Ancona-Osimo

«Andiamo a bruciargli casa», le manifestanti sul cartellone: «Strumentalizzato, è un meme da lezione di Barbero»

Le attiviste replicano alla Giunta regionale sulla scritta apparsa durante un flash mob, il cui contenuto è stato attribuito all'assessore Latini. Le donne fanno luce anche sulla frase "Questa è guerra", grido delle donne polacche in lotta per i diritti

Il cartellone minatorio

ANCONA – «Spiace, quando si intraprendono azioni serie e condivise, avere interlocutori poco adeguati, che annaspano nel rispondere in modo corretto e puntuale». Sono le parole di replica delle attiviste del diritto all’aborto alle dichiarazioni della Giunta dopo il cartellone apparso davanti al consultorio di Macerata, dove alcune donne marchigiane avevano manifestato.

Nella giornata di ieri, 10 gennaio, era scoppiato il caso e si accesa la polemica politica per le frasi che campeggiavano su alcuni degli striscioni affissi, dove era riportata la scritta «La storia ce lo insegna, andiamo a bruciargli la casa» e ancora «questa è guerra», parole che hanno suscitato una presa di posizione netta da parte di tutta la maggioranza, incluso il governatore Francesco Acquaroli, per il messaggio il cui contenuto è stato attribuito  nei confronti dell’assessore alle Pari Opportunità Giorgia Latini.

L’assessore nelle scorse settimane si era detta contraria all’aborto, esprimendo una posizione personale: affermazione che però aveva suscitato varie reazioni nel mondo sindacale e politico, tanto da spingere le donne aderenti a diversi movimenti per i diritti, oltre che politici, ad organizzare il flash mob.

Ma secondo le manifestanti non si è trattato di minacce, tanto meno di un messaggio diretto all’assessore Latini: «Sorprende innanzi tutto che l’unica donna della giunta, a cui il ben noto meme non poteva essere riferito per regola grammaticale, lo abbia presuntuosamente avocato a sé – scrivono in una nota di replica le manifestanti -. Sorprende inoltre che una assessora alle pari opportunità non conosca il grido delle donne polacche “questa è guerra” e non sappia che non lo hanno inventato per lei».

Secondo il movimento femminile che ha preso parte al flash mob in diverse città delle Marche, si tratta del «simbolo della guerra che le istituzioni (di cui l’assessora fa parte) fanno ogni giorno e in ogni luogo alle donne.
Sorprende infine che non conosca il noto meme ricavato da una lezione dello storico Alessandro Barbero sul tumulto dei Ciompi del 1378 che non è, ancora una volta, riferito a lei e alla sua casa. Piuttosto sono le case delle donne, i centri antiviolenza, i consultori che le istituzioni (di cui fa parte) “bruciano” simbolicamente».

Il fronte della protesta infatti non si era aperto solamente per a sostegno dell’aborto, ma anche sul fronte dei consultori e dei centri antiviolenza sulla gestione dei quali, secondo il gruppo femminile, la Giunta avrebbe voluto intervenire.

«Prendiamo invece atto che la giunta Acquaroli, e la stessa assessora, non sono capaci di rispondere in modo adeguato alle nostre istanze, se non utilizzando strumentalmente ciò che non sono stati neppure in grado di interpretare correttamente», concludono.

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