Ancona-Osimo

Consiglio regionale, disco verde a superamento disparità tra terremotati e riduzione rischio sismico

Via libera a maggioranza alle due mozioni, una a prima firma Pasqui e l'altra di Biancani. Polemiche dal gruppo Pd dopo che è stata respinta la mozione contraria al nucleare

ANCONA – Sono diverse le mozioni al centro della seduta di ieri del Consiglio regionale. In Aula disco verde a maggioranza alla mozione per il “superamento delle disparità di trattamento tra cittadini che hanno subito un eguale danno in conseguenza di un evento straordinario ed eccezionale loro non imputabile” e a quella per sollecitare interventi sugli immobili per la riduzione del rischio sismico. Primo firmatario il vice presidente del Consiglio regionale Gianluca Pasqui.

Gianluca Pasqui e Dino Latini

Obiettivo della mozione, quello di impegnare il presidente e la Giunta regionale a richiedere al Governo e al Commissario straordinario per la Ricostruzione di intervenire per eliminare le situazioni di disparità che la normativa ha determinato tra cittadini che hanno subito eguali danni «e che oggi si vedono impediti nel poter richiedere il contributo per la ricostruzione della propria casa, in quanto la mancata attivazione delle utenze crea una situazione di disparità».

«Nel periodo antecedente il terremoto – spiega Pasqui – diverse persone avevano investito sul territorio attraverso l’acquisto di immobili da ristrutturare e in alcuni casi strutturalmente agibili ma che necessitavano di ulteriori interventi volti a renderli abitabili. In molti casi, questi immobili rappresentano l’unica abitazione di proprietà, usufruendo delle agevolazioni prima casa, come ad esempio un mutuo prima casa, pur non avendo attivato l’allaccio delle utenze. E secondo la normativa vigente, la mancata attivazione delle utenze impedisce di fatto la possibilità di accedere ai contributi per la ricostruzione».

Approvata anche la mozione del Partito Democratico, primo firmatario il consigliere regionale Andrea Biancani, che impegna la giunta a farsi promotrice presso il governo di incentivi per interventi sugli immobili finalizzati alla riduzione del rischio sismico.

In Aula è approdato anche il dibattito sul nucleare, nella giornata in cui negli Usa è stata annunciata la svolta sulla fusione. La discussione si è incentrata anche nella scelta della Commissione Europea di considerare il nucleare e il gas naturale tra le energie sostenibili e sul timore che proprio le centrali nucleari possano diventare obiettivi militari o terroristici. ll nucleare è stato il tema al centro di due mozioni, una a firma dem e una a firma M5s, entrambe bocciate, non senza polemiche.

Maurizio Mangialardi
Maurizio Mangialardi

Il gruppo consiliare del Pd ha presentato una mozione contro il nucleare e a sostegno delle energie rinnovabili. L’atto a prima firma del capogruppo del Pd Maurizio Mangialardi, impegnava la giunta a dichiarare la propria contrarietà a ogni forma di produzione di energia nucleare nel paese e a sostenere gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in merito agli investimenti nelle fonti rinnovabili per l’approvvigionamento di energia pulita e sostenibile per industria e trasporti.

«Non sono sorpreso – dichiara il dem Mangialardi -: questo voto ci conferma che la destra, nelle Marche come nel resto del Paese, naviga a vista, non guarda mai in prospettiva futura e, soprattutto, antepone gli interessi particolari ai diritti delle giovani generazioni. La crisi energetica che stiamo vivendo non può e non deve favorire le nichiliste posizioni di retroguardia che anche oggi abbiamo sentito levarsi dai banchi della giunta regionale e della maggioranza, secondo cui l’utilizzo del nucleare sarebbe ormai una necessità ineludibile. Anzi, credo che abbiamo bisogno di andare esattamente nella direzione opposta, chiedendo al governo nazionale e promuovendo a livello locale forti investimenti nelle fonti rinnovabili, tra cui quelli sulle comunità energetiche e l’auto-consumo, sull’impiego dell’idrogeno e sulla realizzazione di sistemi di generazione energetica off-shore, che combinino tecnologie ad alto potenziale di sviluppo con tecnologie più sperimentali come gli impianti a moto ondoso».

A undici anni di distanza dall’ultimo referendum con cui gli italiani ribadirono la loro contrarietà al nucleare già espressa nel 1987 «le ragioni di quella scelta sono da ritenersi ancora valide e lungimiranti – dice il capogruppo del Pd -, visto che oltre ai temi legati alla sicurezza e ai rischi derivanti sia dai processi di produzione che dallo stoccaggio delle scorie, numerosi studi indicano che per produrre energia l’eolico, il fotovoltaico, il geotermico e l’idroelettrico sono ancora oggi più competitivi rispetto al nucleare. Talmente valida e lungimirante – conclude -che continueremo a difenderla e a sostenerla dentro e fuori l’aula del consiglio regionale».

Marta Ruggeri
Marta Ruggeri

Bocciata anche la mozione della consigliera del Movimento 5 Stelle Marta Ruggeri che chiedeva lo stop al nucleare e di puntare sulle energie rinnovabili. «Il centrodestra marchigiano ha votato contro la proposta di puntare sulle vere fonti energetiche sostenibili, escludendo invece dall’elenco il nucleare e il gas naturale».

Sulla scelta della Commissione Ue, di considerare tra le energie eco-sostenibili anche il nucleare e il gas naturale, Ruggeri ha ricordato che ha provocato «forti contrarietà e forti critiche nel mondo scientifico, nell’associazionismo, nella politica e nelle istituzioni di Paesi europei, tanto che i Governi di Spagna, Austria e Lussemburgo hanno annunciato di essere disposti a ricorrere alla Corte di Giustizia. Serviranno decenni, prima che si riesca a produrre energia applicando l’attuale ricerca scientifica sulla fusione nucleare. Ora la priorità è invece dare risposte tempestive e corrette alla crisi energetica, cosa che si può fare puntando sugli strumenti che sfruttano le fonti rinnovabili: non sul nucleare, non sul gas naturale». La mozione di M5s, se approvata, avrebbe impegnato la giunta ad attivarsi sul Governo italiano e ad agire nelle sedi adeguate per indurre la Commissione europea a cambiare indirizzo. Se fossi una cittadina di Spagna, Austria o Lussemburgo – ha concluso -, mi sentirei meglio rappresentata».

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