Ancona-Osimo

Confronto Pd, è crisi: segreteria dimissionaria, si va in direzione

Al vertice fra le segreterie provinciali e quella regionale dei dem si è deciso di affidarsi alla direzione. Se una parte del partito preme per il commissariamento, Gostoli e Mangialardi hanno proposto la costituente

Da sinistra Giovanni Gostoli e Maurizio Mangialardi (immagine di repertorio del periodo pre covid)

ANCONA – Segreteria e segretario regionale del Pd dimissionari alla prossima direzione. È quanto è emerso nel confronto di ieri sera – 7 ottobre – tra i vertici del Pd. L’atteso incontro, avvenuto dopo l’amaro esito elettorale, che ha visto i dem perdere le elezioni regionali e le comunali a Macerata e Senigallia, non ha sciolto i nodi, passando di fatto la palla alla direzione sulla cui convocazione si deciderà oggi.

Intanto il partito resta diviso, fra chi chiede un colpo di spugna per cancellare e rimpiazzare la segreteria regionale e quelle provinciali ricorrendo ad un commissariamento e chi tenta di salvare il salvabile. A spingere per un netto cambio di rotta, c’è una cordata di esponenti politici fra i quali l’ex presidente del Consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo, il sottosegretario al Mise Alessia Morani e il parlamentare Mario Morgoni, insieme alla sindaca di Ancona Valeria Mancinelli, all’ex sindaco di Macerata Romano Carancini e al sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Ma la richiesta di un netto cambio di rotta arriva anche da alcuni versanti della coalizione fra i quali Italia Viva e Articolo Uno che chiedono un rinnovamento.

Presente al confronto, guidato dal segretario regionale Giovanni Gostoli, anche il candidato governatore in quota dem Maurizio Mangialardi: i due esponenti del partito hanno proposto come alternativa al commissariamento la costituente.

L’iter aperto dalla direzione potrebbe vedere due differenti scenari, da un lato il percorso statutario nel quale vengono accettate le dimissioni e si vota nella direzione un nuovo segretario (ipotesi che appare poco probabile per implicazioni sull’immagine del partito), oppure vengono accettate le dimissioni ma si istituisce una reggenza per traghettare il partito fuori dal guado e arrivare al congresso dove si decideranno le sorti. L’altro scenario possibile è quello di andare direttamente al congresso con l’attuale segreteria dimissionaria.

Nell’ambito del dibattito i vertici dei dem hanno discusso dell’esito elettorale ragionando sulle cause della debacle: una sconfitta che secondo l’analisi compiuta da alcuni esponenti delle segreterie andrebbe ricercata in un arco temporale che precede gli ultimi 18 mesi. Sulla base di questo ragionamento già nella precedente tornata elettorale il Pd si riconfermò alla guida della Regione nel 2015 senza avere più la maggioranza (40% dei consensi). Ad accentuare la disaffezione verso il partito avrebbero poi contribuito la gestione del post sisma, il crac di Banca Marche e una serie di scelte non condivise dall’elettorato in vari ambiti, incluso quello sanitario con la chiusura di alcuni ospedali presenti sul territorio.  Ma per altri esponenti sono stati inanellati una serie di errori di cui ora è arrivato il conto salato sul tavolo.

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