Ancona-Osimo

Donne e fase due: solo un 30% è tornata al lavoro. È rischio impennata di disoccupazione

Su 167mila lavoratori totali rientrati al lavoro nelle Marche, solo 50mila sono donne. Abbiamo raccolto i dati dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro e il commento dell'assessora alle Pari Opportunità Manuela Bora

ANCONA – Le donne sono tra i lavoratori a maggior rischio di disoccupazione in seguito alla pandemia di coronavirus. A dirlo è una stima dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che ha studiato gli effetti del covid-19 sul mondo del lavoro. E il quadro che ne emerge parla di una crisi internazionale senza precedenti.

La riduzione delle attività produttive imposta dai vari paesi per combattere la diffusione del coronavirus ha determinato una crisi economica e del lavoro che potrebbe causare una impennata di disoccupazione globale che coinvolgerebbe da 5,3 a 24,7 milioni di persone. Un dato che andrebbe a sommarsi ai 188 milioni di disoccupati già presenti al 2019. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro tra 8,8 e 35 milioni di persone in più potrebbero trovarsi in condizioni di povertà lavorativa nel mondo.

A crollare sarebbero anche reddito e ore lavorate: nel secondo trimestre del 2020 il numero di ore lavorate potrebbe ridursi del 6,7% andando ad impattare su 195 milioni di lavori a tempo pieno. Ma a risentire di più della crisi sarebbero alcune categorie di lavoratori, fra i quali spiccano, neanche a dirlo le donne, seguite dai giovani, dai lavoratori anziani e da quelli migranti.

Insomma il gender gap si fa ancora sentire. Il problema non è sfuggito all’assessora regionale alle Pari Opportunità Manuela Bora che annuncia una imminente vertice in Regione proprio sulla questione.
«Nei prossimi giorni, si riunirà il tavolo di genere, costituito dalla Regione a fine dell’anno scorso, e valuterà gli effetti della pandemia sul lavoro delle donne».

La fase due scattata da ieri vede solo un «30% di donne» rientrare al lavoro, confermando un quadro i fragilità per quanto concerne l’occupazione femminile che rischia di accentuarsi dopo il lockdown. E i dati dell’Osservatorio statistico consulenti del lavoro lo confermano: nelle Marche, con l’avvio della fase 2, sono 167 mila i lavoratori rientrati al lavoro, di questi solo 50 mila sono donne, un 30%, a fronte di un totale di 396 mila lavoratori attivi.

Manuela Bora

Ma non è tutto, perché stando ai dati, il blocco delle attività produttive ha interessato un 59% di lavoratrici femminili.  «Dobbiamo ancor più promuovere interventi per ristabilire l’uguaglianza» preannunciando che si riunirà a breve il tavolo di genere, costituito dalla Regione alla fine dell’anno scorso, così da valutare l’impatto della pandemia sul lavoro femminile.

«Durante l’emergenza sanitaria – prosegue – le condizioni sono peggiorate: lo smart working, il lavoro di cura e la chiusura delle scuole hanno complicato una situazione già problematica». Nelle Marche infatti le donne percepiscono 7.111 euro lordi annui in meno rispetto agli uomini, oltre a non avere spesso le stesse prospettive di carriera ne tanto meno gli stessi livelli occupazionali.

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