Ancona-Osimo

Condomini solidali, Danani di UniMc: «Promuovere autonomia grazie alle relazioni»

Si tratta di una esperienza ancora poco diffusa a livello nazionale, ma che potrebbe rappresentare un modello di una nuova filosofia dell'abitare, specie alla luce del progressivo invecchiamento della popolazione.

Immagine di repertorio

ANCONA – Da oltre un anno a Macerata è sorto un condominio solidale, un complesso di 18 abitazioni, in via Pavese, dove vivono persone ultrasessantacinquenni. Si tratta di una esperienza ancora poco diffusa a livello nazionale, ma che potrebbe rappresentare un modello di una nuova filosofia dell’abitare, specie alla luce del progressivo invecchiamento della popolazione.

Ne parliamo con la professoressa Carla Danani, docente di Filosofia dell’abitare dell’Università di Macerata. «L’iniziativa del “condominio solidale” è interessante per diversi motivi – spiega – . In primo luogo perché l’abitare non è solo una questione di residenza, ma certo è anche una questione di residenza. Mi spiego. Da un lato non è solo una questione di residenza perché l’abitare è ben di più: è il modo in cui gli esseri umani sono al mondo. L’esistere, per gli esseri umani, accade inevitabilmente nel modo dell’abitare, siamo sempre in un luogo e i luoghi non sono meri siti né meri palcoscenici, ma dell’esistenza sono contenuto, ci offrono condizioni di possibilità».

La professoressa Carla Danani

D’altro lato, spiega, «in questo orizzonte, l’abitare è appunto anche una questione di residenza, di casa. Le persone, per la propria narrazione d’esistenza hanno bisogno di praticare molti luoghi ma, tra questi, in modo essenziale, di un luogo dove sostare, trovare riparo, sentirsi accolte. È questo che chiamiamo casa: un luogo non per rinchiudersi, ma dove sentirsi custoditi significa potersi coltivare e potersi aprire con fiducia all’esperienza del mondo. È importante, perciò, come è il luogo in cui risiediamo, quali condizioni di possibilità ci offra per coltivare il nostro progetto d’esistenza, e come ce le offra».

L’altro aspetto sottolineato dalla docente è il fatto che il condominio solidale «coglie la sfida del nostro tempo: prefigurare un certo modo dello “stare insieme” che sia capace di costruire la relazione come un bene non a partire da una comunanza di origine ma, in fondo, da una certa “estraneità”. Persone e famiglie differenti tra loro sono sostenute nel sostenersi a vicenda». Uno stile che «qui si offre come orizzonte, come matrice e come prospettiva è quello della solidarietà – spiega – : non dimentichiamo che la solidarietà è assunta tra i principi fondativi della Costituzione Italiana, nel suo legame inscindibile con la dignità e l’eguaglianza. Si va qui, insomma, nella direzione di ciò che costituisce il fondamento stesso della vita associata».

Alla sfida dell’invecchiamento della popolazione, «che significa il dato positivo di un allungamento delle aspettative di vita, connesso alla più alta probabilità di vivere a lungo soffrendo di qualche patologia, l’iniziativa risponde riconoscendo come la solidarietà sia un modo per promuovere autonomia, questo ha un valore di insegnamento generale. Ci dice, a tutte e tutti noi, che si può coltivare la propria autonomia solo in una rete di buone relazioni. L’autonomia è, insomma, una capacità di tipo relazionale».

Quali i limiti di questo modello? Tra i rischi, che secondo la professoressa Carla Danani, si possono correre c’è quello «di depotenziare la grande fecondità dell’iniziativa incappando in nuove forme di “confinamento”, più soft magari rispetto a quelle che possono accadere in residenze per anziani più tradizionali. A questo proposito si tratta di sorvegliare diversi fattori: la collocazione urbanistica dei condomini, la possibilità, per chi vi abita, di coltivare i propri hobby o costruirsene di nuovi (ad esempio l’orto), ma anche di partecipare alle decisioni che riguardano l’andamento stesso della residenza. Ma è anche di grande rilevanza che chi vi abita possa mantenere il contatto con la natura e un forte interscambio intergenerazionale». La sfida, potrebbe essere proprio quella di «prefigurare condomini solidali intergenerazionali»

© riproduzione riservata