Ancona-Osimo

“Claudio Comirato, 30 anni in bitonale”: tra soccorsi toccanti e aneddoti, la storia della Croce Gialla vista dal volontario

Il ricavato del libro, stampato con il contributo di alcuni sponsor, verrà devoluto alla pubblica assistenza. Nel testo i racconti di alcuni soccorsi e l'evoluzione dell'associazione

Al centro da sinistra C,laudio Comirato e Alberto Caporalini, insieme a due volontari

ANCONA – «Non avevo ancora 17 anni quando a casa, una bella mattina, chiesi a mia madre di firmare un foglio per l’ammissione in qualità di socio assistente alla Croce Gialla di Ancona». Inizia così “Claudio Comirato, 30 anni in bitonale”, il libro autobiografico in cui il volontario della Croce Gialla di Ancona racconta i suoi trent’anni nell’associazione.

Un testo «scritto con il cuore in mano», come spiega lo stesso autore, nel quale traspaiono la generosità, la solidarietà, lo spirito di abnegazione e di sacrificio, che accomunano i tanti volontari che ogni giorno mettono a disposizione il proprio tempo per aiutare chi ha bisogno.

E anche l’obiettivo del libro non poteva che avere il cuore al centro di tutto: il ricavato verrà infatti devoluto alla Croce Gialla di Ancona per l’acquisto di attrezzature e dispositivi. «L’idea – racconta – è nata l’anno scorso, a marzo, quando abbiamo iniziato a fare i primi trasporti legati al covid. Da lì mi sono reso conto che stavamo vivendo una situazione che non aveva precedenti, e che ha cambiato il modo di fare servizio e il rapporto con il paziente».

Il volontario racconta che, a causa della pandemia, si è passati da un tipo di soccorso in cui il trait d’union era rappresentato da una vicinanza “fisica” e non solo emotiva ai pazienti, ad uno «più asettico e distaccato» a causa del distanziamento imposto per limitare la diffusione del virus. Uno stimolo forte a raccontare l’evoluzione del volontariato nel soccorso, attraverso 30 anni nei quali è intervenuta anche la pandemia con i suoi stravolgimenti.

Claudio Comirato stringe in mano il suo libro

Il testo, stampato grazie al contributo di alcuni sponsor, può essere acquistato ad Ancona presso il Bar Marco in via Tavernelle, il Bar Borgo Rodi in via Rodi, presso la tabaccheria Mario Barca in via Montebello e l’agenzia di viaggi Cinti in via dell’Industria. Nel volume ci sono una serie di soccorsi avvenuti negli anni, «alcuni belli, alcuni brutti», insieme ad alcune «situazioni grottesche che ti restano dentro», un po’ come il bitonale, il suono emesso dalle ambulanze.

Ma soprattutto c’è il «ricordo di alcune persone che non ci sono più» e di chi si è spento in ambulanza, durante il trasporto in ospedale, come la giovane Romina, una ragazza di Loreto deceduta in seguito ad incidente stradale: ai soccorritori in ambulanza aveva espresso la sua preoccupazione per l’esame di maturità in vista, purtroppo però il suo cuore ha cessato di battere quella notte, portandosi via i suoi sogni.

Un libro che è anche un viaggio su come è cambiato il soccorso negli ultimi trent’anni, partendo «dagli anni ’80, quando era ancora “all’età della pietra” e si usciva con i camici» per approdare ai giorni nostri, con i volontari “scafandrati” per proteggersi dal covid, passando per le prime divise «grazie all’attuale presidente, Alberto Caporalini, che all’epoca era economo e che ha consentito alla Croce Gialla di essere la prima pubblica assistenza ad avere una uniforme».

Il libro scritto da Claudio Comirato

Tra le figure che Comirato ama ricordare nel testo c’è anche quella di Giuseppe Romagnuolo, già presidente della Croce Gialla dorica e “padre” del servizio di elisoccorso dell’ospedale di Ancona. «Ha lasciato una impronta profonda nella sanità marchigiana» osserva, ricordando che a metà degli anni ’80 Romagnuolo fu il precursore della “life car” ovvero l’ambulanza con il medico a bordo quando non esisteva il 118: «Siamo stati la prima pubblica assistenza ad avere il medico a bordo».

Aneddoto curioso, riportato nel libro, quello accaduto ad un anziano alla Vigilia di Pasqua di qualche anno fa «durante un turno di notte». Quando Comirato giunse sul luogo indicato dal 118 per l’intervento, «eravamo finiti in una alcova», racconta nel libro: un anziano lamentava un dolore all’anca mentre era disteso nel letto di una giovane sudamericana che aveva aperto la porta ai soccorritori «in abiti succinti». Insomma l’uomo era stato «tradito dalla protesi all’anca» ed era rimasto «bloccato sul letto», sul comodino lì vicino «creme da massaggio e scatole di preservativi».

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