Ancona-Osimo

Centri estivi, il Coordinamento Genitori Democratici: «Meno posti, scoperta fascia 14-17 anni»

L'associazione denuncia la riduzione negli anni dei posti per l'accoglienza dei bambini nelle strutture comunali del capoluogo marchigiano. I risultati di un sondaggio condotto su un campione di genitori

ANCONA – Meno posti, difficoltà nell’accoglienza di bambini e ragazzi con disabilità e poi l’assenza di attività per la fascia d’età 14-17 anni. Sono le difficoltà denunciate dal Coordinamento dei Genitori Democratici per quanto riguarda i centri estivi. Arrivata la bella stagione per molte famiglie, in cui entrambi i genitori lavorano, si apre il dilemma di dove lasciare i figli una volta terminata la scuola, specie per chi non ha i nonni su cui poter contare.

«Negli anni – spiega Laura Trucchia del Coordinamento dei Genitori Democratici delle Marche – la capienza dei centri estivi comunali si è sensibilmente ridotta». Prendendo ad esempio la situazione nel capoluogo marchigiano. Trucchia spiega che «nel Comune di Ancona da 600 posti presenti nel 2012 oggi si è passati a circa 350 posti, si sono quasi dimezzati, forse sono incrementati nei centri estivi privati, ma i servizi comunali sono gli unici che possono usufruire delle tariffe calmierate in base all’Isee e molte famiglie che non rientrano nei posti disponibili e non possono permettersi di mandare i figli nei centri privati si trovano in grossa difficoltà».

Il Coordinamento dei Genitori Democratici ha svolto un sondaggio per la rilevazione del gradimento, criticità e
proposte sui servizi scolastici ed educativi nel Comune di Ancona, somministrato on-line tra ottobre e dicembre 2022 tra un campione di genitori di alunni frequentanti gli Istituti scolastici della città di Ancona. Dal sondaggio è emerso che «coloro che scelgono un centro estivo privato lo fanno principalmente perché il servizio pubblico non copre tutto il periodo estivo e perché, inoltre, i tempi di iscrizione non sono adeguati (tardivi). Inoltre, più della metà dei rispondenti ritiene che i centri estivi privati abbiano un migliore progetto educativo». Inoltre, «il servizio comunale ottiene un giudizio negativo – si legge nel sondaggio – rispetto al privato sui tempi di apertura, sulla qualità del progetto educativo e sull’inclusione delle diverse abilità».

Dalle informazioni ricavabili dal sito del Comune di Ancona – si legge nel sondaggio -, i centri ricreativi (fascia 6-14) riaperti dopo la pandemia sono 3 (su 8 aperti precedentemente): Trovamici (via Torresi), La Bottega della Fantasia (via Flavia) e La Nuvola (via Redipuglia)», mentre «risultano solo 2 centri di aggregazione giovanile 17 -24 anni, dislocati in quartieri periferici (Torrette e Ponterosso). Da nostre fonti il centro giovanile in via Marchetti è stato chiuso per mancata agibilità» spiega il Coordinamento dei Genitori Democratici, nel puntualizzare anche che «non sono presenti luoghi di aggregazione in zona centro».

L’altro tema posto sul tavolo dall’associazione di genitori è quello dell’accoglienza dei bambini e dei ragazzi con disabilità, «spesso esclusi dai centri estivi privati perché non hanno educatori formati per seguirli, mentre in alcuni casi basterebbe fare una prova – spiega Trucchia – perché alcune disabilità meno gravi permettono la frequenza, mentre nei casi in cui c’è una disabilità grave i comuni dovrebbero farsi carico di queste situazioni. Abbiamo diverse segnalazioni in tal senso, e il rischio è che questi bambini e ragazzi vengano esclusi».

L’associazione, insieme ad altre 8, e a Grusol capofila, aveva inviato il mese scorso una lettera aperta a tutti i sindaci dei comuni marchigiani, ai coordinatori delle Ast e alla Regione per informarli delle diverse segnalazioni ricevute dalle famiglie circa le difficoltà incontrate dalle famiglie con figli che hanno delle disabilità «ma ad oggi nessuno ci ha risposto».

Secondo il Coordinamento Genitori Democratici servirebbe una formazione ad hoc per educatori così da ampliare l’accoglienza, ma servono anche centri di aggregazione per gli adolescenti. «La fascia d’età 14-17 anni è tagliata fuori dalle attività – dice Trucchia – nonostante sia molto problematica: ci si accorge dell’importanza di servizi dedicati agli adolescenti solo dopo che succedono guai, mai prima».

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