 è impossibile il tracciamento dei soggetti a rischio. Andando più a fondo nell’indagine emerge che nella settimana dal 29 giugno al 5 luglio i contagi da covid nelle Marche erano circa 0,79 ogni 100mila abitanti, dal 14 al 20 settembre, settimana di riapertura delle scuole, l’incidenza è cresciuta a 24,57. Inoltre parallelamente l’indice di contagiosità (Rt) è sceso da 1,13 a 0,88, portandosi sotto il valore soglia di sicurezza, fissata ad uno.

Altro dato saliente che emerge è quello dei focolai: se a fine giugno c’era 1 solo focolaio attivo, ora ce ne sono 24, una crescita che tiene in apprensione e pone l’accento sul rispetto delle misure di sicurezza, visto che nelle Marche il 25% della popolazione è over 65 anni e il 42% degli anziani è affetti da una o più malattie croniche, mentre il 20% ha due o più patologie croniche.

«Nelle Marche si è assistito ad un aumento dei casi legati all’allentamento delle misure del distanziamento sociale, al rientro da zone a rischio con conseguente insorgenza di cluster familiari e locali. La situazione è comunque sotto controllo e le strutture ospedaliere non sono oggetto di particolare pressione legata a tale patologia mentre ci si sta attivando in termini strutturali, tecnologici e formativi per poter affrontare una non auspicabile seconda ondata», commenta Roberto Catalini, presidente Fadoi Marche.

Il contact tracing si conferma una delle armi più efficaci a disposizione del servizio sanitario per circoscrivere i nuovi casi ed evitare che la situazione possa degenerare. Ma «nonostante il forte aumento dei casi e quindi dei contatti da tracciare ed isolare per ciascun nuovo positivo, i “cacciatori di virus” delle Asl addetti al contact tracing sono riusciti a far partire il tracciamento dei contatti a rischio nel 100% dei casi – scrive il Fadoi -. E questo con 1,4 addetti al tracciamento per 10mila abitanti, dotazione sopra lo standard minimo di riferimento che è di uno».

Nonostante questo però, per 83 positivi accertati su 176, quasi la metà, non si è riusciti a risalire all’origine del contagio, «Ed è un bel problema – spiega Antonio Miglietta, medico infettivologo, responsabile del servizio epidemiologia della Asl Roma 2 – perché questo significa lasciare in circolazione persone contagiose che non sanno di esserlo. Però non è colpa nostra, ma di chi non rispetta le regole. Come fai a rintracciare i contatti di chi espone tutti a rischio perché non indossa mai la mascherina e non rispetta nessuna delle regole basilari».

«Si sta cercando di mantenere vivo lo spirito di collaborazione multidisciplinare nato spontaneamente durante i momenti più critici che ha visto in molte realtà emergere la leadership degli Internisti Ospedalieri – conclude Roberto Catalini, presidente Fadoi Marche -. Si sta cercando di sensibilizzare il personale sanitario alla vaccinazione contro l’influenza stagionale che potrebbe mettere in ginocchio il sistema».  Intanto sono ripartiti anche i percorsi per le patologie non Covid e gran parte delle attività ambulatoriali.

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