Ancona-Osimo

Cambiamento climatico: prof UnivPm tra gli studiosi dell’appello ai media: «Non parlare di cause e soluzioni alimenta l’inazione»

Il professor Roberto Danovaro e il professor Carlo Cerrano, docenti dell'Università Politecnica delle Marche, tra i cento scienziati e studiosi italiani che hanno lanciato l'appello

La piazza di Cantiano dopo l'alluvione

ANCONA – Ci sono anche due docenti dell’Università Politecnica delle Marche, il professor Roberto Danovaro e il professor Carlo Cerrano, tra i cento scienziati e studiosi italiani che hanno lanciato un appello alla comunità scientifica e ai media affinché si parli del cambiamento climatico.

«Parlate delle cause del cambiamento climatico, e delle sue soluzioni. Omettere queste informazioni condanna le persone al senso di impotenza, proprio nel momento storico in cui è ancora possibile costruire un futuro migliore» è quanto scritto nell’appello, siglato, tra gli altri anche dal premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi. Ondate di calore con temperature record, fenomeni estremi, alluvioni e forti grandinate, sono alcune delle espressioni del cambiamento climatico, i cui effetti si stanno manifestando con una frequenza crescente nel nostro Paese e che hanno colpito drammaticamente anche le Marche (alluvione del 15 settembre nel senigalliese con 12 vittime accertate, una persona ancora dispersa e danni ingenti).

«I media italiani parlano ancora troppo spesso di ‘maltempo’ – sostengono scienziati e studiosi nell’appello – invece che di cambiamento climatico. Quando ne parlano, spesso omettono le cause e le relative soluzioni. È come se nella primavera del 2020 i telegiornali avessero parlato solo di ricoverati o morti per problemi respiratori senza parlare della loro causa, cioè del virus SARS-CoV-2, o della soluzione, i vaccini».

«Nel suo ultimo rapporto, il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Ipcc) – prosegue l’appello – è chiarissimo su quali siano le cause principali del cambiamento climatico: le emissioni di gas serra prodotte dall’utilizzo di combustibili fossili. Ed è altrettanto chiaro su quali siano le soluzioni prioritarie: la rapida eliminazione dell’uso di carbone, petrolio e gas, e la decarbonizzazione attraverso le energie rinnovabili». Secondo scienziati e studiosi «non parlare delle cause dei sempre più frequenti e intensi eventi estremi che interessano il nostro pianeta e non spiegare le soluzioni per una risposta efficace rischia di alimentare l’inazione, la rassegnazione o la negazione della realtà, traducendosi in un aumento dei rischi per le nostre famiglie e le nostre comunità, specialmente quelle più svantaggiate».

Il professor Carlo Cerrano (Univpm)

Il professor Carlo Cerrano, membro di società scientifiche nazionali e internazionali, ha partecipato a diverse spedizioni oltre che nell’area mediterranea anche in quella antartica, indopacifica e caraibica. È docente nel corso di Laurea magistrale in Biologia Marina presso l’Università Politecnica delle Marche. «La situazione sta cambiando rapidamente – osserva – anche rispetto ai modelli previsti già negli anni ’70. Gli sforzi fatti finora non sono sufficienti, servono misure urgenti per la riduzione dei combustibili fossili e per l’incremento delle energie rinnovabili».

Per il docente del Disva, Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente «servono urgenti politiche di transizione ecologica. Percepiamo un ritardo verso queste azioni, mentre è evidente il rapido riscaldamento a cui sta andando incontro il Mediterraneo con ricadute dirette sull’Italia, al centro di quest’area».

Il riferimento del professor Cerrano è alle risorse del Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza: «Il Pnrr è una occasione unica nella storia, non si sono mai visti fondi di queste proporzioni, né un movimento globale dalle Nazioni Unite all’Unione Europea sul tema dell’alterazione della biodiversità e degli habitat. La politica ha intuito l’emergenza globale – dice – I soldi ci sono, ci sono anche i progetti e le idee, ma bisogna fare in fretta, è tempo di agire». Il professor Cerrano fa parte anche dell’associazione Fano Università del Mare che proprio in questi giorni ha promosso nella cittadina costiera l’Ocean Action, un festival che pone un focus proprio su queste tematiche per creare un canale tra scienza e comunità. Sabato la chiusura dell’iniziativa presso il Fano Marine Center con la presenza delle principali associazioni ambientaliste del panorama nazionale.

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