Ancona-Osimo

Chico Forti, da San Marcello si alza “L’Onda” che chiede giustizia

Il movimento, la cui fondatrice Magda Scoppio è marchigiana di adozione, continua a tenere accesi i riflettori sulla vicenda dell'imprenditore trentino chiuso in un carcere di massima sicurezza a Miami per un delitto di cui si è sempre professato innocente

Chico Forti

ANCONA – Rinchiuso in un carcere di massima sicurezza a Miami da 21 anni, sulla tragica vicenda di Enrico Forti, alias Chico Forti, si sono riaccesi i riflettori proprio in questi giorni, dopo che il ministro degli esteri Luigi Di Maio si è dichiarato ottimista sulla disponibilità al dialogo da parte degli Stati Uniti circa la richiesta del Governo di farlo rientrare in Italia.  Una dichiarazione che arriva dopo quella del sottosegretario Fraccaro che aveva invece parlato di fase delicata della trattativa.
Il 15 giugno del 2000 Chico Forti è stato condannato all’ergastolo per un delitto del quale si è sempre professato innocente. Il velista e imprenditore televisivo trentino, per la giustizia americana ha ucciso l’imprenditore statunitense Dale Pike, il 15 febbraio del 1998, in una spiaggia di Miami, freddandolo con due colpi di pistola alla nuca.

Un processo giudicato da molte persone sommario e che non convince alcuni esponenti del mondo della politica, dello spettacolo, del giornalismo, oltre ai tanti italiani che negli anni si sono interessati alla vicenda, cercando di tenere viva l’attenzione sul caso con numerose manifestazioni. Una storia seguita molto da vicino anche nelle Marche dove si è costituito, nello jesino,  il movimento L’Onda di Chico. Un gruppo diffuso in tutta Italia, dove tante persone sono dedite alla causa di Forti. La fondatrice, Magda Scoppio, milanese di nascita ma marchigiana di adozione, vive da 5 anni a San Marcello, dal 2008 si è appassionata alla vicenda per motivi professionali (all’epoca era speaker radiofonico) e ha abbracciato il “caso” di Forti con grande dedizione. In contatto costante con la famiglia e con lo stesso Chico, parla di «anni difficili, vissuti tra illusioni e disillusioni e senza la giusta attenzione mediatica: tutti sanno chi è Amanda Knox, ma in pochi conoscono la storia di Chico Forti». La Scoppio rimarca che la vicenda è tornata alla ribalta, «dopo anni nel dimenticatoio» grazie alla trasmissione televisiva Le Iene, trasmessa da Italia Uno, che nel gennaio scorso vi dedicò uno speciale di 3 ore.

Il movimento L’Onda di Chico, presente anche su Facebook, continua però a tenere alta l’attenzione e, in merito alle ultime prese di posizione da parte del ministro Di Maio, Magda Scoppio dichiara: «Mi sembra un déjà vu, finché non vedo non credo». Intanto annuncia che per fine mese o al massimo l’inizio di ottobre sarà a Montecitorio per uno dei sit-in che vanno avanti settimanalmente ormai da mesi, con l’unica interruzione obbligata dalla pandemia, per tenere alta l’attenzione. Ma la Scoppio è anche in prima linea con il Movimento, per far breccia fra i Comuni Italiani affinché sostengano la mozione “Giustizia per Chico” che verrà poi consegnata nelle mani di Di Maio per dare più forza a questa grande azione collettiva. Il Comune di San Marcello, l’ha già approvata il 23 giugno scorso.

L’Onda di Chico, una manifestazione

«Per noi è un dovere morale interessarci alla vicenda» dichiara Roberto Francia membro marchigiano de L’Onda di Chico. «Ogni diritto è stato cancellato – prosegue – , è ora di avere giustizia». Francia sottolinea come in tanti si siano spesi in Italia per tenere accesa l’attenzione sulla vicenda: «Quello che emerge dagli atti della sentenza è aberrante» spiega, sottolineando come il “caso” di Chico abbia unito in maniera trasversale forze politiche diverse nel chiedere la libertà per l’uomo che, secondo la giustizia americana, potrà uscire dal carcere solo da morto.

«Abbiamo cercato in ogni modo di dimostrare la sua innocenza – racconta lo zio Gianni Forti – : abbiamo presentato diversi ricorsi alle varie Corti di Appello della Florida per controvertire la condanna emessa senza prove forensi oggettive e sulla base di elementi mai provati. Ma non siamo mai stati presi in considerazione e non c’è stata mai discussione».  Lo zio di Chico è allora ricorso all’intervento dello Stato Italiano e nell’autunno scorso il ministro Di Maio e il sottosegretario alla Presidenza Riccardo Fraccaro, hanno avviato una procedura per riportare in Italia Forti, come detenuto.

L’iter, dettato dalla Convenzione di Strasburgo, prevede che se lo Stato di esecuzione, in questo caso l’Italia, fa richiesta allo Stato di condanna (Usa), il trasferimento dovrebbe essere concesso, ma serve anche il consenso del Governatore della Florida. La pandemia però ha rallentato la procedura che ora sta riprendendo. Lo zio è convinto dell’innocenza di Chico ed è certo che «contro di lui ci sia stato un accanimento, forse perché considerato una persona scomoda» in ogni caso rimarca come la sentenza sia stata emessa «senza prove e con dna negativo, una assurdità». Nonostante i tanti anni di carcere «sta bene ed è reattivo – prosegue lo zio – ripone speranza nelle promesse dello Stato Italiano e nel movimento popolare che lo sostiene con manifestazioni e sit-in in tutto il Paese». «Speriamo che possa tornare presto in Italia – conclude -: la mamma ha 92 anni e l’ultima volta che lo ha visto è stato 12 anni fa, un incubo che prima o poi dovrà finire».

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