Ancona-Osimo

Eternit a Camerino e vecchi televisori in un container al porto di Ancona. Lo smaltimento illecito nel mirino delle forze dell’ordine

Due casi che accendono l’attenzione sulla questione degli ecoreati. I numeri nelle Marche. «Queste discariche sono delle ferite a cielo aperto e riportano l'attenzione sulla necessità di ricorrere a filiere per la buona gestione dei rifiuti ma anche sull'importanza di sensibilizzare la cittadinanza», dice la presidente di Legambiente Marche Francesca Pulcini

ANCONA – Una discarica abusiva a cielo aperto con rifiuti inquinanti e pericolosi fra i quali eternit, olio esausto e auto abbandonate. È quanto hanno scoperto i militari della guardia di finanza della tenenza di Camerino durante un’attività di controllo sul territorio sfociata nel sequestro dell’area eseguito il 17 settembre e nella denuncia del proprietario alla Procura della Repubblica di Macerata, per inosservanza alla norme in materia di tutela ambientale.

I finanzieri guidati dal comandante tenente Alessandro Tomei, hanno rinvenuto nella discarica che si trova nel comune di Camerino, rifiuti abbandonati da anni, fra i quali anche 10 tonnellate di materiale ferroso, rottami di auto, lamiere e reti metalliche, materiali inerti, oltre 100 pneumatici usati, batterie di autoveicoli, uno scafo cabinato e altro materiale.

Una quantità ingente di rifiuti che forse potrebbe non appartenere esclusivamente al solo proprietario dell’area sequestrata. Intanto proseguono le indagini da parte della Guardia di Finanza e verranno eseguite ulteriori verifiche con il personale Arpam che dovrà valutare l’eventuale contaminazione del terreno sottostante e provvedere alla bonifica dell’area, oltre che al corretto smaltimento dei rifiuti inquinanti.

 

carabinieri
carabinieri

Un sequestro, quello delle fiamme gialle di Camerino, che segue di pochi giorni un altro importante eseguito al Porto di Ancona dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico e dall’Ufficio delle Dogane di Ancona che hanno scovato oltre 27mila chilogrammi di rifiuti pericolosi Raee, stipati in un container pronti per essere smaltiti illecitamente spedendoli in Camerun. Tra i rifiuti c’erano numerosi televisori a schermo piatto di varie dimensioni, monitor a “tubo catodico”, veicoli agricoli, varie apparecchiature telefoniche di vecchia concezione, modem e varie matasse di cavi elettrici, trasformatori, componenti meccaniche, olio minerale, forni a microonde, parti di motori di condizionatori d’aria, parti di ammortizzatori usati per veicoli, reti da letto, materassi, radio, compressori, idropulitrici e altro. Un altro caso di smaltimento illecito, sfociato nella denuncia di tre persone originarie del Camerun.

Dura la condanna da parte di Legambiente: «Un grande ringraziamento va rivolto alle forze dell’ordine sempre il prima linea nelle attività di contrasto agli smaltimenti illeciti e alle discariche abusive – commenta la presidente di Legambiente Marche Francesca Pulcini -. Non avremmo mai saputo che fine avrebbero fatto questi rifiuti se non fossero intervenute le forze dell’ordine, con un possibile grave danno per l’ambiente. Due casi che riportano l’attenzione sulla necessità di ricorrere a filiere per la buona gestione dei rifiuti pericolosi, ma anche sull’importanza di sensibilizzare la cittadinanza verso situazioni di abbandono dei rifiuti. Occorre promuovere il rispetto della tutela ambientale, queste discariche sono delle ferite aperte».

La presidente di Legambiente rivolge un appello alla comunità chiedendo di segnalare situazioni di questo tipo e ricorda che sul sito VolontarixNatura di Legambiente è possibile scaricare una App che consente di scattare immagini e di inviarle ad un database da quale vengono poi fatte partire segnalazioni agli organi competenti. «Questo genere di rifiuti è prezioso e può generare una nuova economia – prosegue Francesca Pulcini – sono quindi al centro di una grande attenzione sul fronte dell’economia circolare. Ogni anno con il rapporto Ecomafie denunciamo questa parte di Italia che non ci piace e che vogliamo raccontare per far capire che le cose devono cambiare anche grazie all’approvazione della legge sugli ecoreati. Anche se le Marche sono tra le regioni più virtuose nel Paese da questo punto di vista, perché investe e crede nella buona gestione dei rifiuti, occorre comunque mantenere alta l’attenzione sul fenomeno».

Rifiuti

Secondo il report Ecomafie di Legambiente emerge che sul fronte del ciclo illegale dei rifiuti, sono state 212 le infrazioni accertate nelle Marche nel 2018, con 341 denunce
72 sequestri, numeri che sono valsi alla nostra regione il 14° posto nella classifica nazionale.
È soprattutto la provincia di Macerata a registrare i numeri più consistenti posizionandosi per prima nella classifica regionale con 62 infrazioni, 58 denunce e 21 sequestri, seguita da Ancona con 55 infrazioni, 135 denunce e 27 sequestri, Ascoli Piceno con 24 infrazioni, 33 denunce e 1 sequestri, Pesaro e Urbino con 22 infrazioni, 25 denunce e 8 sequestri. Dati non allarmanti ma sui quali occorre comunque porre attenzione, come evidenziato da Legambiente.

Della questione dei rifiuti Raee sequestrati al porto di Ancona si è interessato anche il senatore della Lega Paolo Arrigoni preoccupato del fatto che «questi apparati, se smontati in modo rudimentale, rilasciano nell’ambiente mercurio tossico, piombo e altri metalli pesanti, gas tossici e arsenico».
Arrigoni, componente della Commissione Ambiente, ha depositato in Senato un’interrogazione per chiedere al Ministro dell’Ambiente Costa di intervenire sulla vicenda per stroncare «il fenomeno dello smaltimento illecito dei Raee tramite spedizioni all’estero».
Un fenomeno che, come spiega il senatore, «vede ogni anno esportare illegalmente dall’Europa 350 mila tonnellate di questi rifiuti, soprattutto in Africa e in Asia».

«Lo smaltimento illegale di Raee in paesi privi di regolamentazione e quindi con costi estremamente bassi – prosegue Arrigoni – è una pratica rischiosissima per via dei trattamenti che vengono effettuati su materiali tossici, altamente pericolosi per l’ambiente e per la salute delle persone impiegate», spiega Arrigoni.

 

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