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Clima, Adriatico su di 35 centimetri entro il 2070. Brocchini (Univpm): «Ripensare modello economico e viario»

Secondo le previsioni degli esperti le spiagge di Fano, Montemarciano, Pesaro, Fermo e San Benedetto del Tronto potranno essere allagate e il mare potrà divorare decine di metri di litorale. Gli scenari in due studi

Il tratto di mare davanti alla Scalaccia ad Ancona

ANCONA – Se le emissioni di gas a effetto serra aumenteranno in modo continuo e non si prenderanno provvedimenti per la protezione del clima, si prevede che entro il 2070 il livello del mare lungo la costa marchigiana si innalzerà mediamente di circa 30-35 centimetri, con effetti sull’economia del territorio e sulla viabilità. È quanto è emerso dal “Piano di Adattamento al Cambiamento Climatico” della Regione Marche nell’ambito dello studio nazionale “AdriaClim”, che ha indagato gli effetti degli scenari climatici attuali e futuri sulla costa dell’Adriatico con l’obiettivo di aumentare l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Il progetto, avviato nel 2021 e concluso a marzo 2023, ha analizzato in dettaglio alcuni siti costieri marchigiani, tra i quali Senigallia e Pesaro, per scoprire cosa potrà succedere da qui ai prossimi 50 anni se non verranno adottate azioni di contrasto alla crisi climatica. In parallelo, la Regione Marche ha commissionato all’Università Politecnica delle Marche lo studio “Cascade” che ha ampliato le località oggetto di studio, analizzando la penetrazione dell’acqua sulla costa di Fano, Montemarciano, Fermo e San Benedetto del Tronto.

«Abbiamo utilizzato le proiezioni climatiche di Copernicus, il sistema europeo di osservazione della Terra – spiega il professor Maurizio Brocchini, direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e dell’Architettura dell’Università Politecnica delle Marche – avvalendoci, in via cautelativa, dello scenario peggiore, quello che potrà verificarsi nel caso in cui da qui al 2070 non si mettano in campo azioni di adattamento al cambiamento climatico».

La Regione Marche è stato l’ente attuatore degli studi, condotti con l’ausilio di un gruppo di enti di ricerca, fra i quali spicca, oltre a CIMA Foundation ed EURAC Research, anche l’UNIVPM, con il professor Brocchini che ha coordinato gli studi sulla zona costiera. Gli esperti hanno studiato gli effetti dell’innalzamento del livello medio del mare e dell’aumento dell’intensità delle tempeste per comprendere quale potrà essere la massima penetrazione dell’acqua a terra e l’allagamento massimo che potrà essere raggiunto sulle spiagge e sulle aree urbane a ridosso dei litorali.

In pratica dai due studi è emerso che nel periodo osservato «con tempeste importanti, che si verificano mediamente ogni 100 anni, nelle zone prese in esame, le spiagge saranno completamente allagate, mentre a Fano si verificherà anche l’allagamento di una parte della zona urbana a sud del porto. L’acqua penetrerà per oltre un centinaio di metri a terra» spiega il docente di UNIVPM. 

Nello scenario ipotizzato dagli esperti, ad essere allagata sarà «anche la spiaggia di Montemarciano, anche se con una penetrazione dell’acqua inferiore rispetto a Fano». L’acqua, nella nota località turistica della Riviera delle Palme potrà raggiungere anche le aree urbane nell’area portuale. Ma a subire gli effetti più devastanti del cambiamento climatico sarà Pesaro. «La città più colpita sarà Pesaro – spiega il professor Brocchini – dove nella zona a Sud del porto l’acqua potrà invadere l’area urbana fino a 300 metri: queste zone della città finiranno sott’acqua».

«Un innalzamento del livello medio del mare di 30-35 centimetri – aggiunge – lungo una costa come la nostra, caratterizzata da fondali marini con pendenza molto bassa, causerà l’allagamento permanente di importanti porzioni di spiaggia, con riduzione delle zone utilizzabili per attività turistiche, che saranno significativamente impattate. Inoltre, in condizione di tempesta estrema impatti importanti si avranno sia sul tessuto urbano che sulle infrastrutture viarie, comportando grossi cambiamenti sia al tessuto economico che alla viabilità».

A scatenare l’aumento del livello del mare sono numerosi fattori, fra i quali lo scioglimento dei ghiacciai nelle aree continentali e polari del Pianeta e la dilatazione termica degli oceani. «Nei prossimi anni sarà necessario affrontare alcune criticità – osserva il docente UNIVPM – come il riposizionamento delle infrastrutture viarie, quali la ferrovia, che corre lungo la linea costiera, e iniziare a pensare sin da subito ad un modello economico che possa assorbire eventuali impatti negativi causati anche dalla perdita di porzioni di spiaggia».

Tra i problemi da risolvere, secondo il docente, ci sarà anche quello dell’alta concentrazione di popolazione lungo la costa: con il cambiamento climatico ci sarà una riduzione degli spazi vivibili causata dagli allagamenti. L’altro tema sul tavolo è quello dell’erosione costiera «fino ad ora spesso affrontato utilizzando ripascimenti, ma che andrà gestito in futuro anche pensando ad un arretramento delle infrastrutture».

Nello studio “Cascade” gli esperti hanno analizzato anche le strategie di adattamento al cambiamento climatico delle opere di difesa costiera, come le scogliere sommerse e quelle emerse, riscontrando che queste ultime «sono più efficaci delle sommerse in quanto riflettono l’onda verso mare, piuttosto che abbatterne l’intensità per frangimento».

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