Ancona-Osimo

Caro gasolio, la protesta delle marinerie vista dalle donne: «Preoccupatissime, per la maggior parte delle famiglie la pesca è l’unica entrata»

Mentre i pescherecci restano ancora al palo nei porti in attesa di risposte da parte del governo contro il caro gasolio, una donna del mondo della pesca ci racconta la situazione

Pescherecci al Mandracchio

ANCONA – «Il caro gasolio ci porta via quasi tutto l’incasso e i costi hanno azzerato praticamente il guadagno: la situazione non è più gestibile. Non so come andrà a finire la situazione, noi speriamo questa settimana di avere un minimo di risposte dal governo». A parlare è Annalisa Giordano, collaboratrice di una impresa di pesca di Ancona. Da due settimane le marinerie dell’Adriatico sono in sciopero contro il caro gasolio e i pescherecci restano ormeggiati nei porti, in attesa di un intervento del governo.

Il mondo della pesca chiede un tetto al prezzo del gasolio che consenta alle imbarcazioni di poter tornare a guadagnare il mare. Proveniente da una famiglia di lunga tradizione nella pesca, Giordano, come spiega lei stessa è «moglie, figlia e nipote di pescatori», ma una fase così complessa come quella attuale non la ricorda.

«Sono due settimane che stiamo scioperando ma non abbiamo avuto ancora nessun riscontro dal governo – spiega -: dobbiamo mandare avanti le nostre famiglie, le imprese della pesca. I costi ci sono ancora, anche se non andiamo in mare: la contabilità ordinaria della barca è una delle spese a cui dobbiamo fare fronte, ma come facciamo se non possiamo andare a pesca? Siamo preoccupatissimi – aggiunge – perché la maggior parte delle famiglie si sorreggono solo con l’impresa di pesca come unica entrata. Come si fa ad andare avanti con il gasolio a questi prezzi?».

Annalisa Giordano

A far infuriare armatori e piccola pesca, spingendoli allo sciopero, alla protesta e anche al blocco del pescato estero (poi risolto, almeno ad Ancona) è il fatto che nel giro di pochi mesi il prezzo del gasolio sia passato da 0,50-0,60 centesimi agli attuali 1,20 euro.

«Si parla tanto di comunità» osserva Annalisa Giordano «allora anche il prezzo del gasolio deve essere uguale per tutti». e propone una tariffa media europea «non a 1,20 euro, ma magari riuscire a portarla a 0,70 -0,75 centesimi, per consentirci di poter tornare in mare con i nostri pescherecci. Ormai l’Italia è diventata un paese in cui chi meno lavora è più tutelato, stiamo andando alla rovescia in tutto».

Sulle proteste dei pescatori intervengono anche Copemo e Ittica del Conero che rassicura sul fatto che «il mancato approvvigionamento di questi giorni» legato allo sciopero «non ha certo aumentato gli acquisti del pesce di importazione, anzi ha creato un ulteriore scompenso economico in un momento già pesantissimo per tutta la filiera del pesce. Grandi quantitativi di pescato locale vengono acquistati giornalmente da queste aziende per essere immesse soprattutto nella grande distribuzione e nella ristorazione, e non possono essere compensate da prodotti similari in termini di freschezza e qualità, pertanto il danno economico è considerevole. Ma si comprendono le difficoltà crescenti degli armatori, con i quali si collabora per cercare soluzioni e dare maggiore forza alla protesta».

Apollinare Lazzari

Intanto dall’Agenzia delle Entrate è arrivato un piccolo segnale: è stato infatti istituito il codice tributo per l’utilizzo, tramite modello F24, dei crediti d’imposta per l’acquisto di carburanti per la pesca (e anche l’attività agricola), un 20% del gasolio consumato nei primi tre mesi del 2022. «Un piccolo passo – commenta Apollinare Lazzari, presidente dell’associazione produttori pesca di Ancona – , ma non serve per tornare ad andare in mare, anche se ammortizza un po’ i debiti contratti nei prime tre mesi dell’anno. Ci attendiamo ben altre risposte».

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