Ancona-Osimo

Caro bollette, Gallegati: «Bisogna muoversi con gli altri paesi europei. Le trivellazioni non bastano, serve la pace»

L'economista commenta le misure annunciate dal nuovo governo e pone l'accento sull'importanza della transizione verso le rinnovabili

ANCONA – Passa per la pace tra Russia e Ucraina e per un’azione comune a livello europeo, la strada per porre fine alla crisi generata dai rincari energetici. Ne è convinto il professor  Mauro Gallegati, docente di Economia all’Università Politecnica delle Marche, allievo di Giorgio Fuà ed Hyman Minsky, e visiting professor in diverse università, tra le quali Stanford, Mit e Columbia. 

Professore, gli aiuti statali non sembrano essere sufficienti a garantire bollette ‘normali’ a cittadini e imprese, senza contare che rappresentano una mossa costosa e che pesa sul deficit dell’Italia. Quali provvedimenti alternativi dovrebbe mettere in campo il governo, nel breve-medio periodo, per non incidere ulteriormente sul debito pubblico?
«Bisogna muoversi con gli altri paesi europei per mettere un tetto al prezzo gas, ma per ora non sembra che ci sia questa volontà da parte di tutti i governi, così come anche da parte del governo italiano. Bisognerebbe tagliare gli aiuti alle imprese che producono e importano energia fossile e destinarle per incentivare le energie alternative».

Secondo il professor Gallegati occorre incentivare il ricorso al fotovoltaico, all’eolico, al geotermico, mentre in merito ai 21 miliardi annunciati dal governo con l’aggiornamento del Nadef spegne i facili entusiasmi: «Si ai ristori, ma come e a chi? Anche agli evasori? Non è ancora stato chiarito come saranno utilizzati».

Taglio del cuneo fiscale, modernizzare velocemente i contratti di lavoro, patto governo-associazioni datoriali-sindacati per mettere più soldi nelle tasche dei cittadini. Può essere questa una soluzione per mettere in condizione cittadini e imprese di avere più soldi per pagare le bollette che non scenderanno nel breve periodo?
«Il cuneo fiscale viene percepito quasi come un ‘mostro’ da combattere, ma è proprio dal cuneo fiscale che arrivano le risorse per importanti servizi, come ad esempio per la sanità. Bisogna quindi stare attenti a come si interviene. Sarebbe più opportuno invece tassare gli extraprofitti delle grandi imprese che hanno fatto soldi con il caro energia e rimettere in circolo queste risorse a favore delle persone e delle imprese, ma al momento non sembra che l’attuale governo sia intenzionato a percorrere questa strada».

Per quanto concerne gli impianti per la produzione energetica, come ad esempio i rigassificatori e le trivelle presenti anche in Adriatico, la maggioranza dei cittadini sembra orientata per il no: è comunque una strada che va percorsa sotto il profilo puramente economico?
«I rigassificatori sono molto pericolosi: vanno posti molto lontano dai porti e, utilizzando un particolare tipo di tecnologia che punta alla rottura delle rocce per estrarre il combustibile, sono dannosi per l’ambiente, non sono sostenibili».

Toccando il tema delle trivellazioni a cui il governo ha dato il suo ok, Gallegati osserva che in Adriatico «non c’è un unico giacimento, ma tanti piccoli giacimenti: in parte possono essere utili, ma non molto perché l’estrazione resta comunque sotto il 10% del fabbisogno». Per far scendere il prezzo dell’energia per l’economista serve innanzitutto la pace, «una tregua tra Russia e Ucraina». Se è vero infatti che la speculazione incide sul rialzo dei prezzi, il conflitto tra i due paesi «è responsabile di gran parte dei rincari. Prima della guerra tra Russia e Ucraina c’era già stato un aumento dei prezzi del 50%, durante il conflitto l’incremento ha raggiunto circa il 200%».

«Anche il nucleare potrebbe aiutare – dice – , ma i tempi di realizzazione sono lunghi specie per gli impianti a fusione che possono essere disponibili forse fra 30 anni. Bisogna ridimensionare i consumi delle produzioni più energivore come ad esempio la plastica e puntare decisamente in direzione della transizione verso le fonti rinnovabili».

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