Ancona-Osimo

Cannabis light, via libera alla vendita. Lo stupore di San Patrignano: «Serve prevenzione e cura»

L'approvazione dell'emendamento inserito nella manovra di bilancio che legittima il commercio della droga leggera non piace alla comunità terapeutica che da anni lotta contro le dipendenze. La psicologa Agostinelli: «Non è vero che non fa male»

ANCONA -«Serve prevenzione e cura». È questo il messaggio forte lanciato dalla comunità terapeutica San Patriganno, che da anni si occupa di tossicodipendenti, dopo aver appreso dell’approvazione dell’emendamento inserito nella manovra di bilancio che legittima la vendita e la trasformazione di qualsiasi parte della pianta di cannabis sativa, comprese le infiorescenze e le resine, a patto che non contengano una percentuale superiore allo 0,5% di tetraidrocannabinolo, il principio attivo (THC).

La norma che prevede una tassazione di 0,4 euro per grammo sul prodotto finito, se la finanziaria verrà approvata, consentirà ai negozi di avere un riconoscimento ufficiale e definitivo. «Cambia completamente la volontà del legislatore che ha emanato la legge 242 del 2016 che intendeva promuovere la produzione della cannabis sativa ad uso industriale – fanno sapere da San Patrignano – . L’emendamento è infatti concepito per promuovere il consumo umano a scopo ricreativo, giocando sul basso contenuto di Thc che comporta, a loro giudizio, l’annullamento o la diminuzione degli effetti droganti».

Una teoria però che fa storcere il naso, a dir poco, alla comunità terapeutica che la vede piuttosto come «una manovra di apertura graduale e strisciante ad una campagna di promozione e legalizzazione della cannabis».

«Non possiamo nascondere il disappunto – spiegano – nel vedere utilizzata la manovra di bilancio, che dovrebbe prevedere unicamente interventi volti alla gestione economica e finanziaria del Paese, per legiferare su un ambito strettamente sociale e sanitario che dovrebbe seguire ben altro iter e che dovrebbe obbligare la politica ad un dibattito serio nei contenuti coinvolgendo tutte le commissioni e gli organismi scientifici interessati».

A non piacere a San Patrigano, che da anni lotta per combattere le dipendenze, è soprattutto il fatto che «la canapa con un contenuto dello 0,5% di Thc possa essere considerata innocua per la salute umana e quindi non considerabile come sostanza stupefacente».

Insomma una scelta, quella operata, che secondo la comunità terapeutica «invece di aiutare le famiglie e i giovani, contribuirà ulteriormente all’abbassamento della percezione del rischio in particolar modo fra le fasce più deboli in un contesto sociale in cui la diffusione di droga è dilagante».

Una posizione condivisa anche dalla psicologa Marianna Agostinelli, Ctu del Tribunale di Ancona: «Non credo che questa norma servirà a prevenire l’uso degli stupefacenti, anzi, ne favorirà il maggior consumo, perché chi prima si limitava dietro il rispetto della regola, ora si sentirà legittimato a provare, visto che è legale. L’obiettivo dovrebbe essere invece quello di scoraggiare il consumo delle droghe piuttosto che aprirsi alla possibilità di farle utilizzare. Non è vero che la Cannabis non fa male, lo sostengono anche gli scienziati, ha un impatto sui neuroni che danneggia a livello cognitivo».

«Riteniamo sia il caso di occuparsi maggiormente dei programmi di prevenzione e cura – concludono da San Patrignano – , sostenendoli con finanziamenti e politiche adeguate e aggiornate costantemente secondo i continui mutamenti del fenomeno delle dipendenze, in particolare tra la popolazione giovanile».

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