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Imprese, le priorità di Confindustria in 10 punti. Schiavoni: «Manifattura al centro»

Il presidente Confindustria Marche ha illustrato i contenuti del documento, già consegnato agli aspiranti governatori regionali, dove l'associazione di categoria ha messo nero su bianco emergenze e necessità per il rilancio del territorio

Claudio Schiavoni
Claudio Schiavoni

ANCONA – «Dalle emergenze alle priorità per la ripresa» è il titolo del manifesto elaborato da Confindustria Marche, contenente le proposte ai candidati governatori in corsa per le elezioni regionali del 20 e 21 settembre.

Nel documento, già consegnato a tutti e gli 8 aspiranti presidenti della Regione Marche, l’associazione degli industriali delle Marche ha messo nero su bianco le principali emergenze riguardanti il territorio, covid, sisma e infrastrutture, e nello stesso tempo ha presentato le sue richieste per il rilancio economico delle Marche.

Dieci le priorità evidenziate da Confindustria per rendere le imprese marchigiane più competitive, innovative, digitalizzate, proiettate verso l’estero e sostenibili. Sul podio del decalogo, gli industriali hanno piazzato ascolto, semplificazione e attrattività, poi avanguardia nella gestione del territorio e nella rigenerazione urbana, investimenti sulle risorse umane, innovazione e ricerca, sviluppo sostenibile ed economia circolare, internazionalizzazione, credito e investimenti, e dulcis in fundo turismo e rilancio delle filiere.

Un programma molto dettagliato di interventi necessari per il territorio con l’obiettivo di generare quel benessere che può nascere solo dall’occupazione e dallo sviluppo. «Proposte chiave per rilanciare il sistema imprenditoriale – ha spiegato il presidente di Confindustria Marche Claudio Schiavoni -,  convinti che la manifattura debba essere al centro delle economie regionali, specie in vista dell’arrivo degli 8 miliardi di risorse europee derivanti sal Recovery Fund». Risorse che secondo Schiavoni vanno investite partendo da una attenta programmazione che eviti la formula “soldi a pioggia” e che punti «per ogni euro investito ad un ritorno in termini di Pil regionale, per riportare benessere e occupazione sul territorio».

Da sinistra Mariani, Tardini e Schiavoni

Il presidente Confindustria ha snocciolato i dati del Centro Studi relativi alla produzione industriale nel primo semestre 2020, dai quali emerge un calo del 22% della produzione industriale, mentre per il 45% delle imprese si è dimezzato il fatturato e il 56% prevede una mancanza di liquidità. Numeri che destano preoccupazione e che, secondo Schiavoni, pongono la necessità di scelte concertate ai «tavoli di confronto» fra Confindustria e politica «per mettere in fila i punti per la ripartenza», perché come ha evidenziato «meglio di noi nessuno sa quello che serve in questo momento».«Il dialogo collettivo è mancato» ha detto Schiavoni, nell’evidenziare che occorre dialogare tutti insieme, «altrimenti si ragiona a comparti stagni», ma ha anche sottolineato che «nell’ultima parte della legislatura siamo stati tagliati fuori perché ci siamo rifiutati di firmare il  protocollo regionale per la sicurezza nelle aziende, perché c’era già quello nazionale».

Una fase, quella attuale, che ha definito come «particolarmente difficile» perché ai due mesi di blocco dell’attività produttiva si è aggiunto un nuovo modo di operare che per il rispetto delle norme anti contagio rende ancora più complessa la vita agli imprenditori che non possono recarsi dai clienti e sono limitati nell’attività di promozione per la cancellazione di numerose fiere di settore.

Insomma si lavora in maniera diversa, con più fatica e meno frutti. «Occorre capire quali sono le strategie di medio e breve periodo e con quali risorse portale avanti», prosegue ma in primis «per ripartire dobbiamo lavorare in contesto più competitivo, dive ci sia più ascolto, visione, programmazione e verifica delle policy regionali». Toccando i tasti dolenti Schiavoni ha evidenziato «siamo in balia burocrazia» e il territorio manca di «attrattività» per cui «si fa fatica a reperire persone disposte a venire sul territorio da altre zone» per la carenza dei servizi. Inoltre ha posto l’accento sulla revisione del piano delle attività estrattive e della rigenerazione urbana, «che consentirebbero di lavorare in un contesto migliore». Il concetto è «se la manifattura funziona stiamo tutti meglio».

Simona Reschini, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori Marche, ha spiegato che i giovani sono una leva molto importante per lo sviluppo delle imprese ed ha sottolineato che la formazione (Its e Università) deve puntare a «competenze tecniche specifiche quanto più connesse alle esigenze delle imprese del territorio». Inoltre ha chiarito che occorre subito attivare le risorse europee della programmazione comunitaria 2021-2027, per alimentare l’impresa 4.0 e dare un sostegno al Digital Innovation Hub marchigiano.

Da sinistra Guzzini e Reschini

Il presidente di Piccola Industria Marche, Gianni Tardini ha detto che occorre puntare su sviluppo sostenibile e economia circolare, ponendo grande attenzione ai 5 obiettivi posti dalla Ue, inoltre ha chiesto che almeno un 35% delle risorse della programmazione 2021-2027 vengano destinare al sostegno alle filiere green, «anche con sinergie tra pubblico e privato». Ma sul tavolo ha messo anche la necessità di realizzare nuovi impianti per la gestione dei rifiuti normali e speciali. Poi il tema della internazionalizzazione con l’export che nel primo semestre del 2020 segna un calo del 17,8% non in linea con la media nazionale (15%) né con quella delle altre regioni del centro Italia. «Occorre aiutare le pmi ad affacciarsi ai mercati esteri» dopo che hanno perso esportatori abituali, per questo ha chiesto l’istituzione di un fondo regionale. Sul tema Confidi ha detto che  c’è la disponibilità di 4 milioni euro per finanziamenti sul territorio, ma vanno integrati con il credito bancario. Infine la necessità di scongiurare infiltrazioni mafiose e usura.

Domenico Guzzini presidente Confindustria Macerata ha ricordato che a 4 anni dal sisma Marche «la situazione è stazionaria e drammatica», la ricostruzione «è al palo» perché solo il 3% è stato ricostruito e ci sono ancora «463 mila tonnellate di macerie da rimuovere». Territori «dimenticati dai politici» e «dall’attuale governatore che non ha fatto nulla per le zone terremotate». Guzzini ha promesso «staremo col fiato sul collo a chi verrà eletto» e se le richieste non verranno ascoltate «scenderemo in piazza con le nostre associazioni, non possiamo stare sempre zitti». Poi ha ricordato la proposta concertata fra associazioni di categoria e sindaci, di una Zes, zona economica speciale con fisco agevolato, «per creare le condizioni favorevoli all’insediamento delle imprese sul territorio e favorire così l’occupazione».

Secondo Guzzini però la ricostruzione va affidata alle imprese edili locali. Infine il tema dei rifiuti con la necessità di realizzare termovalorizzatori, che ha detto «non sarà mai cavalcato dai governatori», ma il rischio è che la regione «scivoli sempre di più verso il sud Italia». Sul fronte della green economy ha spiegato che «occorre guardare al progresso con fiducia» perché la tecnologia aiuta.  Infine il tema del credito, altra nota dolente per le Marche, che dopo il crac di Banca Marche, ora vedono anche Ubi scomparire per essere assorbita da Intesa San Paolo: per Guzzini è necessario che «la Regione favorisca la liquidità per le aziende».

Simone Mariani presidente Confindustria Centro Adriatico ha invece posto l’accento sulle infrastrutture «un tema critico da decenni che anziché migliorare vede un deterioramento ulteriore per le manutenzioni non adeguate sia ordinarie che straordinarie».

Le sfide sono quelle per la terza corsia sull’A14 «collo bottiglia che blocca da nord a sud il Pase», ma anche la rilocazione del tratto ferroviario dove realizzare una pista ciclabile. Poi l’accento sull’aeroporto e sul porto, «due asset fondamentali» per il trasporto delle persone e delle merci: per l’aeroporto ha auspicato da parte della Regione «un rilancio con maggiore entusiasmo rispetto al passato», mentre per il porto i temi sono quelli dell’uscita a nord e dell’intermodalità. Fondamentale la banda ultralarga per connettere imprese e famiglie e il rilancio del turismo: «Le Marche hanno tentato timidamente di diventare una destinazione turistica, ma servono investimenti regionali, con fondi da dirottare su questo settore che negli ultimi anni è stato poco finanziato». Insomma servono investimenti a fondo perduto e agevolazioni sugli interessi, mentre le risorse europee vanno utilizzate non solo per ristrutturare, ma anche per favorire aggregazione, innovazione e digitalizzazione delle strutture.

Lunedì 14 settembre alle 14,45, il vertice fra Confindustria e i candidati governatori Maurizio Mangialardi (centrosinistra) e Francesco Acquaroli (centrodestra) per un confronto sui temi, nel quale Schiavoni ha deciso di dare voce «non ai negazionisti, ma chi ha possibilità». Il documento con le richieste di Confindustria è stato inviato a tutti i candidati governatori.

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