Ancona-Osimo

Conferenza Stato Regioni, Acquaroli: «Aperture sì in zona rossa ma con protocolli di sicurezza»

Il presidente della Regione Marche all'indomani del vertice con il governo sulle riaperture delle attività (bar, ristoranti, palestre, piscine) ribadisce il suo no alle chiusure indiscriminate

ANCONA – Protocolli per consentire alle attività chiuse a causa della pandemia di riaprire. È questa la richiesta della Regione Marche, posta sul tavolo del confronto fra Stato e Regioni che si è svolto ieri – 15 aprile. Le Regioni hanno presentato un documento nel quale chiedono la riapertura di bar e ristoranti anche in zona rossa.

L’ipotesi del nuovo protocollo prevede almeno 2 metri di distanza tra i clienti di tavoli diversi nei locali al chiuso e almeno un metro all’aperto, mentre per i bar dove non ci sono posti a sedere, la richiesta è quella di consentire l’ingresso ad un numero limitato di clienti alla volta, assicurando la distanza di 2 metri tra le persone anche per le consumazioni al banco.

Nel documento c’è anche la richiesta di dare il via libera ai buffet, a patto che clienti e personale indossino la mascherina, al gioco delle carte, sempre con mascherina, e al ritorno dei giornali nei locali.

Ristoranti, bar, palestre, piscine e cinema devono tornare a lavorare anche in zona rossa, una posizione dalla quale non si è discostata neanche la Regione Marche. Il presidente Francesco Acquaroli, chiede il rispetto dei protocolli e nel fare un parallelismo tra zona arancione e zona rossa, cita l’esempio di attività come quelle di parrucchieri ed estetiste, costrette a restare chiuse in fascia rossa, mentre possono rimanere aperte in zona arancione.

«Ha senso tenere chiuse queste attività in zona rossa e aperte in zona arancione? – si domanda Acquaroli – Se una attività è in grado di lavorare in sicurezza e nel rispetto del protocolli stabiliti non vedo perché non possa lavorare».

Alla stessa maniera per bar e ristoranti il presidente della Regione Marche ritiene opportuna la riapertura anche a cena, in zona arancione e rossa, dal momento che, come sottolinea, «all’interno dei locali pubblici è garantito il distanziamento», mentre nelle abitazioni private il rischio è che si creino degli assembramenti che sfuggono al controllo, facendo poi alzare la curva della pandemia.

Il punto cruciale per Acquaroli, è quello di legare le restrizioni al buon senso e a corretti comportamenti, con in primis il rispetto dei protocolli. Mentre la campagna vaccinale procede arrivando a coprire una fetta sempre maggiore della popolazione, secondo Acquaroli occorre arrivare ad un «cambio di paradigma»,  per evitare che la crisi economica metta in ginocchio tante attività.

«Se un anno fa precauzionalmente abbiamo chiuso tutto, oggi bisogna che stabiliamo dei protocolli per consentire alle attività di lavorare», pena una crisi economica e sociale dalla quale sarà sempre più complesso risollevarsi. «In base al rispetto dei protocolli stabiliti e all’andamento della curva pandemica – prosegue – tutte quelle attività che possono operare in sicurezza devono tornare a farlo: al governo chiediamo buon senso», afferma, mentre ribadisce il suo no alle chiusure indiscriminate.

Sul ritorno delle partite a carte nei bar, il governatore sostiene «sarà il comitato tecnico scientifico ad esprimersi, sicuramente non è la priorità su cui doversi concentrare in questo momento, ma anche la socialità ha la sia importanza. Ritengo, tuttavia, che all’aperto e con la stagione estiva alle porte, una persona anziana, indossando la mascherina e rispettando il distanziamento e l’igiene delle mani, possa concedersi una partita a carte, altrimenti si rischia che la socialità fra le persone non esista più». Insomma per il presidente della Regione Marche «bisogna fare di tutto per tornare ad un minimo di normalità».

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