Ancona-Osimo

Condotta antisindacale a Torrette, respinto ricorso LaIsa e Nursing Up. Maraldo: «Abbiamo agito secondo legge»

Respinto il ricorso dei sindacati LaIsa e Nursing Up contro l'Azienda ospedaliera di Torrette per condotta antisindacale. Soddisfazione espressa dal direttore amministrativo dell'ospedale

ANCONA – Respinto il ricorso presentato da LaiSa e Nursing Up contro l’Azienda ospedaliera Ospedali Riuniti di Ancona, in seguito all’applicazione del Decreto Legge 44 sull’obbligo vaccinale per i sanitari. Ne danno notizia i vertici dell’ospedale regionale di Torrette. I due sindacati erano ricorsi al Tribunale di Ancona accusando l’azienda di condotta antisindacale, per mancata informativa alle organizzazioni sindacali.

Ma proprio oggi – 11 ottobre – il Tribunale si è espresso giudicando «corretto l’operato dell’Azienda Ospedaliera» si legge nella nota stampa diramata dall’ospedale, dove si precisa che il giudice «ha pronunciato anche il difetto di legittimazione attiva del sindacato LaIsa, nei casi di presunta condotta antisindacale (Articolo 28 Legge 300/1970) di cui il presidente è il dottor Enzo Palladino, in quanto non ha alcuna rappresentatività su scala nazionale (come richiesto per la proposizione di un ricorso)», dal momento che la sigla sindacale «raggiunge appena lo 0,02%».

Antonello Maraldo, direttore amministrativo Ospedali Riuniti Ancona

Il direttore amministrativo degli Ospedali Riuniti di Torrette, Antonello Maraldo, esprime «grande soddisfazione in merito al decreto odierno che evidenzia l’assoluto rispetto dell’Azienda in materia di condotta nel sistema di relazioni sindacali e riafferma che il sindacato LaIsa non ha la necessaria rappresentanza sindacale per far valere le pretese di cui all’articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori. Inoltre è lo stesso giudice conferma che è provata l’avvenuta informativa da parte dell’Azienda ai sindacati. Il giudice ha riconosciuto che abbiamo agito secondo legge».

Nella nota diramata da Torrette si evidenzia anche che i due sindacati sono stati condannati a risarcire «le spese di lite».

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